ateatro 127.80 7/1/2011 Dieci anni: 161 articoli per 10 anni per 167 cm di altezza (senza contare i tacchi) di Anna Maria Monteverdi
Ebbene si. Dieci anni! Alla fine ci siamo arrivati a questo ragguardevole traguardo. Ne sono felice e anche un po’ orgogliosa: dieci anni sono una vita infinita per un webmagazine. Anche una memoria (digitale) infinita.
Ho partecipato al progetto www.ateatro.it sin da subito, me ne aveva parlato Oliviero nell’ottobre del 2000 e mi aveva coinvolto. Oliviero era convinto che il futuro della critica teatrale dovesse essere nella rete, nella infinita capacità di internet di creare contesti partecipati e informazioni accessibili nell’immediatezza e condivisibili. Senza limitazioni di spazio e di censure più o meno autoindotte.
Altre riviste teatrali nate sotto gli auspici della rete non sono più online già da tempo. La mortalità dei siti in questo senso è un fenomeno naturale, dopo quattro-cinque anni al massimo le riviste chiudono, magari perché i finanziamenti non arrivano più o gli sponsor chiudono i rubinetti. Noi non avevamo risorse di altro genere che non fossimo noi stessi, con le nostre idee, con la nostra passione per il teatro e con la nostra abilità anche informatica: dunque la spravvivenza in questo caso era dovuta anche alla nostra tenacia di voler essere indipendenti e di mantenerci “fuori formato”: di non essere cioè legati a schemi giornalistici, a uscite settimanali, a doveri istituzionali, a redazionali pagati. Liberi di scrivere ma anche liberi di non scrivere. Noi eravamo la rivista. Questo ci ha salvato.
Ci ha aiutato anche il fatto che la comunità teatrale abbia riconosciuto l’autorità di Oliviero: la rivista ha avuto suito successo e a sua volta si è immediatamente messa a disposizione per offrire materiali, contributi, suggerimenti. Così se all’inizio Oliviero era da solo, dopo pochissimo tempo la redazione, seppur virtuale, era già una grande famiglia. E gli iscritti alla mailing list diventavano sempre più numerosi, svariate migliaia di persone, occorreva una notte intera per inviarla a tutti.
Ben presto www.ateatro.it divenne il punto di riferimento per chi voleva approfondire, conoscere, studiare, riflettere sul teatro contemporaneo. I nostri numeri, soprattutto quelli monografici, erano visitati da un numero altissimo di persone, come risultava dalle applicazioni statistiche. Dalla ateatropedia è possibile consultare ricercando per regista o autore, tutti i pezzi indicizzati; in pochi anni abbiamo messo a disposizione un’enciclopedia amplissima, sempre disponibile e sempre aggiornata, utile strumento per tesi, studi, articoli, saggi. La rivista universitaria “Teatro e Storia” ha sancito ufficialmente l’importanza del nostro webmagazine con uno speciale “dossier ateatro” nel n. 25 del 2004.
All’epoca della nascita della webzine, nel gennaio 2001, abitavo a Lucca, ero dottoranda in Forme della rappresentazione teatrale e audiovisiva all’Università di Pisa (tutor Fernando Mastropasqua) e avevo in mente, per il mio progetto di ricerca, di partire per il Canada per conoscere Robert Lepage, studiare i materiali depositati presso gli archivi del suo quartier generale a Québec City, andare al Festival di Montréal e assistere alla fase progettuale del suo ultimo lavoro. Pensai che forse questo sarebbe stato anche un buon argomento per la nuova rivista che aveva in mente Oliviero: la descrizione del metodo di lavoro di un regista ancora poco conosciuto in Italia ma che già tutto il mondo applaudiva e incoronava come l’erede di Robert Wilson e del teatro-immagine.
A parte un breve articolo già pubblicato su una fanzine cartacea dedicato all’Orfeo dei Motus, il mio primo vero pezzo per ateatro fu dedicato proprio a Robert Lepage, un autore che mi avrebbe portato molta fortuna e a cui ho dedicato gran parte dei miei studi. Scrivere per una tesi di dottorato e scrivere per una rivista, per giunta online (con le complicazioni legate alla grafica, alla formattazione eccetera), non è ovviamente la stessa cosa. Dunque cercai di trovare il mio “stile ateatro” (stile che col tempo è cambiato: si è asciugato ed è diventato molto più sintetico e più in linea con il concetto di webness), anche prevedendo l’impostazione a schermo (testo+immagine) dei miei pezzi. In genere ho sempre privilegiato l’aspetto descrittivo “caldo”, quello che mi portava a scegliere una sola immagine e da lì srotolare la trama e l’ordito dell’intero spettacolo.
Sono stata fortunata perché l’imprinting con il teatro di Lepage in Canada fu proprio con un vero spettacolo-manifesto di cui ho data ampia documentazione su www.ateatro.it: La face cachée de la lune, da lui diretto e interpretato. La mia grande e insperata fortuna fu quella di avere avuto la possibilità di farmi spiegare da lui stesso nella mia lunga residenza canadese, il processo creativo, l’idea, e la modalità di realizzazione. Imparai quanto sia importante assistere alle fasi di creazione di un'opera, e imparai anche quanto questo cambi la prospettiva critica. Così nel corso di un’intervista nel dietro le quinte dello spettacolo dove fui ammessa come unica esterna alla compagnia, Lepage in un gesto di amitié mi svelò i suoi segreti.
Se Lepage fu il primo artista a cui mi dedicai con una fedeltà quasi maniacale per ateatro, altri artisti tecnologici seguirono e furono inclusi in una sezione specifica da me diretta, dal nome Teatro e Nuovi Media (TNM); tra tutti ricordo i pezzi sul teatro tecnologico di William Kentridge, di Marianne Weems e del Big Art Group oltre che su Motus, Santasangre, Fortebraccio Teatro-Roberto Latini, Masbedo... Diversi pezzi erano legati a eventi particolari: il volume monografico di Roberto Paci Dalò-Giardini Pensili, la retrospettiva di Riccione TTV dedicata a Giacomo Verde, l’antologica di Invideo per Michele Sambin e poi la mostra del trentennale del Tam Teatromusica. Ho sempre cercato di privilegiare oltre alla descrizione dello spettacolo, il dialogo diretto con l’artista: per www.ateatro.it ho intervistato Marcel.lì Antunez Roca (fondatore della Fura dels Baus), l’hacker artist Jaromil e Steve Kurtz del Critical Art Ensemble: quelle interviste hanno fatto il giro dei siti mondiali di acktivism. Ora molte delle interviste pubblicate su www.ateatro.it sono inserite nel volume Nuovi Media Nuovo Teatro che esce proprio in occasione del decennale, per la casa editrice FrancoAngeli. Questo è il mio personale regalo alla redazione e a chi l’ha fondata.
Ma per www.ateatro.ot pubblicai anche diversi pezzi non espressamente dedicati ad artisti tecnologici: resoconti da rassegne e festival teatrali, incontri con registi, recensioni.... Io e Oliviero componemmo nel 2005 con grande passione, lo speciale dossier sul Living Theatre dedicato al venticinquesimo anniversario della morte di Julian Beck. Per l’occasione Cathy Marchant, l’Ismene dell’Antigone livinghiana ci regalò un pensiero e delle fotografie inedite, e molti componenti del gruppo, compreso lo stesso Hanon Reznikov, vollero dare un contributo.
Anche per il “compleanno” di Beckett abbiamo voluto organizzare un numero monografico con moltissimi pezzi inediti e così è stato anche per il teatro di figura con contributi molto apprezzati di docenti universitari come Fernando Mastropasqua e Concetta D'Angeli.
Di seguito i titoli con link agli articoli a mia firma, dai più recenti al numero “uno”. Rivederli in questa lunga lista mi fa un certo effetto, ammetto.
Buona lettura (digitale)! E (ovviamente) buon spettacolo!
Gli articoli di Anna Maria Monteverdi su www.ateatro.it
127.57Dal paradiso dei suicidi Etgar Keret a Palazzo Ducale a Genova per Mediterranea di Anna Maria Monteverdi
119.61La scena teatrale tecnologica catalana Intervista a Konic thtr e Marcel.lì Antunez Roca (con una nota di Carles Canellas-Rocamora teatre) di Anna Maria Monteverdi
115.14Per un teatro politico tecnologico Konic thr e il nuovo spettacolo NOU I_D con un’intervista inedita a Rosa Sanchez e Alain Baumann di Anna Maria Monteverdi
104.30William Kentridge: la magia dell’ombra Omaggio al grande artista sudafricano nella collana d’arte Supercontemporanea di Electa di Anna Maria Monteverdi
99.20Beckett 100: Video Beckett Installazioni, opere video, cortometraggi, animazioni e videoscenografie ispirate a Samuel Beckett di Anna Maria Monteverdi
99.9Tradizioni ed errori al TTV In risposta a Fabio Bruschi di Anna Maria Monteverdi e Oliviero Ponte di Pino
86.52Arte contemporanea allo scoperto J. Fabre, The Shelter (For the Grave of the Unknown Computer); O. Mocellin e N. Pellegrini, Le cose non sono quelle che sembrano di Anna Maria Monteverdi