SPECIALE ELEZIONI La cultura e lo spettacolo nel futuro delle nostre città Un'inchiesta di www.ateatro.it di Redazione ateatro
Il 15 e 16 giugno si terranno le prossime elezioni amministrative, che interessano diverse città importanti. Per l’occasione, www.ateatro.it sta conducendo un’inchiesta per valutare lo spazio che le diverse forze politiche dedicano alla cultura e in particolare al teatro.
In passato, soprattutto in occasione delle elezioni politiche del 2006 e del 2008, www.ateatro.it aveva già condotto una ricerca analoga. Può essere signficativo notare che nella campagna elettorale del 2006 la cultura aveva avuto un ruolo significativo nei programmi elettorali dei partiti e delle coalizioni, mentre due anni dopo la parola “cultura” pareva quasi diventata tabù: forse non è un caso che dopo il voto del 2008 (che di fatto ha segnato anche la bocciatura del “modello Veltroni” a Roma) siano arrivati lo sciagurato ministero Bondi, le dichiarazioni di Brunetta e Tremonti sugli intellettuali e sulla “cultura che non dà da mangiare” e i conseguenti tagli al settore.
Nella nostra mini-inchiesta, non possiamo avere ambizioni di completezza: abbiamo dunque cercato di concentrarci su alcune realtà significative, restando aperti ad altri contributi.
A un primo sguardo, i nodi sono numerosi e spesso legati alla specificità delle diverse situazioni. Al di là dell’ovvia difficoltà a gestire una generalizzata diminuzione di risorse, ci sono anche temi di carattere generale. In questo scenario, emergono diversi modelli, che semplificando possiamo esemplificare da un lato con il “metodo Pisapia”, che parte dall’ascolto delle diverse realtà presenti sul territorio e delle loro esigenze e proposte, e dunque dal tentativo di attivare e rilanciare energie e progetti presenti a livello locale; dall’altro con progetti come “Ravenna capitale europea della cultura 2019”, ovvero un modello che punta al grande evento di portata internazionale, in grado di caratterizzare e rilanciare la città (non va peraltro dimenticato che Milano ha sostenuto con un forte impegno finaziario un festival come MITO, e si sta preparando all’Expo 2015 – che per ora è più un problema immbiliare che un progetto culturale).
LE CITTA' Milano: il "metodo Pisapia" e le "cose fatte" della Moratti
Torino: Piero contro Michele
Ravenna: Capitale della Cultura 2019?
Cosenza: la differenza tra destra e sinistra
Napoli: (soprav)vivere di cultura?
Bologna: come rilanciare il "marchio Bologna"?
Trieste: marketing territoriale o ambizioni da capitale della cultura?
Cagliari: Massimo contro Massimo
Reggio Calabria: investimenti o fare sistema
Catanzaro: il più giovane candidato sindaco di un capoluogo di provincia
Siena: una capitale per Rozzi e Rinnovati
SPECIALE ELEZIONI Milano tra EXPO e partecipazione da basso Il "metodo Pisapia" e le "cose fatte" della Moratti di Filippo Del Corno (Sinistra), Anna Chiara Altieri (Centro-destra e Terzo Polo), Giovanni Sabelli Fioretti
La sinistra (Giuliano Pisapia): Officina "L’industria culturale e il distretto della creatività" x lo spettacolo dal vivo
a cura di Filippo Del Corno
PREMESSA
La cultura è uno strumento strategico essenziale di sviluppo e trasformazione della città, è un elemento imprescindibile per promuovere una vita sana ed equilibrata in una metropoli contemporanea: è autentico ossigeno, che pur nella sua apparente immaterialità, deve poter circolare per tutto l'organismo.
Milano ha tutte le risorse intellettuali e materiali per fare della cultura un motore di cambiamento: dispone infatti di un ricchissimo tessuto di istituzioni e associazioni per la produzione di spettacoli e concerti, di una fiorente industria creativa e culturale, di un vasto mondo di autoproduzione e microimprenditorialità artistica e artigianale.
Tutto questo però deve essere messo a sistema, dotato di strutture e infrastrutture di promozione anche di progetti internazionali, governato insomma una visione d’insieme e una regia che coordini le tante energie creative milanesi e le metta in comunicazione.
AZIONI
In particolare per quanto riguarda il mondo dello spettacolo dal vivo queste sono le azioni concrete da attuare per realizzare pienamente questo obbiettivo:
* istituire un super Assessorato alla Cultura:
- per superare la frammentazione attuale di deleghe e competenze;
- facilitare e istituire rapporti permanenti tra enti e associazioni produttori di spettacolo con i principali attori economico-finanziari della città;
- sviluppare un progetto di marketing territoriale e diplomazia culturale per promuovere MIlano come una capitale internazionale della produzione di arte, cultura e spettacolo;
- creare in stretta collaborazione con gli istituti bancari della città un fondo di garanzia per l'accesso al credito rivolto soprattutto alle associazioni o istituzioni produttrici di spettacolo di dimensioni medio-piccole;
* utilizzare lo strumento del bando e del concorso pubblico, aperto e trasparente in ogni suo processo decisionale:
- per indirizzare i finanziamenti e altre forme di sostegno pubblico verso i soggetti produttori di arte, cultura e spettacolo con una chiara indicazione degli obbiettivi e dei risultati attesi;
- garantire tempestività e perentorietà nei termini di istruzione delle domande di finanziamento e conseguente delibera e liquidazione dei contributi per ridurre al minimo l'esposizione debitoria di associazioni e imprese nei confronti degli istituti di credito;
- privilegiare professionalità e competenza nelle nomine di pertinenza comunale negli organismi dirigenti delle istituzioni della città;
* realizzare uno sportello pubblico per tutti gli operatori di cultura e spettacolo:
- per facilitare e coordinare l'accesso a tutte le forme di finanziamento pubblico e privato, con consulenze specifiche su bandi e concorsi promossi da Enti Locali, Stato, Comunità Europea, Fondazioni italiane e straniere;
- aiutare e sostenere teatri e centri di cultura nei processi di messa a norma e di soluzione di problemi logistici irrisolti, per dare piena attuazione alle loro potenzialità produttive;
- appoggiare e favorire progetti di collaborazione e co-produzione a livello cittadino, nazionale e internazionale promossi dai soggetti milanesi;
- garantire e un buon utilizzo delle risorse pubbliche destinate alla realizzazione dei progetti finanziati e monitorarne costantemente i risultati;
- far crescere la competenza organizzativa, amministrativa e progettuale degli staff di istituzioni, associazioni e imprese culturali con specifiche azioni di formazione;
* censire accuratamente soggetti e luoghi di produzione di spettacolo dal vivo:
- per registrarle e metterle in rete fornendo una piattaforma/sito web che consenta la loro conoscenza, interazione e un rapporto fluido con l'amministrazione comunale;
- dare visibilità pubblica all'articolato tessuto di attività presenti sul territorio;
- annodare i fili di una rete tra grandi istituzioni culturali e realtà indipendenti istituendo progetti di residenze multidisciplinari, dove la collaborazione tra artisti e operatori di generazioni e linguaggi diversi costituiscano centri di produzione di performing arts a 360°, per mescolare i pubblici di riferimento e attrarre attenzione internazionale;
* rispondere positivamente alla forte domanda di luoghi da destinare alle attività culturali e creative:
- privilegiando il variegato mondo della produzione e diffusione artistica, culturale e spettacolare nell'assegnazione degli spazi del demanio comunale, evitando l'indecoroso spreco di luoghi abbandonati e inutilizzati;
- riutilizzando temporaneamente spazi in attesa di destinazione attivando contratti temporanei di comodato a associazioni, imprese sociali, cooperative soprattutto giovanili con specifica vocazione culturale;
* facilitare e incentivare l'accessibilità alle iniziative culturali affinché siano inclusive:
- coinvolgere tutte le istituzioni cittadine in una politica dei prezzi di ingresso adeguata a includere anche le fasce sociali più disagiate;
* rappresentare autorevolmente ed efficacemente la vitalità culturale milanese:
- realizzare con cadenza annuale una Milano Jam Session, con protagonista la ricchissima scena artistica e creativa cittadina, dove artisti, operatori, istituzioni e associazioni della città coinvolgendo ospiti internazionali danno vita ad una settimana di performance con forte vocazione transdisciplinare e multiculturale, e dove si possano mettere in scena sperimentazioni, contaminazioni e intrecci tra le arti;
Infine una buona politica per la cultura deve ribaltare l'idea che i cittadini possano essere solo un pubblico passivo dell'offerta culturale, nella stessa chiave in cui opera l'industria culturale di massa. Partecipazione e cittadinanza attiva sono parole chiave anche per una democrazia culturale che sia in grado di allargare e migliorare l'accesso ai codici culturali e alle competenze necessarie per una fruizione culturale non acritica, appiattita e passiva e di partecipare attivamente alla produzione e all'elaborazione culturale sia attraverso le varie forme di amatorialità che attraverso progetti artistici e culturali ad hoc, nei quartieri o in porzioni di territorio cittadino, che coinvolgano in modo attivo e creativo i cittadini.
In definitiva rimettere Milano al passo con le altre metropoli d'Europa esige soprattutto nuove forme di gestione e di distribuzione delle risorse pubbliche che consentano il pieno dispiegamento dell’energia creativa che ribolle nella nostra città, abbandonando ogni forma di gestione clientelare e i privilegi derivanti da rendite di posizione, per promuovere invece una sano e positivo dinamismo competitivo. Questo obbiettivo si può raggiungere mettendo in rete le esperienze più significative in ambito culturale e creativo, lasciando che le tante eccellenze sommerse eppure presenti sul territorio milanese, come malattie virtuose, propaghino il loro positivo contagio.
Il centro-destra (Letizia Moratti)
di Anna Chiara Altieri
Letizia Moratti presenterà ufficialmente il suo programma elettorale il prossimo 17 aprile, ma sul suo sito www.letiziamoratti.it è possibile trovare alcune indicazioni molto generali su progetti – attuati, in divenire o in progetto per il futuro – che toccano anche i temi della cultura e dello spettacolo milanesi.
Nella sezione “Cose fatte” del sito, a sostegno della definizione di Milano come “capitale della cultura”, la Moratti tratteggia il panorama delle istituzioni e delle attività culturali della città affiancando indistintamente ciò che è da tempo patrimonio acquisito della città e ciò che si è attuato sotto la sua amministrazione. Le uniche cifre che ci offre si riferiscono ad una statistica che vede Milano come città che spende 4 volte di più rispetto alla media italiana per teatri, concerti e cinema (circa 30 milioni di euro l’anno), attribuendosi in buona misura l’aumento dell’offerta culturale nel corso di questi 5 anni di governo.
Di fatto, questa panoramica è sostanzialmente un elenco delle principali istituzioni cittadine (musei e palazzi espositivi, biblioteche, orchestre ed associazioni musicali), in cui si dà nel contempo molto rilievo alle principali iniziative appena varate (il Museo del Novecento e il Museo del Design, la Biblioteca Valvassori Peroni) e a quelle in via di completamento, in particolare nel settore dei poli museali (nel 2011 il Museo del Gioiello, la Casa del Fumetto, la Casa di Alda Merini, il raddoppio del Museo archeologico, nel 2012 il museo delle Culture Extraeuropee e nel 2013 quello dell’Arte Contemporanea), sottolineando come tutti questi interventi siano già finanziati.
Per quel che riguarda in particolare il teatro, la Moratti si attribuisce alcuni risultati quali l’aumento del numero di strutture convenzionate da 14 a 21 oltre al Piccolo e agli Arcimboldi, l’aumento dell’investimento economico complessivo da 1.300.000 a 1.950.000 euro, il sostegno a realtà produttive che hanno perduto la sede (il CRT, i Filodrammatici, il Ciak, il Teatro delle Erbe), il completamento degli interventi di ristrutturazione del Franco Parenti, del Puccini e del Piccolo Teatro di via Rovello.
Tra le iniziative in corso o in fase di progettazione vengono citati:
- l’accordo con il CRT per la costituzione di un innovativo Centro di Drammaturgia Performativa e Comunitaria;
- il proseguimento dei lavori del Teatro Lirico e di ricostruzione dello storico Teatro di Porta Romana;
- l’ampliamento del Teatro I di via Gaudenzio Ferrari;
- la costruzione di un nuovo complesso teatrale in piazzale Maciachini, che custodirà la collezione di marionette della scuola Paolo Grassi.
L’iniziativa nel campo culturale a cui – nella sezione “La Milano che verrà” – viene comunque dato più rilievo soprattutto in vista di Expo 2015 è il varo di un grande progetto chiamato “La Città delle Culture”, ovvero (cito) “…la creazione – attraverso la riqualificazione dell'ex area industriale Ansaldo – di un grande polo museale in cui troveranno posto il Nuovo Museo Archeologico, il Centro delle Culture Extraeuropee, il CASVA (Centro di Studi sulle Arti Visive), il Laboratorio di marionette tradizionali dei F.lli Colla”. Da citare inoltre – sempre tra i grandi progetti in vista dell’Expo - la costruzione del Museo di Arte Contemporanea nell’area dell’ex Fiera/CityLife, progettato da Daniel Libeskind.
Vale la pena di ricordare comunque che i progetti legati all’expo si collocano al di fuori dell’ordinaria gestione del bilancio comunale e coinvolgono altre partnership e altri finanziamenti.
Attendiamo il programma elettorale come annunciato ma fermandoci a quanto illustrato fin qui sulla base delle informazioni disponibili possiamo osservare che la posizione della Moratti si fa forza di tutto l’insieme variegato e stratificato della cultura milanese (con una storia ben più lunga degli ultimi 5 anni) e dei risultati ottenuti attraverso ma anche nonostante la sua amministrazione!
Il Terzo Polo (Manfredi Palmeri)
di Anna Chiara Altieri
In realtà chi si affaccia come terzo sfidante e volto nuovo nella gara elettorale per il Polo centrista - Manfredi Palmeri – non approfitta come oppositore per formulare una critica più o meno articolata alle politiche per la cultura (così come per tutti gli altri settori) dell’attuale amministrazione o per avanzare nuove proposte bensì – incredibilmente a mio parere – non presenta alcun programma (nè sul suo sito ufficiale nè attraverso altri canali): pur avendo ripetutamente chiesto informazioni non abbiamo ad oggi ricevuto alcun documento che possa indicarci almeno gli orientamenti ideali e/o ideologici più generali.
Nelle sue dichiarazioni Palmeri si richiama genericamente al cambiamento, alle “virtù ambrosiane della sobrietà, dell'onestà e della laboriosità”, e ripetutamente sottolinea la volontà di un dialogo diretto con gli elettori per costruire insieme il programma a partire dalle proposte dei cittadini (i principali tasti di scelta sul sito www.manfredipalmeri.com sono “partecipa”, “scrivi”, “aiuta”, “dona”, “crea”, segnala”): quella della partecipazione dal basso sembra essere la parola d’ordine della sua campagna elettorale benché finisca paradossalmente per risolversi in un totale vuoto di contenuti! Quest’uso della comunicazione meriterebbe forse una riflessione a parte, di fatto al momento non è stato presentato alcun documento ufficiale: speriamo di poter al più presto dare indicazioni più precise.
“PER UNA MILANO SEMPRE PIU’ BELLA DA VIVERE”
ESTRATTO DAL PROGRAMMA ELETTORALE DI LETIZIA MORATTI
1. Conferma della scelta di candidare Milano a grandi eventi internazionali come “Capitale della cultura europea” e Universiadi.
2. Promozione di eventi culturali in occasione delle celebrazioni dell’Editto di Costantino nel 2013.
Musei e Monumenti
1. Nuovi musei a Milano. Nel 2011 apriranno:
• il Museo del Gioiello in Via Sant’Andrea
• la Casa del Fumetto in Viale Campania
• la Casa di Alda Merini, la Casa della Poesia in Via Magolfa
• ed è previsto il raddoppio del Museo archeologico in Via Nirone
• nel 2012 aprirà il museo delle Culture Extraeuropee di Chipperfield
• e nel 2013 quello dell’Arte Contemporanea progettato da Libeskind a CityLife.
2. Ristrutturazione e ammodernamento del Civico Planetario.
3. Messa a regime della valorizzazione del sistema musei scientifici.
4. Completamento del restauro del Castello Sforzesco.
5. Attivazione di un tavolo permanente di lavoro con Fondazioni e Associazioni di Gallerie di Arte Contemporanea.
6. Creazione del museo della milanesità, per celebrare la storia e l’identità di Milano.
7. Realizzazione dell’Arengario “Due” come prosecuzione del Museo del Novecento, ponte fra gli anni ’70 e il contemporaneo.
8. Restauro del Battistero e della Cripta di Sant’Ambrogio.
9. Sostegno alla Fabbrica del Duomo e completamento del Memoriale della Shoah.
10. Valorizzazione e riqualificazione della Galleria Vittorio Emanuele con il mantenimento della vocazione culturale e commerciale e di attrazione turistica.
11. Valorizzazione dei percorsi e dei siti della Milano imperiale.
Biblioteche
1. Biblioteca “sotto casa”: biblioteca itinerante su bus speciale ATM.
2. Completamento della rete delle biblioteche, capillarmente distribuite sul territorio e integrate in un network dai contenuti specializzati, forti di un rapporto sempre più stretto tra biblioteche, editoria e università.
3. Cittadella degli archivi di Via Gregorovius: già ultimato in tutte le sue strutture tecniche, il più grande polo archivistico a livello nazionale, totalmente robotizzato consentirà, una volta a regime, la conservazione e la consultazione in un’unica sede di tutto il patrimonio archivistico del Comune di Milano mettendolo a disposizione di tutti i milanesi con modalità di assoluta avanguardia.
Cinema
1. Prosegue la collaborazione avviata con il Centro Sperimentale di Cinematografia e Scuola Cinema di Milano e la realizzazione di progetti di sostegno e sviluppo delle professioni del settore televisivo.
2. Sostegno alle principali rassegne cinematografiche e rilancio di Milano quale città del cinema.
3. Sostegno ai Festival di qualità e riconosciuti a livello internazionale:
• Filmaker
• Invideo
• Sguardi altrove
• Milano Film Festival
• Festival del cinema d’Africa, d’Asia e d’America latina.
4. Utilizzo di Piazzetta Reale come la più grande arena estiva d’Europa dedicata al grande cinema.
5. Conferma agevolazioni e potenziamento dello Sportello unico per il cinema, per favorire la produzione di film a Milano.
6. Potenziamento del ruolo da protagonista di Milano negli ambiti della post produzione, del cinema digitale e dei film commerciali.
7. Milano città della produzione audiovisiva: dal film di impresa al clip musicale, dalla pubblicità al documentario, dal film di animazione all’opera d’autore, dalle fiction televisive ai talk show.
• Progetti di formazione in partnership con gli operatori, le scuole, le università
• Nuove imprese e nuovi autori, attraverso incubatori mirati
• Innovazioni tecnologiche, con lo sviluppo delle proiezioni in digitale, anche produzioni realizzate dal sistema dello spettacolo milanese a Milano e nel mondo: dalle opere del Teatro alla Scala e del Piccolo Teatro ai grandi concerti rock-pop.
Musica
1. Prosecuzione dell’impegno per la realizzazione di rassegne musicali e festival quali il Festival Internazionale MiTo, Milano Musica, Milano Arte Musica, Il Ritmo delle città.
2. Continua il sostegno alle principali orchestre milanesi.
3. Promozione della presenza delle bande nei parchi di periferia.
4. Nascita di un Festival nel cortile di Palazzo Reale dedicato al cinema musicale, all’opera lirica, alla danza.
5. Nuovi spazi per la musica: Milano è la capitale della musica del Paese.
Oltre ai cinque auditorium presenti, si sta valutando la possibilità di costruire, con l’apporto dei privati, una struttura polivalente e flessibile, che possa accogliere concerti per platee diverse, con più sale modulari, studi di registrazione, aule per la formazione, biblioteche e archivi, punti vendita di cd, dvd, libri, spartiti, strumenti musicali.
Teatri e Danza
1. Conferma dell’impegno di valorizzare l’eccellenza del sistema teatrale milanese, attraverso la ristrutturazione di teatri, la prosecuzione della politica delle convenzioni con i teatri cittadini, l’attenzione ai giovani spettatori, sul modello dell’esperienza di “A Teatro con i Tuoi”, per promozione dello spettacolo tra i giovani.
2. Stabilizzazione della gestione degli Arcimboldi.
3. Festival Teatro Italia: oltre al nuovo festival dedicato a Tersicore, sarà sviluppata la relazione con i festival storici dedicati alle arti sceniche quali, oltre ai Festival dei teatri d’Europa (Piccolo), Milanoltre, Danae, Uovo performing art, Festival internazionale del teatro di figura e dell’immagine, Festival del clown.
4. Festival della danza e rilancio della Giornata Mondiale della Danza: prosecuzione delle azioni a sostegno della danza e del teatro di movimento, in particolare con il sostegno alle principali vetrine e rassegne dedicate alle forme della coreografia contemporanea.
5. Istituzione di una “Casa della Danza”: centro di formazione, documentazione e ricerca, realizzata in collaborazione con le maggiori istituzioni formative della città (dall’atelier di teatro danza della Fondazione Scuole Civiche all’Accademia di ballo della Scala).
6. Avvio di un grande festival internazionale dedicato alla danza, al balletto contemporaneo, al teatro danza, con il coinvolgimento dei maggiori teatri cittadini (Strehler, Arcimboldi, Puccini, Parenti).
7. Tavolo permanente dello spettacolo fra istituzioni, mondo dello spettacolo e imprese, perché lo spettacolo in tutte le sue forme sarà protagonista di Expo: ciò impone un processo di ulteriore sviluppo dello spettacolo a Milano, a partire già dalle prossime stagioni.
Scala, Piccolo, Triennale, Brera
Teatro alla Scala
1. Difesa delle eccellenze artistiche e produttive della Scala: difesa dell’orchestra, del coro, del corpo di ballo, dei tecnici, delle attività di supporto alla produzione; mantenimento della produttività; rafforzamento del ruolo de La Scala come teatro nazionale e ambasciatrice di Milano in Italia e nel mondo.
2. Ristrutturazione del Teatro Lirico a cura della Scala, per destinarlo alla lirica popolare e alla danza.
Il Piccolo
1. Conferma della stretta collaborazione fra Comune e Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, una delle eccellenze culturali d’Europa e nel mondo.
2. Consolidamento delle produzioni e co-produzioni con Accademie e teatri del mondo
Triennale
1. Conferma del ruolo della Triennale come museo del design e luogo e centro di incontro tra università, scuole di design e industria per la valorizzazione dell’arte moderna e contemporanea e del sistema del design milanese.
2. Consolidamento delle iniziative internazionali della Triennale, per portare il design milanese nel mondo.
Brera
1. Valorizzazione della grande Brera, nuove ristrutturazioni e nuove possibilità per i cittadini milanesi e per i turisti di usufruire dei tesori della nostra Pinacoteca.
Mostre
1. Nuove grandi mostre sull’identità milanese “Milano si racconta” e “Milano mondo”, in collaborazione con i più importanti musei e istituzioni culturali del mondo.
2. Rafforzamento della collaborazione con le istituzioni culturali statali, con le fondazioni private e con i musei al fine di creare un sistema museo milanese.
I grandi eventi milanesi, Moda, Design
1. Prosegue la stagione dei grandi eventi milanesi: dal festival MiTo alla Milanesiana, da Milano Jazzin’ Festival all’Epifania in Sant’Eustorgio, al Carnevale ambrosiano alle Cinque giornate.
2. Grandi concerti a San Siro e all’Arena; individuazione e sistemazione di aree (extraurbane) per la realizzazione di strutture per concerti.
3. Sostegno alle attività legate all’insieme del Salone del Mobile, della Fiera del Turismo BIT, delle iniziative “Fuorisalone” e di MiArt.
4. Nuova edizione del progetto LED (Light Exhibition Design) Festival Internazionale della Luce, molto noto anche a livello internazionale.
NOTA A MARGINE
Ci limitiamo a sottolineare quelli che sembrano i progetti annunciati più interessanti o finora non conosciuti, in particolar modo per quanto riguarda LO SPETTACOLO DAL VIVO.
In ambito musicale, oltre a riconfermare le principali rassegne e festival (MiTo, Milano Musica, eccetera), viene annunciato un non meglio definito festival nel Cortile di Palazzo Reale che riguarderà svariate discipline (cinema, musica, danza…) e l’ipotesi di costruzione ex novo – insieme a partner privati - di una nuova struttura polivalente per concerti, produzione e formazione musicale, senza peraltro indicare più nello specifico tempi e luoghi.
Nell’ambito del teatro e della danza – oltre a riconfermare il sostegno al sistema nel suo complesso – si annunciano novità soprattutto nel campo dei festival: si parla del “Festival Teatro Italia” ma non è chiaro se si tratti di una nuova iniziativa o piuttosto del coordinamento dei più importanti festival milanesi (Teatri d’Europa, Danae, Uovo, eccetera) insieme all’avvio di un nuovo Festival Internazionale della Danza. Sulla danza sembra si voglia investire anche attraverso la nascita della Casa della danza come centro di documentazione, formazione e ricerca.
Si conferma inoltre la ristrutturazione del Teatro Lirico a cura del Teatro alla Scala, a cui pare – dopo le note vicende sul bando di assegnazione – sarà affidata anche la programmazione.
Da notare infine la volontà di candidare Milano a grandi eventi internazionali come la Capitale Europea della Cultura o le Universiadi, che – se fossero progetti coerentemente portati avanti – potrebbero essere sicuramente occasioni di stimolo e di sviluppo culturale. (a.c.a.)
L'incontro sullo spettacolo a Milano indetto dai CUB della Scala
Chiamamilano (ex Cinema Corallo), 21 aprile 2011
L'incontro, organizzato dal sindacato di base della Scala, era finalizzato a trovare delle linee comuni di politica culturale da proporre alla nuova amministrazione comunale. E' stato un primo incontro, cui seguiranno altri, e come primo incontro si è basato su prime impressioni e azioni necessarie da compiere.
Erano presenti tre candidati al Consiglio Comunale, tutti e tre a sostegno di Pisapia: Basilio Rizzo e Silvano Piccardi per "Sinistra per Pisapia" e Maurizio Guagnetti per "Sinistra Ecologia e Libertà". Erano presenti anche alcuni operatori teatrali (Piccolo Teatro e Teatro Officina), registi e attori oltre ad altri operatori culturali.
L'incontro è stato un po' sbilanciato sul ruolo della Scala e del Piccolo Teatro, e solo in un secondo momento si è cercato di portare l'attenzione su realtà teatrali minori, sui teatri convenzionati e sulle compagnie senza una dimora teatrale fissa, e sui loro bisogni tanto di sostegno finanziario, che di attenzione e regia da parte di un'amministrazione comunale più attenta. Si è parlato di programmare i finanziamenti triennalmente, di intervenire su edifici dismessi da assegnare a artisti e giovani compagnie, di sostenere quei teatri che operano nelle periferie e di ricreare un sistema di teatri di quartiere.
Per quanto riguarda le risposte dei politici, Guagnetti ha posto l'attenzione sull'importanza della creazione di un sistema di cultura diffuso, sostenendo i giovani e le compagnie minori affinchè possano accedere ai teatri delle convenzioni e agli spazi in disuso, ha parlato della creazione di una "Camera delle Culture" che, in maniera simile alla Camera del Commercio, costituisca un centro di servizi per le organizzazioni culturali milanesi e una cinghia di raccordo e di pressione nei confronti degli enti locali, ha anche parlato del Teatro Lirico, teatro di fatto ormai assegnato alla Scala, ma che sarebbe potuto diventare un teatro gestito da parte di compagnie senza casa o con un progetto più interessante e indirizzato alla "contemporaneità". Rizzo ha parlato della sua lunga esperienza di consigliere e ha consigliato di non aspettarsi che, in caso di vittoria, il panorama culturale milanese cambierà chissà quanto e che toccherà comunque essere attivi e propositivi (non ha fatto proposte concrete in quanto non è esperto in questo settore). Piccardi, l'unico dei tre proveniente dal mondo del teatro, ha evidenziato che le compagnie milanesi hanno tanto talento e buona volontà ma difficoltà a realizzare i loro progetti, proprio perchè non c'è un'amministrazione in grado di sostenerne la professionalità; ha anche parlato della necessità che Milano torni ad essere un importante centro di produzione audio-visiva attraverso la RAI.
(Giovanni Sabelli Fioretti)
SPECIALE ELEZIONI A Torino Piero contro Michele La nuova identità cittadina alla prova della crisi di Patrizia Coletta
E' partito nei fatti il confronto elettorale a Torino. In un Teatro Carignano gremito, nella mattina di domenica 10 aprile, Piero Fassino ha incontrato la città intervistato da Giovanni Minoli (di casa a Torino come Presidente del Museo d'Arte Contemporanea di Rivoli). Un luogo e un modo per esporre i “gioielli di famiglia”. Il giorno precedente, sabato 9, Michele Coppola aveva inaugurato la nuova sede del comitato elettorale in un altro punto nevralgico della città: una zona semicentrale e di grande vitalità, vissuta da professionisti e commercianti, abitata da media borghesia, nella prossimità del nuovo tribunale e "vicino ad un mercato, come si addice al sindaco delle piccole cose". (1)
Bisogna dare atto ai due candidati che il clima è di grande sobrietà. E queste non sono sfumature di poco conto. Torino vive una grande attesa per il futuro e un forte disorientamento per il presente. Sa che molto si determinerà con questa scelta politica. (2)
Due uomini, più che due partiti, a confronto. Coppola incarna il nuovo anche in termini generazionali,(3) la consapevolezza dell'efficacia mediatica e dei nuovi mezzi di comunicazione. Un "giovane manager" lo definisce il ministro Alfano, a Torino il 9 aprile. Fassino rappresenta la sapienza politica - e partitica - di lungo corso.
Torino è una città ad un crocevia fondamentale. Reduce da anni in crescita, anni in cui gli investimenti per la cultura e il tempo libero sono stati determinanti per creare "ulteriorità" di risorse, con effetti materiali e immateriali ormai percepibili non solo in ambito nazionale, e con “un'offerta culturale gigantesca” - come dichiara Fassino al Carignano - ci si è imbattuti in una delle più feroci crisi economiche. Quando i risultati degli investimenti cominciano ad emergere con presenze sempre più cospicue nei teatri, nei luoghi dove si produce proposta artistica, culturale e di spettacolo, ma anche di intrattenimento. Quando sempre nuovi locali, bar, ristoranti aprono e gli alberghi, in alcuni picchi di calendario, rasentano l'overbooking. Quando in alcune zone della città le notti non finiscono mai e il popolo della movida diventa sempre più numeroso (e rumoroso… anche per stordire le difficoltà di trovare un’occupazione di giorno), quando la vitalità dell’offerta creativa ad amplissimo raggio si è ormai definitivamente sostituita all’immagine di morigeratezza di antica memoria torinese, e perfino nei tram senti parlare anche inglese, francese, spagnolo… le scuri della crisi economica minacciano seriamente la continuità di questa opera capillare e certo non casuale.
É fuor di dubbio che ad entrambi stia a cuore il tema culturale. Una città (e una regione) che in vent'anni è stata in grado di reinventarsi, di cambiare identità, pur senza rinnegare il passato, proprio attingendo dalle risorse legate all'attrattività culturale, artistica e turistica (e valorizzandole) non può trascurare serie riflessioni sul futuro.
Ci sono alcuni concetti che stigmatizzano le due filosofie sull'argomento.
Per Fassino, che sembra avere idee molto chiare e concrete sul ruolo del "pensiero creativo" in senso ampio, come motore di crescita per la città, e si pone in un’ottica di continuità e sviluppo di quanto realizzato fin qua: "Istruzione, università", "giovani", "ricerca" e soprattutto "integrazione delle politiche". Dall'istruzione/educazione, all'offerta culturale, al turismo.
Per Coppola che è un po più enigmatico e usa argomenti meno razionali e più evocativi: "cultura per tutti", "valorizzazione delle periferie", "coinvolgimento dei privati". Certo un ragionevole dubbio su cosa si intenda per "cultura per tutti" è lecito averlo, quando proprio negli scorsi giorni, senza spiegazioni - che peraltro “La Stampa” sollecita pugnacemente (4) - Coppola, nella sua attuale funzione di Assessore alla Cultura della Regione, ha negato il patrocinio al Festival Cinema Gay, un festival che vanta una media di 40mila spettatori ed è seguito e stimato dalla critica nazionale ed internazionale. Ma certo le spiegazioni non tarderanno.
Nel frattempo le proposte dei competitor e speruma bin…
Piero Fassino (Centro-sinistra)
(Estratti dalla Bozza di programma A Torino si può…)
10.0 LA CITTA' CHE LA SA LUNGA “ Lo sviluppo di una comunità passa dalla qualità della sua istruzione e dalla capacità di crescere insieme dal punto di vista intellettuale. (…) Pensiamo che istruzione e formazione di qualità uniti all’intelligenza dei torinesi siano le risorse più utili non solo per uscire dalla crisi, ma per garantire alla città uno sviluppo duraturo all’insegna del diritto allo studio ed alla cultura, per tutti.(…)
Nei momenti di crisi spesso il taglio delle risorse appare come l’unica strada percorribile; e per alcuni fattori (quali il netto ridimensionamento dei trasferimenti statali e regionali a sostegno delle funzioni degli enti locali) viene considerata una scelta obbligata. Tale scelta, poi, assume i caratteri della contrapposizione tra i servizi erogati: “meno manifestazioni culturali e più asili nido”, oppure “meno scuole dell’infanzia, ma mantenimento dei contributi economici alle famiglie in difficoltà”. Sembrano essere scelte obbligate, che forse e tuttavia potrebbero trovare risposte meno dirompenti partendo e che partano da una riflessione seria sul ruolo che la cultura e l’educazione hanno, sulla loro complementarietà, sulla possibilità di lavorare ad una maggiore interdipendenza tra i due settori anche in senso di co-progettazione, con una rilettura delle modalità di erogazione dei servizi una rielaborazione della mission del Comune e delle politiche di negoziazione e di condivisione di tale mission con i soggetti interessati agli effetti di queste politiche, in primo luogo i cittadini ed i soggetti pubblici e privati che con tali politiche interagiscono. Se questo approccio di rilettura e di ridefinizione di una programmazione è condivisibile come presupposto, allora possiamo guardare alle relazioni tra cultura ed istruzione non come potenziali settori contrapposti, ma al contrario come contesti di per sé fortemente correlati. A partire da alcuni assunti di ordine generale.
In una città che ritenga il sapere e la conoscenza elementi fondanti della crescita collettiva e della coesione sociale, le arti, le scienze ed i saperi, nonché i processi che stanno alla loro base, non possono che essere letti nella loro concreta integrazione, proprio per la potenzialità nell’essere strumenti di crescita individuale e collettiva. (…) E’ ormai assodato nel dibattito che mediatamente la spesa in ambito culturale produce un effetto moltiplicatore che diverse ricerche hanno evidenziato avere un valore significativo. Forse è ancora poco noto che recenti studi in campo economico dimostrino come l’investimento sulla prima infanzia, in particolare a sostegno dei bambini maggiormente a rischio, siano in grado di limitare il numero di abbandoni scolastici e di far crescere una popolazione più omogenea in termini di produttività; traducendosi in livelli di reddito più elevati e in una vita migliore e, di conseguenza, in una riduzione della povertà e delle situazioni di indigenza tra gli anziani, permette di stimare che per ogni euro investito sulla prima infanzia si abbia un rendimento minimo di 5,70. Così come l’integrazione potrebbe essere foriera di ulteriori sinergie, immediatamente spendibili sul territorio: si pensi ad un posizionamento anche europeo di Torino caratterizzato da flussi di turismo scolastico nazionale e internazionale concentrato sulla sua offerta culturale.
Sulla base di queste considerazioni, emergono linee di lavoro comuni alla cultura e al sistema educativo di cui il programma dovrà necessariamente tenere conto. (…) Infine, esiste un dato sostanziale: sembra ormai necessario sempre più ripensare alla costruzione della domanda più che al sostegno generalizzato dell’offerta. In un contesto in cui vi è una scolarità bassa tra le classi più anziane ma che non risparmia i giovani, in cui si acuisce la crisi dei produttori culturali e il disorientamento rispetto ad un sistema di relazioni istituzionali e di finanziamento che si è frantumato, in cui le dinamiche del pubblico sembrano sempre più indirizzarsi verso alcune offerte, in cui forse non si sono ancora compiutamente comprese le nuove forme e i nuovi strumenti attraverso cui si genera e cresce una nuova e diversa cultura giovanile, il progetto di ridefinire percorsi formativi ed educativi per rigenerare una abitudine diffusa alla pratica artistica e alla partecipazione attiva alla vita culturale sembra diventare discriminante per una società civile e democratica.
(…)
10.2 LA CULTURA
Torino in questi anni è stata riconosciuta come una delle città italiane che più ha lavorato e che ha ottenuti i risultati più significativi nel campo della cultura ed è considerata oggi tra le più vivaci e ricche sotto questo profilo. Occorre riportare al centro delle politiche cittadine la cultura, che deve essere vista sotto tutti i suoi aspetti: come strumento di inclusione sociale, partecipazione, educazione e crescita dei cittadini, come fattore strategico di promozione e comunicazione di tutto il sistema-città, come occasione di sviluppo economico e di differenziazione produttiva. (…) Dopo il lavoro svolto dalle due amministrazioni precedenti che hanno realizzato importanti investimenti con risultati significativi, sono seguiti anni difficili in cui, alla riduzione delle risorse si è accompagnato un cambio repentino di rotta che ha generato un generale smarrimento che ha demotivato e messo in difficoltà gli operatori da un lato e che ha portato dall’altro ad un dibattito pubblico che ha finito per mettere in discussione il ruolo della cultura in città, ruolo che va ora ridefinito e rilanciato.
(…) Le associazioni e gli operatori culturali del territorio in questi anni hanno sofferto (in modo più sensibile delle grandi istituzioni) la contrazione delle disponibilità economiche degli enti pubblici, spesso con ricadute non solo sull’operatività (e dunque sull’offerta di iniziative a disposizione dei cittadini nei vari settori, dal teatro alla musica, dall’arte alla ricerca) ma sull’occupazione stessa del settore che, al contrario di altri, è privo di strumenti e meccanismi di protezione sociale. Occorrerà in tal senso riportare ad un livello accettabile le risorse a loro destinate, anche attraverso un confronto con gli altri principali soggetti finanziatori (Regione, Provincia, fondazioni di origine bancaria). A questo proposito è necessaria una riorganizzazione dell’attività contributiva, una riforma di carattere amministrativo che non necessariamente richieda risorse specifiche (nuovi e più completi criteri di valutazione, trasparenza, possibilità di una programmazione su base pluriennale delle forme di sostegno sono fra le necessità maggiormente registrate) e la costruzione di nuovi strumenti di agevolazione (ad esempio forme agevolate e dedicate di credito per le associazioni culturali, l’istituzione di fondi di garanzia onde evitare di bruciare risorse per le attività in onerosi interessi passivi).
L’esistente però non basta: bisogna scommettere sul futuro, creando le condizioni perché emergano nuove forme di creatività, nuovi linguaggi, nuovi soggetti, nuovi operatori. Tutto ciò sovente nasce al di fuori di schemi e di modalità consolidate: questi processi non vanno necessariamente inscritti in strutture rigide, al contrario, occorre ideare strumenti che favoriscano le circostanze necessarie in cui tali attività possano svilupparsi in autonomia, portando così nuove idee al panorama culturale e al tessuto produttivo, sia nei contenuti che nelle modalità operative di realizzazione. Non si tratta necessariamente di finanziare nuovi progetti ma di poter garantire la creazione di un sistema di accoglienza di giovani creativi e operatori da altre città e da altri paesi che possa valorizzarla quale luogo dove si sta bene e dove anche i nuovi cittadini siano protagonisti della vita culturale della città.
(…) Tutte queste azioni avranno senso e incideranno sulla città se le politiche culturali sapranno integrarsi con quelle del sistema educativo. Non si tratta solo di verificare opportunità di razionalizzazione ma soprattutto di sottolineare la continuità nell’offerta formativa per i cittadini. Se infatti è vero che l’educazione rappresenta una priorità nel mondo contemporaneo, che la conoscenza e la costruzione di strumenti interpretativi e di senso critico sono da considerare condizioni necessarie per la vita democratica di una società (e quindi di una città), allora è necessario che la città stessa diventi occasione di educazione prima per i bambini, verso i quali deve mettere a disposizione la propria ricchezza culturale, e successivamente per gli adulti, offrendo nei propri musei, teatri, biblioteche, centri di incontro, occasioni continue di formazione e crescita.
L’integrazione delle politiche deve poi riguardare fortemente il turismo, per creare un forte e stabile legame e coordinamento tra contenuti e strumenti per promuoverli, ma non solo: la cultura potrà attraversare anche molti altri settori di intervento comunale come lo spazio pubblico, le politiche per l’integrazione, le politiche giovanili, la promozione internazionale della città".
Michele Coppola (Centro-destra)
(Dal pieghevole informativo SI Il Sindaco nuovo)
"Ho accettato la candidatura a Sindaco di Torino perché amo Torino e perché sono convinto che bisogna dire sì al futuro con passione, entusiasmo e coraggio.
Da tempo la nostra città ha smarrito la capacità di guardare avanti e di pensare in grande, rinunciando a sviluppare una strategia innovativa, di lungo periodo, capace di coniugare sviluppo economico e coesione sociale.
Dopo lo slancio del periodo olimpico, l'Amministrazione Comunale ha vissuto infatti alla giornata, con provvedimenti estemporanei, incapace di dare alla città un sogno, una speranza, una visione.
(…) L'Amministrazione Comunale, nel passaggio da un'economia dell'abbondanza e dello spreco ad una economia più sostenibile e più sobria, può e deve avere un ruolo guida nel cambiamento dei modelli di sviluppo, di produzione e di consumo, introducendo elementi di discontinuità e di innovazione in termini di idee, pratiche, progettualità.
Mi candido a Sindaco della Città che amo. Una città che merita un futuro diverso. Per questo il mio impegno sarà dedicato a rispondere alle esigenze quotidiane che sono alla base della qualità della vita di una persona, come di una famiglia: la sicurezza urbana, la difesa del lavoro, la valorizzazione di tutti i quartieri, la viabilità, la manutenzione, la qualità dell'aria, i servizi per anziani e bambini, una cultura diffusa in tutti gli ambienti sociali, tutti elementi che rendono una città uno spazio di felicità pubblica (…)".
NOTE
1. Così si autodefinisce Michele Coppola in un’intervista su Rai3 Piemonte, sabato 9 aprile 2011.
2. I risultati di un sondaggio commissionato dalla direzione nazionale del Pd a Game Managers imprime un’analisi rispetto all’agenda delle priorità dei cittadini: al primo posto l’occupazione, avvertito come il primo problema dal 25,6% degli intervistati, seguono la sicurezza (14,8%) e il traffico (11,2%).
3. In un pungente articolo su “Repubblica”, 26 marzo 2011 Salvatore Tropea, scrive riguardo l'ufficializzazione della candidatura "(…) C’era anche la curiosità di sapere come Coppola avrebbe fatto a liberarsi dei panni di Peppiniello, il bambino della celebre commedia di Edoardo Scarpetta Miseria e nobilita che gli sono stati appiccicati addosso. Per avere un lavoro, Peppiniello è costretto a spacciarsi figlio di Vincenzo già al servizio in una famiglia benestante e per non essere scoperto, a qualsiasi domanda anche a quelle che non hanno a che fare con la parentela risponde cantilenando: “Vincenzo m’è padre a me”. Che cosa ha fatto di meritevole, come amministratore pubblico, il giovane Coppola? Quali tracce del suo passaggio ha lasciato in Sala Rossa? In quali battaglie si è impegnato nel suo primo anno in Regione? Risposta monocorde: “Michele ha 37 anni”. E poi? “Michele ha 37 anni”. “Michele ha dalla sua la forza dei 37 anni”. Può bastare? Certo che no e lui è il primo a saperlo tant’è vero che quando è stata ufficializzata la sua candidatura si è premurato di far sapere subito che sfiderà Piero Fassino sul merito e non sull’età".
4. “Torino7- La Stampa”, Ci sarà pure un motivo…, Gabriele Ferraris, venerdì 8 aprile 2011.
SPECIALE ELEZIONI Ravenna Capitale della Cultura 2019? Un progetto ambizioso per la città di Cristina Ventrucci
Ravenna è una città dove la cultura, in diverse declinazioni, ha un certo sviluppo. In un susseguirsi ininterrotto di governi composti da coalizioni di sinistra, la tendenza istituzionale a legare il concetto di cultura agli aspetti storici e turistici (Dante, i mosaici e l’archeologia) non ha impedito, grazie anche a un assessorato longevo e lungimirante, un particolare investimento sul piano del teatro. È la città dove convivono il Ravenna Festival della famiglia Muti e lo Stabile Corsaro del Teatro delle Albe, come anche i movimenti teatrali di Fanny & Alexander, Orthographe, Gruppo Nanou, Monica Francia e i Cantieri, Francesca Proia con Tanti Cosi Progetti, tra gli altri, e dove nascono sempre nuovi gruppi della scena, tra gli ultimi Fuochi e Erosanteros. Siamo molto scarsi sul fronte della cultura cinematografica, e per il resto: l’Università di Bologna ha nel polo ravennate sei facoltà; vi sono un’Accademia di Belle Arti (che ha attraversato un rischio chiusura nel 2008) sostenuta dall’Amministrazione comunale in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna; un’ottima biblioteca recentemente potenziata e ampliata; e otto monumenti dell’Unesco. Ma il nodo centrale sul quale verificare le attenzioni elettorali in fatto di cultura in questo momento è la candidatura di Ravenna come Capitale Europea della Cultura 2019 (con Sergio Zavoli presidente del Comitato promotore), dove la città si pone come capofila di un territorio romagnolo che si vorrebbe unito dal medesimo slancio. Peccato però che la provincia di Forlì abbia proprio quest’anno ridotto il proprio contributo sul finanziamento allo spettacolo da 95 a 27mila euro (coinvolgendo nel complesso realtà come il Teatro Valdoca, Masque Teatro, Itinerario Festival, tra gli altri). O che il Comune di Rimini abbia, già dall’anno scorso, tagliato di 30mila euro su 50 il proprio contributo al Festival di Santarcangelo.
Il sindaco ravennate in carica, Fabrizio Matteucci del Pd, si ripropone per il secondo mandato con l’appoggio di Pri, Sel, Idv, Federazione della Sinistra-Rifondazione e Comunisti Italiani, e Radicali Laici Socialisti-Laburisti per Ravenna. L’Assessorato alla Cultura, nell’ultimo mandato unito al Bilancio, è da tre legislature consecutive ricoperto dal giovane intellettuale Alberto Cassani, che ha molto lavorato all’ascolto delle realtà esistenti, alla creazione di istituzioni culturali (biblioteca e museo) e alla costruzione di un sistema cittadino di collaborazioni che si pone come modello per la gestione e la produzione culturale. Il programma di Matteucci non è stato ancora pubblicato, ma nelle ultime dichiarazioni lascia intendere di poter prossimamente ricoprire lui stesso la carica di Assessore alla Cultura e si può facilmente intuire che il programma di tale delega sarà strettamente legato alla candidatura europea della città, intitolata: “Mosaici di cultura: creare nuove visioni per l’Europa”. Vi si parla di “impronta innovativa e di riequilibrio tra antico e contemporaneo” (Cassani). Va detto che, tranne per il teatro (anche musicale) e qualche altra attività (musica indipendente, fumetto) il tono culturale cittadino non è assiduamente improntato sui linguaggi contemporanei, ed è quindi auspicabile che questa candidatura migliori il tiro. Il candidato Pd alla presidenza della Provincia, Claudio Casadio (omonimo dell’attore di Accademia Perduta protagonista dell’ultimo film di Giorgio Diritti L’uomo che verrà), nel suo programma per le primarie ( il programma elettorale non è ancora pubblicato) parlava di “innovazione nella Scuola, nelle Università e nella formazione” e s’impegnava a “favorire la produzione culturale dei giovani”.
Il candidato sindaco del Pdl, sostenuto anche dalla Lega, è Nereo Foschini – noto appassionato di teatro – e non ha ancora un sito dedicato (è in costruzione); difficile intuire i contorni del suo programma dato che pure nello spazio web del suo partito esso non è pubblicato, così come non ve ne è traccia nel blog Pdl e nel sito della Lega. Lo stesso silenzio vale per il candidato della Lega alla Presidenza della Provincia, Rudi Capucci, sostenuto anche dal Pdl, in alleanza-scambio. Mentre il candidato di Futuro e Libertà, Gianluca Palazzetti – attualmente presidente della Commissione Cultura, Istruzione e Università in Consiglio Comunale – non ha nel suo programma il paragrafo Cultura e se parla di qualcosa di attinente è per denunciare il degrado dei monumenti storici. Il punto fondamentale di un programma dedicato interamente alla gamma dei problemi (sicurezza, infrastrutture…) viene dedicato ai giovani, ma nei termini generici del “problema” dell’occupazione; seguono: le donne. Né per iscritto né in conferenza stampa si esprime sulla candidatura di Ravenna Capitale Europea della Cultura 2019 (viene citata solo in relazione al “problema” monumenti). Il collega candidato in Provincia, Guido Baldrati, mette invece la “Valorizzazione dei beni culturali” come primo punto del suo programma, esprimendola come segue: “Consorzio di iniziative. Investimenti in cultura. Abbinare alla forte tradizione turistica del nostro territorio le nuove forme di turismo culturale, collegamento in rete di tutte le bellezze della Provincia di Ravenna (…). Enogastronomia di qualità, valorizzazioni delle eccellenze(…)”. Tace dunque la destra tutta sul tema centrale legato alla cultura cittadina: non sappiamo se per negligenza o per combatterne le possibilità di successo in sede europea, a favore di altre candidature legate ad amministrazioni di destra.
Anche i movimenti minoritari non si pronunciano. Il programma del Movimento 5 Stelle, il cui candidato sindaco è Pietro Vandini, include la parola cultura come sottotitolo del turismo e che non auspica alcun progetto specifico se non “la creazione di un tavolo di lavoro permanente che gestisca in forma condivisa le attività”. Fa riferimento a un’idea analoga anche l’Idv, che appoggia la candidatura di Matteucci, ma tra i cui candidati figura una gallerista, Patrizia Poggi, che si propone in quota alla cultura, inscrivendo il suo orizzonte nei grandi eventi e nell’archeologia. La storica figura del consigliere comunale di opposizione Alvaro Ancisi, appartenente alla Lista per Ravenna, e sempre in prima linea nella denuncia alle disfunzioni di ogni tipo, spicca tra i pretendenti al posto di sindaco legati alle liste civiche, con appoggio dell’Udc e alcuna menzione a un’idea di cultura.
SPECIALE ELEZIONI Cosenza: tre domande a tre candidati sindaco La differenza tra destra e sinstra di Dora Ricca
Tre domande
1. Rispetto alla sua idea di città, che funzione/spazio hanno la cultura e lo spettacolo?
2. Quali sono i suoi principali progetti, e le prime iniziative che attuerebbe in materia di spettacolo e di teatro in particolare, cosa cambierebbe e cosa manterrebbe delle scelte della precedente amministrazione?
3. Con quali interventi/modifiche rispetto all'attuale bilancio dedicato al settore?
Mario Occhiuto (candidato a sindaco dell’UDC appoggiato dal PDL)
1. Identità, cultura, mediterraneità e verde sono le variabili strategiche del mio programma di governo locale. Ho immaginato una porta ideale della città, legata al Centro Storico, che ho chiamato Porta della Cultura e della Creatività. Un luogo delle idee e della progettazione dove promuovere eventi artistico-culturali nazionali, valorizzare i talenti artistici locali e soprattutto recuperare arti, professioni e vocazioni legati alla cultura della città. Cultura e spettacolo sono gli alleati di una mia idea di città, non più ostaggio della rincorsa ad una modernità estetizzata ma piuttosto come esito di un processo di riqualificazione dell’identità locale, della memoria collettiva, delle tradizioni e dell’etica pubblica.
2. Le prime iniziative in materia di spettacolo e teatro riguarderanno uno sforzo creativo di ricerca di nuovi linguaggi teatrali, puntando sulle compagnie sperimentali locali e nazionali. In particolare, la mia idea di puntare su un rafforzamento dell’identità locale, mi spinge verso la rappresentazione di un teatro legato alle categorie cognitive della memoria e dell’innovazione. Sogno una stagione teatrale diversa, non solo dalle precedenti amministrazioni. Ma diversa in senso assoluto. Una stagione dove la mia ambizione di progettazione di una identità complessa, mediterranea e meridionale, possa favorire la presenza di tante diversità culturali ed espressive da coniugare in un grande progetto unitario ed identitario della città. E per il Teatro Rendano, un grande direttore artistico, con esperienza internazionale. Capace di fare scuola e di allevare i nostri talenti.
3. Credo molto nel partenariato economico. Credo soprattutto nella capacità di promuovere teatro e cultura attraverso la ideazione e realizzazione di grandi eventi per i quali sono previste disponibilità finanziare sia all’interno dei fondi dell’Unione Europea che dei Programmi Ministeriali. Certo la stagione dei vincoli di spesa nazionali non ci aiuta. Ma occorrerà aprire la stagione della cooperazione, magari anche della creazione di piccole cooperative tra artisti. Immagino un Centro Storico pronto a ospitare tali fermenti. Il Comune incoraggerà le forme associative, magari offrendo spazi e collaborazioni. Tanti piccoli teatri, tante piccole compagnie teatrali, una rete di linguaggi espressivi, una rete di sperimentazioni. Le sembra un sogno? Vedrà, vedrà…..
Enzo Paolini candidato a sindaco da una lista civica e appoggiato da IDV e SEL
1. Cara Dora, tutti i candidati sindaci ti risponderanno che la cultura e lo spettacolo avranno il primo posto, anche io naturalmente, occorre però saper realizzare le cose che si dicono. Il 18 aprile presenterò il mio programma che nasce dalla realizzazione delle cose già fatte nella mia precendente esperienza amministrativa dal 1993 al 2002 come la riapertura del Rendano e delle Casa delle Culture. Abbiamo avviato all'epoca una stagione cinematografica con una consulenza nazionale gratuita offertasi, una stagione teatrale di primissimo piano con Maurizio Scaparro, così come la lirica del maestro Italo Nunziata, abbiamo inoltre messo le basi per la realizzazione del MAB poi realizzato dal sindaco Eva Catizone.
Non faremo nessuna cabina di regia, daremo spazio alla creatività, all'iniziativa e ai tanti fermenti culturali di cui è ricca la nostra città.
Il sindaco avrà il compito di coordinare ogni aspetto della vita culturale della città.
2. Se verrà a sentirci quando presenteremo il programma avrai un quadro completo del mio progetto su cultura e spettacolo. Della precedente amministrazione cambierei tutto e non manterrei nulla.
3. Non conosco il bilancio, quindi non so dirti. So di certo che faremo un'agenda delle priorità per le spese e che tra queste c'è sicuramente la cultura.
Salvatore Perugini, candidato a sindaco uscente per il PD
1. Tutto ciò che rientra nell’ambito culturale di una città, non è pratica umana di produzione dell’arte fine a se stessa; o meglio, non è soltanto questo.
La cultura non vive per sé, non chiude il cerchio su di sé, non deve fermarsi ai propri confini; le spetta, al contrario, invadere quanto più possibile il luogo abitato, sporcare, macchiare di sé i dintorni della via che percorre.
Si è soliti considerare metro della condizione socio-economica di un territorio, lo sviluppo e il valore di cinque istituzioni: l’amministrazione della giustizia, le vie di comunicazione, l’istruzione, il commercio, e la cultura. Dunque organismo primario in relazione agli affari della città, e non monade senza finestre di comunicazione col territorio.
Tutto questo per due ordini di ragioni: la prima è l’importanza dell’arte come esigenza del pensiero umano, la seconda da ricercarsi negli effetti che può produrre la messa in opera di una determinata politica culturale piuttosto che un’altra.
La cultura può assumere la funzione di volano per lo sviluppo di un territorio.
E’ partendo da questo presupposto, che in sé è anche un obiettivo, che possono iniziare i lavori per la costruzione del progetto di politica culturale della città di Cosenza.
Nella cultura così come in qualunque altra manifestazione dell'umano vivere, non è possibile andare alla ricerca del tempo perduto.
2. La cultura, assume per la città la funzione di volano per lo sviluppo dell'intero territorio. Partendo da questo assunto, e tracciando un asse ideale che va dal Conservatorio di Musica, all'Università della Calabria, con i suoi due teatri, passando per il Franz Teatro, il Teatro Rendano, l'Officina delle Arti, La casa delle Culture, il Teatro Morelli, La casa della Musica (che sarà nei prossimi giorni inaugurata) il Teatro Aroldo Tieri, il Teatro dell'Acquario, La Città dei Ragazzi, I Musei e i Chiostri, le Biblioteche. Questi luoghi, hanno in comune una caratteristica, sono "case" abitate.
i nostri giovani in formazione, i nostri professionisti, i nostri talenti lavorano, producono, creano, ed hanno la possibilità di crescere e perfezionarsi per confrontarsi poi con il panorama nazionale e internazionale.
Questa è la nostra città, questo è l'investimento nel quale abbiamo creduto e crediamo. valorizzare sempre e di più i talenti del territorio. aver riconosciuto il Piccolo Coro di voci bianche e la Piccola Orchestra Philharmonia, è la sintesi del percorso intrapreso e da perseguire.
3. In questo periodo di crisi economica così generalizzata, il settore della cultura e dello spettacolo subiscono non solo i tagli, ma anche il disinteresse del governo nazionale. Il bilancio di un comune come Cosenza da solo, non riesce a coprire investimenti sul teatro e la cultura più in generale, idonei e necessari, nonostante in questi ultimi 5 anni siano stati realizzati imprtanti progetti. (vedi per ultimo il progetto su Telesio di Franco Battiato e Manlio Sgalambro, in questi giorni in allestimento). Naturalmente sarà necessario attuare sempre di più, politiche Europee.
Di destra o di sinistra?
Leggendo le tre risposte, è difficile capire dove stia più il confine fra la destra e la sinistra.
La differenza starà nella capacità di attuare questi programmi, senza risorse economiche e soprattutto nell’intelligenza di non distruggere quello che altri hanno fatto. La politica calabrese in passato si è distinta nella volontà quasi maniacale di azzerare il passato buttando l’acqua col bambino. Spero che il nuovo sindaco sappia scegliere. (d.r.)
SPECIALE ELEZIONI (Soprav)vivere di cultura Napoli e il futuro del suo Teatro Festival al centro della campagna elettorale di Assia Filosa
A circa un mese dalle elezioni amministrative di Napoli i candidati propongono la propria idea di città attraverso programmi ed incontri da cui emerge la necessità di “cambiare rotta” al fine di restituire al capoluogo partenopeo un ruolo di primo piano nei programmi di sviluppo nazionali ed internazionali. Si tratta dell’espressione più frequente che gli aspiranti sindaci usano per sottolineare la paralisi di una città che, secondo l’attore e regista Peppe Lanzetta, trabocca di miseria culturale e riflette la crisi nazionale del settore dello spettacolo che rischia la paralisi dopo il drastico ridimensionamento dei fondi pubblici a esso destinati. Nonostante, un fatturato che produce oltre 200 milioni di euro su base regionale, assicurando lavoro a circa 12.000 addetti tra maestranze, tecnici e artisti. Come non considerarlo una delle eccellenze della Regione com’ è universalmente riconosciuto e, soprattutto, ritenere la cultura improduttiva? Così tanto da ipotizzare di integrare i tagli al Fondo Unico per lo Spettacolo con un’apposita tassa sul carburante (…). Se da una parte in città si registrano alcuni segnali incoraggianti tra cui la ristrutturazione del Teatro dei Piccoli presso l’ente Mostra d’Oltremare, lo storico riconoscimento di stabile attribuito al teatro di strada dei ‘guarattellari’ (burattinai della tradizionale maschera di Pulcinella) di vico Pazzariello o la riqualificazione del sito della Real Casa della Santissima Annunziata cui la Provincia ha destinato un finanziamento di 400mila euro, dall’altro, è opportuno promuovere una riflessione critica sul sistema di finanziamento della cultura (del teatro, dello spettacolo…) se si considerano, ad esempio, i recenti cambiamenti ai vertici delle principali istituzioni culturali e teatrali della città. Per tutti, il ‘caso’ del Napoli Teatro Festival Italia, in programma a settembre 2011. Per la sua realizzazione sono disponibili fondi europei per 4.000.000 di euro (d altrettanti per l’edizione 2012) ma, con l’insediamento della nuova giunta regionale, il progetto ha visto interrompere il percorso avviato tre anni fa da Renato Quaglia (cui è subentrato Luca De Fusco). Il festival, che quest’anno ospiterà anche i Premi Olimpici per il Teatro, è sempre più vicino all’apertura ai privati. Il MiBAC non dà più soldi e nel 2013 finiranno anche i fondi Ue, come reso noto dall’assessore regionale alla Cultura, Caterina Miraglia, nel Cda del festival insieme a Luigi Grispello, presidente dell’Agis Campania, e Paolo Macry. Lo facciamo a partire proprio dall’analisi della funzione e, quindi, dello spazio che essa occupa nei programmi di tre degli undici candidati alla poltrona da sindaco di palazzo San Giacomo.
Per Luigi De Magistris, candidato dell’Italia dei Valori sostenuto da Federazione della Sinistra, Partito del Sud e una lista civica, Napoli deve tornare a coprire il ruolo di grande capitale culturale, soprattutto perché la città ha dato il meglio di se quando si e' investito in cultura. Le Università, l’Accademia delle Belle Arti, il Conservatorio di San Pietro a Majella sono dei templi delle arti da valorizzare attraverso sgravi e concessioni che possano favorire anche lo sviluppo di nuovi posti di lavoro. Tra le prime iniziative da mettere in campo, l’ex pm annuncia contratti di comodato, soprattutto per immobili in attesa di essere riadattati, a favore di artisti per farne spazi di socialità come atelier, sale teatrali e musicali, un’agenzia comunale di microcredito specializzata nel sovvenzionare attività culturali ad alto tasso di creatività ed innovazione ed un ‘cambio di registro’ nell’utilizzo dei fondi destinati al settore per porre fine alla gestione consociativa del denaro pubblico ed agli sprechi messi in atto dalla precedente amministrazione che ha finito col disperdere le risorse disponibili. Sul mancato ri-finanziamento di iniziative come alcune rassegne di teatro civile De Magistris si dice pronto a restituire alla città quelli che, oltretutto, sono anche importanti spazi di socialità e punta sul Forum delle Culture 2013 come l’occasione per assicurare a Napoli il rilancio che merita.
Secondo Gianni Lettieri, schierato dal Popolo delle Libertà e in campo con Forza del Sud, Noi Sud, La Destra, Italia Domani, Partito Repubblicano, Liberi con Lettieri, Alleanza di Centro, Dc-Terzo Polo e due liste civiche, le politiche culturali devono necessariamente avere grande rilievo in città perché Napoli è una delle grandi capitali mondiali della cultura. In tal senso non ha bisogno di inseguire alcun modello. Nell’immediato futuro, l’ex leader degli industriali napoletani lancia l’idea di un cronoprogramma per le attività culturali, cui affianca la pratica del ‘risultato in tempi certi’ ed auspica che lo spettacolo e il teatro si impongano come spazi in cui possano concentrarsi straordinari talenti. I 72 punti in cui articola il suo programma includono, a vario titolo, lo spettacolo nel capitoli dedicati a ‘la città si fa bella’ ed a ‘la città che produce’ legandolo, da una parte, al progetto di realizzare selezioni periodiche di artisti sul modello spagnolo di Barcellona e, dall’altra, all’organizzazione di grandi eventi attraverso la creazione del marchio Napoli Convention Bureau che possa diventare uno strumento di attrazione e promozione della città in Italia e all’estero. Città che, in altri punti del suo ‘decalogo’ il candidato del centro destra indica come una metropoli europea relegata in una condizione di sottosviluppo culturale prima ancora che economico da cui si esce prevedendo, anche per la cultura, percorsi alternativi che prevedano attività sperimentali e laboratori, realizzati in collaborazione con enti sia pubblici che privati.
La cultura rientra nelle aree fondamentali di intervento anche dell’aspirante sindaco del Partito Democratico, appoggiato da Sinistra e Libertà, Verdi e Socialisti e da una lista civica, Mario Morcone che si dice pronto ad ascoltare i problemi specifici del settore per rimettere in corsa le attività culturali che sono una parte del nerbo della città. Il suo programma pone particolare attenzione alle eccellenze della città, tra cui annovera a pieno titolo la cultura e ‘rimprovera’ alla precedente amministrazione l’incapacità di stimolare la creazione di un sistema per mettere in rete le diverse realtà che caratterizzano il patrimonio artistico cittadino. In tal senso, il prefetto pensa ad una mappatura del territorio che possa essere anche un utile strumento di programmazione in chiave di sviluppo economico e di crescita sociale. Il candidato del centro-sinistra, a capo dell’agenzia nazionale per i beni confiscati alle mafie assicura che la cultura e, di conseguenza, il turismo saranno in cima all’agenda della sua eventuale giunta affinché Napoli riesca a mettere a frutto il suo straordinario patrimonio culturale, materiale e immateriale, per farne occasione di ricchezza per il territorio e di occupazione per i giovani.
Per Luigi De Magistris: www.sindacopernapoli.it
Per Gianni Lettieri: www.giannilettieri.it
Per Mario Morcone: www.mariomorcone.it
SPECIALE ELEZIONI Come rilanciare il marchio Bologna? Una capitale culturale al tempo della crisi di Massimo Marino
Palazzo d'Accursio.
Le elezioni per il nuovo sindaco arrivano forse nel momento più critico, da molti anni a questa parte, della vita culturale bolognese. Dopo più di un anno di commissariamento, seguito alle dimissioni del sindaco Delbono per la nota storiaccia a sfondo sentimental-sessuale-malversativo, la città si ritrova in vera crisi. Il Duse, dimesso dall’Eti, è tenuto aperto da un progetto debole e fumoso di sopravvivenza; una bella stagione dedicata alle scene contemporanee, quella del teatro San Martino, curata da Roberto Latini e dal suo Libero Fortebraccio Teatro, è stata chiusa per mancanza di fondi. E potremmo continuare con il Teatro Comunale in deficit astronomico, con la sala Borsa, la Mediateca contemporanea che doveva essere il lascito-fiore all’occhiello di Bologna 2000 capitale della cultura, mai decollata completamente e ora chiusa il lunedì per mancanza di fondi, con la Cineteca che preme per diventare fondazione, con il Museo di arte moderna, Mambo, preoccupato i tagli che arrivano dal Ministero alle spese di allestimento, con vari progetti accennati, lanciati, lasciati in sospeso.
Mai come in questa stagione le programmazioni teatrali sono state rade e di basso profilo, nonostante la volontà degli artisti di passare da Bologna, città considerata tradizionalmente di grande vivacità intellettuale, anche a costo di venirci senza garanzie, solamente a incasso.
Proprio in questi giorni è stata lanciata una nuova proposta: quella di costruire, nelle vicinanze della Cineteca e dei laboratori del Dams e di Mambo, un auditorium della musica per l’orchestra Mozart diretta da Claudio Abbado, su progetto di Renzo Piano. Commenti entusiastici, e subito lievi prese di distanza, per esempio da parte del candidato sindaco del centro-sinistra, Virginio Merola, che dice: in questa situazione finanziaria, però, io non firmerei cambiali in bianco.
Eppure nei programmi elettorali, oltre alla considerazione delle difficoltà di bilancio, la cultura mai come questa volta assume un ruolo centrale. Sentite cosa progetta, per esempio, uno dei numerosi candidati sindaco civici, Angelo Maria Carcano:
Intensa collaborazione con l’università e la scuola, anche privata, sia cattolica che di altre confessioni e massima valorizzazione del patrimonio artistico museale cittadino. Realizzazione grandi e piccoli eventi culturali e musicali. Incremento serate a tema nei vari quartieri con creazione di eventi in collaborazione con le organizzazioni cittadine. Musei aperti fino alle 24, incremento mattinate teatrali e musicali per le scuole. Un gemellaggio annuale con altre città universitarie europee. Acquisizione delle mostre internazionali più importanti.
Al di là della grammatica, discutibile in certi punti, sembra un proclama di altri tempi, quando si sapeva che nei programmi bastava promettere, realizzare sarebbe stata un’altra cosa (la tendenza, da qualche anno, è tornata di gran moda, grazie al presidente del Consiglio). Faccio notare, per esempio, che proprio qualche mese fa l’ingresso ai musei, che Cofferati aveva reso gratuito, è tornato a pagamento.
Altri candidati inseriscono, perlomeno, la clausola che bisognerà cercare virtuose combinazioni tra il pubblico e il privato, tagliare gli sprechi eccetera, per rilanciare la cultura. Ma tutti su questo punto sembrano concordi: accanto alla necessità di rendere meno brutale il degrado del centro (o rendere più bella la città, a seconda degli schieramenti), emerge la volontà, almeno in questo porto franco della promesse elettorali, di mettere al centro la cultura (e il rapporto con l’Università) per rilanciare la creatività, la vita civile, ma anche le economie e il marchio “Bologna”, mai appannato come in questo periodo.
Vediamo allora, le principali idee dei candidati più accreditati.
Virginio Merola – centro-sinistra. “La cultura è un diritto”, recita l’incipit di uno dei capitoli fondamentali del suo programma, intitolato Bologna città della cultura e della scienza. E prosegue: “Ma può essere molto di più: culture, saperi, scienze, arti, ricerca, formazione, educazione, creatività, turismi, relazioni sono coordinate di una nuova strategia per le prospettive economiche della città in una dimensione internazionale. Investire su questi settori in un’ottica strategica e non assistenziale, anche con soluzioni innovative per intercettare importanti risorse private. Gli obiettivi sono creare nuova occupazione, rafforzare il senso di una comunità libera e coesa, rendere la città più attrattiva ed accogliente”. I punti principali, per rilanciare il “marchio Bologna”: nuovo patto tra Comune, Università e studenti, difesa della scuola pubblica, creazione di un “distretto culturale evoluto metropolitano” che investa anche la provincia, strategia di supporto e valorizzazione della produzione artistica. Centrale considera la questione degli spazi: in questa direzione individua come priorità il poetenziamento del progetto Manifattura della Arti (il polo dove operano Cineteca, Dams, Mambo), il pieno utilizzo della sala Borsa, con apertura anche domenicale, all’interno di una ristrutturazione generale di palazzo D’Accursio, sede storica del Comune (rimasta vacante per trasferimento degli uffici vicino alla perennemente in ristrutturazione stazione), un palazzo da far diventare “porta d'ingresso al nostro patrimonio culturale e al patrimonio dei musei cittadini” con la “realizzazione di una sede unitaria per le realtà impegnate nell’editoria, la scrittura e la letteratura”. Parla ancora di integrazione del sistema museale, di biblioteche come piazze multifunzionali del sapere, di rilancio del teatro Comunale e di Bologna città della musica, secondo la sigla conquistata dall’Unesco e finora poco onorata. Il difetto è il solito: molte belle intenzioni, poca articolazione degli strumenti operativi.
Il candidato del centro destra, il leghista Manes Bernardini, accettato da tutte le componenti della sua area solo di recente, ha pubblicato il programma da pochissimi giorni. Dopo le prevedibili parti prioritarie sulla sicurezza e sul degrado, a proposito della cultura non spende troppe parole. Parla di “Mettere a sistema tutto l'insieme museale cittadino. Valorizzare i musei universitari ed i percorsi a biglietto unico che consentano di incentivare gli ingressi in più siti e attrazioni”, di “promuovere e rilanciare l’immagine di Bologna come marchio di qualità, attraverso l’Università, la Fiera, l’aeroporto, il sistema congressuale e le società sportive”, di organizzare eventi e mostre capaci di attirare l’interesse dei visitatori. “Bologna deve essere viva, capace di proporsi in ogni settore e garantire ampia recettività con un’offerta turistica e culturale di qualità”. E punta poi (come peraltro gli altri candidati) sulla “città digitale” e sulle autostrade informatiche.
Più articolati gli intenti per la cultura del più accreditato dei candidati civici, Stefano Aldrovandi, una lunga carriera come manager delle municipalizzate. Che spara subito: “Abbiamo detto che vogliamo fare bella Bologna. Che vogliamo farvi nascere un’industria della cultura, dell’arte e dello spettacolo. Vogliamo che diventi una meta turistica di primaria grandezza”. E poi elenca proposte che sembrano piuttosto, in questa fase, sogni, aperti all’integrazione da parte dei cittadini. Per esempio, quello di fare di palazzo D’Accursio una sede sempre aperta di mostre, letture, spettacoli, concerti:
dalla musica da camera all’action painting, dalle Lecturae Dantis al cabaret, dal cinema alla musica elettronica, dal teatro più o meno sperimentale al burlesque, dal balletto alle conferenze sulla cosmogonia, dagli aperitivi con l’autore alle cene con lo sponsor, dalle serate di poesia a quelle di jazz, dalle letture con i bambini al festival di filosofia, economia, letteratura, diritto, psicologia, fisica, biologia, storia, ciclismo, culinaria… (per favore completate voi la lista).
E così sono le altre sue proposte: quella di creare un nuovo polo culturale nell’area dell’ex gasometro, di rendere vendibile tutto quello che si fa in città all’esterno attraverso la diffusione virtuale, televisiva, su internet, con un ulteriore auspicio: “Nel loro fiorire, e nella conseguente riduzione dei costi, possiamo attenderci che ritrovino nuova vita anche i teatri bolognesi (dal vivo e in streaming, quelli esistenti e quelli appena progettati)”. Tra le altre cose, suggerisce la necessità di mettere in rete i cartelloni dei teatri, per attuare razionalizzazioni e risparmi.
I candidati sono stati invitati a incontri, che si tengono il lunedì, a Teatri di Vita: devono rispondere a domande sui loro progetti culturali formulate, ogni volta, da sei giornalisti e da sei spettatori. In queste occasioni si stanno precisando le posizioni, anche di quelli che non hanno pubblicato un programma. Per esempio Massimo Bugani, del movimento Cinque Stelle, insiste molto sulla necessità di combattere sprechi, rendite di posizione e monopoli. Un problema evidente è quello che comunque pochi indicano, innanzitutto, come uscire da una crisi devastante, che sta stroncando la cultura, l’inventiva, i luoghi della città della città.
Qualche risposta concreta, in questo senso, la dà Alberto Ronchi, ex assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna, amatissimo dagli operatori per la capacità di ascolto, di progettazione, di collaborazione che ha dimostrato nel suo mandato. Da un anno è un disoccupato della politica (forse perché aveva operato troppo fuori dagli schieramenti?), ma qualcuno gli assegna il ruolo di assessore in pectore di Merola.
“Secondo me – mi dice in un’intervista – bisogna partire dal valorizzare quello che c’è in città. Non c’è bisogno di eventi. Per esempio, per il teatro, bisognerebbe vedere se è possibile aprire spazi per proposte contemporanee, che la città ha dimostrato di accogliere bene con i festival di Xing, con Angelica e con altre manifestazioni. Bisognerebbe affrontare il problema della danza contemporanea, quasi assente dalla città. Sotto le Due Torri ci sono le capacità per costruire progetti produttivi originali. Bisogna sviluppare l’attitudine a intessere relazioni, combattendo la polverizzazione. Bologna deve svolgere il suo ruolo di città capoluogo della regione, magari attraendo realtà produttive importanti come quelle della vicina Romagna. Perché una regia lirica di Castellucci si può vedere a Bruxelles e non Bologna?”.
Il centro della ristrutturazione del sistema teatro, naturalmente, è il Comunale:
“E’ necessario un lavoro di riorganizzazione, senza forzare la mano. Il finanziamento della fondazione lirica è da affrontare con lo Stato, che mentre toglie al Comunale, dà al festival Verdi di Parma tramite il decreto Milleproroghe. Se deve essere un luogo centrale della produzione musicale, deve aprirsi necessariamente a diversi generi, contaminare linguaggi, diventare capace di accogliere le innovazioni e altri pubblici”.
Ma soprattutto ci vuole una politica culturale:
“Da dieci anni al città non ne ha una. Ci vogliono risorse, capacità di coordinamento tra i diversi agenti (per esempio, con le Fondazioni bancarie, che giocano un ruolo sempre più importante) e di indirizzo per programmare investimenti seri, sul nuovo, su quello che magari non ha ancora, oggi, un pubblico, da crearsi. A questo serve l’intervento pubblico, che deve investire sul futuro. Il resto possono farlo i privati, senza confondere e sovrapporre i due piani. In questo campo si sono fatti vari pasticci, a partire dal Duse, che lo Stato ha dimesso e poi pretendeva che fosse salvato dall’ente locale. Bisognava avere la capacità di impostare un progetto su un tempo medio-lungo, che avesse come obiettivo quello di potenziare lo stabile regionale con l’entrata in Emilia Romagna Teatro di Bologna, senza che il teatro di Bologna (l’Arena del Sole, stabile privato gestito dalla cooperativa Nuova Scena, ndr) fosse assorbita da Ert. L’idea attuale di fare del Duse un teatro privato finanziato dagli enti pubblici mi sembra che non funzioni”.
Infine:
“Bologna deve trovare, anche, la capacità di raccontarsi, di far emergere quello che fa, all’esterno. E deve, come giustamente sottolinea il programma di Merola, inserirsi in una nuova prospettiva di area metropolitana. Essenziale è rimuovere i lacci che impediscono di fare cultura, come gli orari limitati di sala Borsa, guardando al nuovo polo culturale che si può creare con gli spazi di Palazzo d’Accursio”.
SPECIALE ELEZIONI Per Trieste, marketing territoriale o ambizioni da capitale della cultura? Una destra frammentata, un'occasione per la sinistra di Anna Chiara Altieri
La situazione delle candidature per le elezioni comunali a Trieste si presenta piuttosto frammentata, con undici candidati. In particolare è l’area del centro-destra ad essersi spaccata, lasciando spazio a un’antica tradizione autonomista. Chi sarà l’ago della bilancia fra il candidato del PDL, Roberto Antonione, e quello emerso dalle primarie del centrosinistra, Roberto Cosolini?
Massimiliano Fedriga, il candidato della Lega, sola contro tutti, oppure Michele Lo Bianco per Futuro e Libertà (che annovera un triestino doc nei vertici finiani, Roberto Menia)? O magari Edoardo Sasco dell'Udc (che insieme a Fli non sono riuscite a concordare un candidato unico), o gli autonomisti, appunto, divisi ma radicati nella città: Franco Bandelli con Un'Altra Trieste, che assieme a La Destra e Forza Nuova Uberto Fortuna Drossi con la lista Più Autonomia per Trieste, Maurizio Fogar con La Tua Trieste Comitati di Quartiere. Ma ci sono anche Paolo Menis con la lista Movimento a 5 stelle di Beppe Grillo, Renzo Maggiore con Trieste Giovane, e Daniele Pertot, leader del movimento "Amare Trieste".
Ma la “triestinità”, che proprio su passate grandezze e trazioni anche culturali fa leva, non sembra emanciparsi dalla retorica, o dalla genericità neppure nei programmi dei candidati principali. Da una parte (a destra) si punta sull’intreccio col turismo, dall’altra (a sinistra) si oscilla fra ambizioni europee e ascolto del territorio e lanciando obiettivi un po’ vaghi (come un grande evento non troppo precisato, che di internazionalità e genius loci sembrerebbe essere la sintesi).
Il candidato sostenuto dal PDL e da altre 4 liste (lista Dipiazza, lista Antonione, Pensionati, Fiamma Tricolore) è stato ufficializzato solo pochi giorni fa: è Roberto Antonione, che vanta un’importante carriera politica: dal 1998 al 2001 Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, dal 2001 in Parlamento come Senatore, nei Governi Berlusconi II e III (2001 - 2006) Sottosegretario agli Esteri con delega per l'Europa; tra il 2001 e il 2003 coordinatore nazionale di Forza Italia; nel 2008 eletto alla Camera dei Deputati e componente (Capogruppo) della III Commissione – Affari Esteri e Comunitari della Camera.
Sul sito http://www.antonionesindaco.it/programma si parla di progetti in termini di dichiarazioni piuttosto generiche di sostegno e promozione di cultura e turismo, dai teatri alla cultura scientifica, dai musei al patrimonio storico. Da notare però il richiamo piuttosto deciso al coinvolgimento dei privati per il finanziamento della cultura, all’utilizzo del marketing territoriale e alla forte integrazione – più volte ribadita – tra cultura e attrattività turistica e di risorse. Sembrerebbe disegnarsi tra le righe un modello di ente pubblico (il Comune) che faccia da promotore/coordinatore delle iniziative che dovrebbero trovare però un carburante “privato” per garantirsi risorse e finanziamenti.
[…] INSIEME PER LA CULTURA, IL TURISMO E GLI EVENTI
La Cultura di questa città è il suo elemento fondante. Trieste ama il proprio passato, la propria storia, che considera alla base della propria specificità e specialità. Rispettare questa specificità, evolverla attraverso la promozione e mettendo in rete cultura e turismo, sono gli elementi di base del programma.
La cultura deve diventare un elemento strutturale, in grado di promuovere la città e potenziare la sua capacità attrattiva. Le politiche che verranno proposte avranno l'obiettivo comune di valorizzare il passato da un lato, e coinvolgere i giovani e le nuove espressioni culturali dall'altro.
L'impegno sarà quello di trovare risorse per la cultura, lavorando a progetti di promozione pubblico-privati in grado di garantire copertura economica allo sviluppo delle attività. Le risorse del bilancio pubblico saranno infatti utilizzate per la gestione ordinaria e corrente, e la valorizzazione della cultura in città e per i cittadini: per sostenere progetti più ampi, in grado di attrarre turismo, di sviluppare percorsi innovativi e convogliare l'attenzione sulla città saranno necessari progetti di collaborazione con il privato che si avvieranno con una campagna di marketing territoriale, sfruttando anche le relazioni e le collaborazioni che sono risorsa di Roberto Antonione.
Per quanto riguarda i contenuti, l'impostazione di base è quella di massima apertura verso i diversi linguaggi culturali, con l'obiettivo di valorizzare in particolare le eccellenze del territorio. In questo senso si considera centrale il ruolo dei teatri cittadini, e si intende valorizzare, attraverso forme innovative e attive di promozione, la capacità di attrazione di eventi storici e consolidati come la Stagione della Prosa, quella dell'Opera e il Festival dell'Operetta, che questa amministrazione ritiene di dover rilanciare come elemento di promozione del territorio favorendo il suo ritorno nella storica sede del Castello di San Giusto.
Per quanto concerne il Teatro Verdi – oltre a costituire il tradizionale punto di riferimento della lirica – con le sue maestranze, gli artisti e l'indotto costituisce una importante realtà economica: va sostenuto da parte dell'amministrazione comunale con il diretto impegno del sindaco a lavorare per favorire l'incremento dei finanziamenti sia pubblici sia privati.
Sul fronte museale, si ritiene necessario e urgente dare una sistematizzazione e uno spazio alle iniziative di Divulgazione scientifica della città, affinché la cultura scientifica trovi una propria espressione in progetti di avvicinamento e coinvolgimento nei confronti della scienza. I musei, nel progetto politico proposto, sono elementi catalizzatori di turismo, ma anche, e soprattutto, di educazione.
Il programma per la Cultura si compone di una serie di progetti di carattere educativo, dedicato alle varie fasce d'età della città: se i giovani devono essere educati alla cultura con progetti mirati che il comune dovrà favorire, agli anziani spetta il diritto di fruire della cultura locale senza barriere di movimento o di costo.
L’obiettivo per il potenziamento del turismo sarà essere quello di accrescere il patrimonio storico, artistico e architettonico della città. Un patrimonio che la precedente amministrazione comunale ha provveduto a recuperare dal punto di vista strutturale, raggiungendo l'obiettivo di far rinascere l’autentica anima di Trieste.
Una Trieste meta di quel turismo culturale internazionale di livello, che della nostra città non sempre possiede una conoscenza sufficiente, ma che però conosce i nomi di artisti, scrittori e letterati che ad essa sono legati. Rendere affascinante l'immagine di Trieste attraverso un progetto di promozione sarà l'elemento di avvio di una campagna di promozione turistica condivisa e concertata da avviare nel breve periodo.
Nell’ambito dell’offerta turistico-culturale in senso stretto andrà attuata una valorizzazione dello spazio del Castello di San Giusto nei termini della realizzazione di una stagione estiva di spettacoli ad alto contenuto artistico. Il piazzale delle Milizie, infatti, presenta un’agibilità per oltre 2000 posti con una serie di servizi che rendono il Castello fruibile al pieno delle sue possibilità.
Allo stesso modo, proprio per attrarre quel turismo culturale che molto si associa all’immagine di Trieste, verrà elaborata ed attuata una concreta strategia di gestione per il “Salone degli incanti”, all’interno dell’ex Pescheria. Il sito, posto proprio in una dei luoghi più suggestivi della città, si presta all’organizzazione di eventi artistici come le mostre di grande richiamo. Il tutto andrà integrato realizzando una sinergia con il comparto turistico cittadino, al fine di coordinare le azioni promozionali senza disperdere energie, ma declinandole in un’unica azione.
Il settore Congressuale, così come quello delle Crociere e dei Maxi yacht rappresentano altri asset di particolare interesse e sui quali sarà necessario continuare l'opera di promozione portata avanti con profitto dall' amministrazione.
Il Comune di Trieste sarà inoltre solidale, collaborativo e ricettivo con quanti organizzano e si proporranno di organizzare grandi eventi di qualità, artistica, culturale e sportiva, in grado di aumentare l'incoming in città creando così nuovo valore a vantaggio di tutti i cittadini.
Il centro sinistra sostiene a Trieste Roberto Cosolini, da tempo attivo nell’ambito della CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa), poi Assessore regionale al Lavoro, Formazione, Università e Ricerca dal 2003 al 2008, eletto segretario del Pd triestino dal 2008 al gennaio 2011, quando è stato indicato candidato Sindaco per il Comune di Trieste.
Alla pagina del sito http://www.robertocosolini.it/elezioni2011_trieste_programma è possibile leggere il programma integrale. L’estratto che riguarda la cultura enuncia delle linee programmatiche molto generiche – benché ambiziose (si parla di proporre Trieste come “Città di Cultura Europea”) – più di ispirazione ideale che di progettazione concreta, tanto che gli interventi elencati per punti non danno alcuna indicazione specifica, stimolando anzi alcuni interrogativi (ad es. cosa sono esattamente gli “itinerari”? come si articola concretamente una “centro culturale giovanile” così multiforme? ma soprattutto che natura ha il progetto di “grande evento per la città”?). Si parla di promuovere, valorizzare, coordinare, sistematizzare enti, iniziative, associazioni, professionalità, sicuramente sulla spinta di suggerimenti e proposte che Cosolini dichiara di aver raccolto tra la gente ma che ad oggi non sembrano essere stati sufficientemente approfonditi ed elaborati in progetti precisi.
Questo l’estratto dal programma:
LA CULTURA
E’ un grande bene della città. C’è una cultura che si “consuma” (al cinema, a teatro, nei musei) e questa deve essere non solo sostenuta dal Comune, ma anche resa accessibile all’intera cittadinanza. Esistono poi in questa nostra città risorse in grado di realizzare prodotti culturali in molti ambiti ed è questo il ruolo di Trieste produttrice di cultura che va incoraggiato, valorizzato e diffuso.
L’obiettivo è proporsi come Città di Cultura Europea, per la storia e i legami che abbiamo, per l’incontro di diverse identità e patrimoni culturali, per il potenziale ruolo di centro di riferimento per questa parte di Europa.
Il Comune ha il compito di tracciare le linee di indirizzo e di coordinare le realtà che operano con competenza e professionalità sul territorio, deve favorire le sinergie e promuovere il patrimonio culturale della città con un variegato spettro di offerte, siano esse gestite direttamente dall’ente pubblico o da altre realtà. Il Sindaco deve essere promotore ma anche difensore delle potenzialità culturali di Trieste nei confronti della Regione e dello Stato.
A Trieste deve nascere un vero e proprio sistema di grande qualità che vada dai musei alle associazioni, dall’Università ai Festival, dai teatri alle biblioteche, dagli enti scientifici ai centri d’arte. E’ essenziale che il Comune assuma un ruolo di regia del calendario delle iniziative valorizzando le specificità nell’ambito di una politica culturale di ampio respiro.
Un indirizzo politico generale permette di rispettare le legittime scelte artistiche delle singole realtà e di fornire gli strumenti che sostengano l’efficienza, le professionalità e le competenze di chi lavora nel settore. Il Comune, inoltre, ha il dovere di supportare e promuovere le iniziative che sono riconosciute a livello nazionale e internazionale coinvolgendo le associazioni di categoria e la cittadinanza attiva del territorio.
La cultura può essere una grande opportunità anche per il turismo, favorendo un indotto che toccherebbe altri settori (commercio, ristorazione) e può contribuire in maniera determinante alla qualità della vita dei cittadini ed essere fonte privilegiata per l’aggregazione giovanile. Bisogna dare il giusto peso e l’adeguato alle realtà che durante l’anno garantiscono una vitalità culturale che ha pochi eguali in Italia, caratteristica che potrebbe essere ben promossa per attirare investitori privati.
Il ruolo del Comune, oltre che attraverso contributi, strutture e attrezzature di diretta competenza, può e deve essere determinante nel consolidare il rapporto delle realtà culturali con il territorio, facendo sì, ad esempio, che ci siano agevolazioni sulle imposte riscosse da società partecipate (affissioni, distribuzione di materiale promozionale, parcheggi) e un miglior sistema di trasporti pubblici in concomitanza con le iniziative di maggior rilievo.
Interventi:
1) ITINERARI: storici, letterari, religiosi, artistici, cinematografici, architettonici, scientifici: percorsi attraverso i siti di maggior rilievo per quel che è cultura in senso lato, che restituiscano ai cittadini e ai turisti una visione d’insieme del patrimonio della città e aiutino ad apprezzarne e comprenderne i tratti più profondi;
2) LETTERATURA: valorizzare passato, presente e futuro letterario della città, cui va data visibilità attraverso rassegne, spazi espositivi, itinerari tematici con particolare attenzione al settore dell’editoria;
3) STORIA DEL NOVECENTO: percorsi che attraversino i siti storici che hanno caratterizzato la vita della città nel secolo scorso;
4) TEATRI: valorizzare le specificità di ogni realtà, favorire gli spettacoli realizzati da compagnie “giovani” anche allo scopo di attirare il pubblico del futuro, sostenere con convinzione la programmazione che ha un valore culturale prima che commerciale;
5) CINEMA E MUSICA: garantire uno spazio adeguato per i festival cinematografici riconosciuti ormai in tutta Europa e per gli eventi musicali popolari di rilievo in centro città;
6) MARE: evidenziare il rapporto privilegiato che la nostra città ha con il mare, dalla grande tradizione cantieristica al Porto e al mondo della vela, anche qui attraverso spazi espositivi, rassegne e la valorizzazione di siti come il Museo del Mare e il Porto Vecchio;
7) MUSEI: favorire l’organizzazione di un sistema museale integrato, che sia presente ed accessibile negli itinerari tematici e di conoscenza della città e nel quale è fondamentale recuperare un reale e proficuo rapporto con l’Università degli Studi di Trieste;
8) ARTE CONTEMPORANEA: recuperare una funzione di promozione sostenendo le iniziative esistenti e rafforzando le reti internazionali cui partecipano operatori triestini: Trieste può diventare vetrina importante di queste esperienze.
9) GRANDE EVENTO: dare alla città quel grande evento che si merita: un evento riconducibile a Trieste e realizzato da professionalità riconosciute del territorio, cui va data la forza per coinvolgere tutta la cittadinanza ed attrarre visitatori esterni:
10) CENTRO DI CULTURA GIOVANILE: creare un centro di cultura giovanile nel centro cittadino dove sia possibile studiare e leggere anche in orari serali e notturni, assistere a concerti e spettacoli, fare prove di teatro e di musica, allestire mostre, poter usufruire di un laboratorio creativo.
SPECIALE ELEZIONI Cagliari: Massimo contro Massimo Aria di cambiamento? di Redazione ateatro
Il 29 aprile “Repubblica” titolava L'outsider targato Vendola spaventa la destra di Cagliari.
Il candidato in questione è Massimo Zedda, 35 anni, di Sinistra Ecologia e Libertà, che ha già sbaragliato alle primarie il rivale del PD. Sul fronte opposto, Massimo Fantola, 63 anni, schierato dalla coalizione di centro destra, è leader dei Riformatori Sardi, non è quindi targato PDL come il sindaco uscente Floris e anche se, come il suo predecessore, rappresentala classe politica e economica di sempre, c’è una certa differenza (e c’è chi giura che prenderà anche qualche voto PD: di quelli che proprio i risultati delle primarie non le hanno digerite). Comunque vada a finire, si respira aria di cambiamento, inevitabile di fronte ai problemi della città: la disoccupazione giovanile soprattutto, al 54%. Le analisi, le risposte e i modi sono ovviamente diversi, ma fra le risorse da valorizzarne, entrambi i candidati sembrano puntare – con sfumature - su università, turismo e cultura. Sullo spettacolo hanno risposto di persona alle domande di ateatro, dimostrando un’attenzione reale: da parte di Fantola puntando sul possibile abbinamento cultura-sviluppo e sui legami col turismo e con territorio regionale (con una premessa interessante al tema dell’accesso), di Zedda sulla stessa politica di ascolto e valorizzazione del territorio e delle forze locali che abbiamo trovato a Milano in Pisapia (e che qui prende anche le distanze dalle tendenze dirigistiche dell’amministrazione uscente). Qui, come in altre città, però, non possiamo non rilevare la distanza fra la funzione centrale che si attribuisce alla cultura e allo spettacolo e le prime indicazioni concrete: speriamo che idee trainanti, di quelle che possomo davvero contribuire al rilancio di una città, arrivino dopo le elezioni.
Per Massimo Fantola: www.fantolasindaco.it
Per Massimo Zedda: www.oratoccaanoi.it
Il centro-destra
Il candidato Massimo Fantola è Ingegnere trasportista e docente universitario. Nel 1985 è eletto consigliere comunale a Cagliari, nel 1989 ottiene un seggio al Consiglio Regionale della Sardegna nelle file della Democrazia Cristiana e viene riconfermato per altre due legislature. È stato fra i principali promotori dei referendum elettorali a fianco di Mario Segni. Con Segni ha partecipato alla costituzione del movimento "Popolari per la Riforma" e del Patto Segni. È il leader dei Riformatori Sardi, movimento politico cattolico e liberaldemocratico, operante sul territorio regionale sardo come costola autonoma del Patto dei Liberaldemocratici. Il Movimento referendario e riformista si è battuto per una vera riforma elettorale, per la riduzione del numero dei consiglieri regionali, per l'obbligo delle elezioni primarie e per l'elezione diretta del presidente della Regione (...). Nel 2006 UDC e Riformatori Sardi stipulano un accordo per la presentazione di lista comune alle elezioni politiche, insieme a loro anche il Fortza Paris. Massimo Fantola è quindi eletto al Senato della Repubblica nelle file dell'UDC. Al termine della sua attività di consigliere e senatore ha ripreso la sua attività di docente universitario.
Il programma di Massimo Fantola per la cultura
Per garantire a tutti la possibilità di assistere agli spettacoli, intorno al 450 a.C., Pericle creò un Fondo Statale che sovvenzionava l' acquisto dei biglietti per i meno abbienti. Sono passati quasi 2.500 anni, ma il senso del finanziamento Pubblico (nelle Società più evolute) è rimasto inalterato: garantire ai cittadini (e visitatori esterni) servizi di qualità e di valore artistico-culturale ad un prezzo accessibile.
Cagliari negli ultimi anni si è lentamente trasformata: da città di commercio, servizi e burocrazia in città con forte vocazione turistica e questo grazie anche ad un notevole miglioramento della città e dei servizi offerti, oltre agli accordi presi con compagnie di crociera e compagnie aeree low cost.
Oggi ha necessità di accelerare in modo repentino questo cambiamento.
Serve una profonda innovazione nelle strategie: miglioramento della città nel suo complesso, un investimento maggiore nella ricerca e nella cultura, oltre al turismo, ed altri settori trainanti.
Indubbiamente i teatri più belli di Cagliari e la loro programmazione sono tra le
eccellenze della nostra città ; occorre tenerne conto e puntare ad un rafforzamento del
loro ruolo garantendo una programmazione regolare e di qualità a tutto vantaggio dei cittadini e dei visitatori esterni, creando una grande opportunità occupazionale, anche giovanile, con aumento di opportunità anche per il settore del commercio e del turismo.
Naturalmente il mio ruolo sarà anche quello di vigilare che le risorse, soprattutto in
questo periodo, siano utilizzate al meglio, evitando gli sprechi, ma non far certamente mancare il sostegno economico a quelle iniziative che contribuiscono a migliorare, oltre alla qualità della vita dei concittadini, l' immagine di Cagliari come Capitale non solo economica, ma anche culturale, di una regione ricca di Culture come la Sardegna.
Cagliari è una città di cultura, con i suoi monumenti, i musei, i teatri, le chiese: una ricchezza da valorizzare e utilizzare per produrre nuova ricchezza. Cagliari deve essere la città dei Monumenti Aperti 365 giorni l’anno, e non solo in occasione della manifestazione che si svolge a cadenza annuale. Si può agire su più fronti e organizzare al meglio il sistema culturale per rendere accessibile questo patrimonio al grande pubblico.
Facciamo dell' industria culturale un' occasione di sviluppo.
Il centro-sinistra
Il candidato Massimo Zedda “Amore per Cagliari, rispetto per l'ambiente, speranza per il futuro. Cagliari è la mia città”.
Sono nato qui nel 1976. Qui sono cresciuto, ereditando dalla mia famiglia i valori di onestà, responsabilità, coerenza. Qui sono andato a scuola e all’università, e qui ho fatto quei piccoli lavori che oggi sono definiti precari. Qui ho conosciuto la politica, e la politica è stata la mia scelta. Politica a scuola e all’Università, come presidente di associazioni culturali e come segretario cittadino della Sinistra Giovanile. Come militante nel Pds, nei Ds e oggi con Sinistra Ecologia e Libertà. Credo nel rinnovamento della politica e della società intera. Ho passato anni a confrontarmi ogni giorno con la realtà di Cagliari, a osservarla da tutte le prospettive, in Consiglio comunale e in Consiglio regionale, per contribuire a trovare di volta in volta soluzioni a problemi concreti. Cinque anni all’opposizione, passati a portare in Comune le voci dei miei concittadini. Voci che ascolto per strada, nei quartieri, nei posti di lavoro. Voci che parlano di problemi, difficoltà, guai. Ma anche di proposte, di idee, di stimoli. Ora è il momento giusto di candidarmi a Sindaco, perché ora Cagliari ha davvero bisogno di cambiare, e non può farlo con le vecchie ricette. Ci vogliono nuove idee e nuove energie. Noi le abbiamo: ora tocca a noi.
Tre domande a Massimo Zedda Rispetto alla sua idea di città, che funzione/spazio hanno la cultura e lo spettacolo?
L'abbiamo scritto chiaramente nel nostro programma: cultura, spettacolo e università devono diventare la prima fabbrica della città. E intendo il termine “fabbrica” non come catena di montaggio ma come fucina di idee, progetti e proposte al servizio di Cagliari: mentre c'è chi dice che con la cultura non si mangia, credo in modo deciso che da lì si debba partire per uscire da una crisi che non è solo economica ma, a livello generale, anche di fiducia. Senza dimenticare il fatto che la cultura e lo spettacolo possano contribuire in maniera determinante alla crescita della città. In chiave turistica – quindi economica – certamente, ma non solo. E' fondamentale anche il ruolo sociale che la cultura e lo spettacolo rivestono: a Cagliari lo abbiamo visto con un festival di letteratura, il Marina Café Noir, che negli ultimi anni ha rilanciato uno dei quartieri del centro storico. Oggi il rione Marina – da cui il nome del festival, si trova di fronte al porto ed è il più multietnico della città – è uno dei più vivi: un pullulare di iniziative durante tutto l'anno con locali, piccole botteghe artigiane, librerie, ristoranti, laboratori che lavorano non solo in estate e non solo con i turisti. Ecco, quando penso alla funzione che devono avere la cultura e lo spettacolo in una città – in generale, mica solo Cagliari – penso a questo: devono contribuire al miglioramento della vita dei cittadini, alla vivibilità dei luoghi, alla crescita dell'economia, alla bellezza della città stessa. E per Cagliari penso a tanti appuntamenti, in tutti i quartieri, che possano avere questi obiettivi: è indispensabile, in quest'ottica, pensare anche al ruolo educativo della cultura e quindi all'interazione tra spettacolo – in senso lato – e scuola.
Quali sono i suoi principali progetti, e le prime iniziative che attuerebbe in materia di spettacolo e di teatro in particolare, cosa cambierebbe e cosa manterrebbe delle scelte della precedente amministrazione?
Chi conosce Cagliari sa che le attività culturali sono molte e diversificate. A mancare, in questi anni, sono state le politiche culturali. Abbiamo avuto amministrazioni di centrodestra che hanno preteso di dettare le linee del settore più che favorire, accompagnare e creare le condizioni per cui le associazioni culturali e di spettacolo potessero lavorare in tranquillità. Si è tracciata una linea, da parte delle precedenti amministrazioni pubbliche, che segnava più o meno questo confine: quello che proponiamo noi è cultura, il resto lo decidiamo di volta in volta e a seconda di chi propone. E' questo tendenza che voglio invertire: la programmazione culturale e spettacolare della città sarà il frutto del confronto tra le diverse associazioni, tra i gruppi o i singoli organizzatori che operano in città e il Comune. La regia dell'amministrazione pubblica servirà per evitare che le diverse manifestazioni possano “disturbarsi” l'una con l'altra, sarà importante per il reperimento e l'assegnazione degli spazi pubblici esistenti e di quelli nuovi che dovremo recuperare e delle risorse, in modo efficace e trasparente, e sarà fondamentale per favorire quell'azione sociale della cultura di cui abbiamo parlato prima.
E' vero, poi, che viviamo in città delle situazioni particolari. L'Anfiteatro romano e il Teatro Lirico sono gli esempi più eclatanti. Nel sito archeologico rischiamo ogni anno di perdere la programmazione estiva per i continui ritardi del Comune nel dare il via al concorso di idee internazionale da noi proposto nel 2006. Serve liberare il monumento dagli spalti ma anche garantire la possibilità di tenere lì gli spettacoli ed evitare che tutta l'area torni nella situazione di degrado in cui versava dieci anni fa. Dovrà essere allo stesso tempo luogo di spettacolo – di sicuro più raccolto – e sito archeologico, come già succede, a esempio, alle Terme di Caracalla. In campo ci sono già diversi progetti, uno studiato dai progettisti del Teatro Lirico.
E qui arriviamo al secondo tasto dolente. Quella del Lirico è una situazione che peggiora ogni giorno che passa. Il fatto è che il contributo FUS è commisurato da una parte a quelli precedenti e dall'altra alla quantità e qualità della produzione. Siccome il teatro ha sinora prodotto pochissimo e il nuovo sindaco – che è anche il presidente della Fondazione – prenderà il timone a inizio giugno, resteranno appena sei-sette mesi per recuperare qualcosa. Bisognerà dunque agire subito e bene sotto il profilo artistico-produttivo. Questo per salvare la prossima stagione. Poi diventerà indispensabile rendere il Lirico – i suoi artisti, i progettisti, gli scenografi, la sartoria – parte attiva nelle iniziative cittadine. Dovremo creare qui le condizioni perché le grandi produzioni scelgano di venire a Cagliari per quanto offre la città. Nel caso del teatro, diversi spazi e numerosi bravi lavoratori in numerosi settori indispensabili per avere un cartellone di alto profilo. Nel caso del cinema, a esempio, Cagliari è già un set ottimale: in più, i registi che volessero girare un film in città potrebbero trovare qui non solo attori ma anche costumisti, scenografi, tecnici, impianti. Quello che serve, in primo luogo, è una banca dati da mettere a disposizione di chiunque voglia fare cultura e spettacolo in città.
E con quali interventi/modifiche rispetto all'attuale bilancio dedicato al settore?
In primo luogo serve una ripartizione più chiara delle risorse. Non è possibile per una associazione pensare di organizzare qualcosa in attesa di un contributo che chissà se e quando arriverà. Quindi è indispensabile una programmazione delle risorse almeno biennale – triennale sarebbe ottima – in modo che tutti possano progettare le iniziative. Credo, poi, che oggi come oggi sia fondamentale andare a intercettare i fondi che l'Unione europea mette a disposizione di progetti e prodotti di qualità. L'iter per accedere ai finanziamenti europei non è semplice: metterò a disposizione delle associazioni culturali e di spettacolo uno sportello pubblico che faccia da tramite tra Cagliari e Bruxelles, con professionalità che conoscono la macchina burocratica europea e fungano da interfaccia con il mondo della cultura cagliaritano.
SPECIALE ELEZIONI Reggio Calabria: investimenti o fare sistema? Le "cose fatte" del centro-destra e il nuovo progetto del centro-sinistra di Anna Chiara Altieri
Reggio Calabria è stata amministrata per otto anni da una giunta guidata Giuseppe Scopelliti, ritiratosi dalla carica di sindaco nel maggio del 2010 perché divenuto Governatore della Calabria per il PdL (di cui è anche coordinatore regionale). Da allora sindaco facente funzioni è Giuseppe Raffa. Scopelliti – secondo alcuni sondaggi – è stato uno degli amministratori con il più alto indice di gradimento, eletto con percentuali di consenso molto alte (per il suo secondo mandato da sindaco ha raggiunto il 70% dei voti): la città viene perciò un lungo periodo di amministrazione di un centro-destra che pare essersi radicato profondamente nell’opinione pubblica cittadina e che sarà probabilmente molto difficile da rovesciare.
La posizione dei due candidati principali alla corsa per la poltrona di sindaco sui temi di nostro interesse sembra impostarsi in maniera piuttosto differente.
Demetrio Arena, per il centro-destra, si fa forte degli investimenti effettuati dalla giunta uscente, in particolare per quanto riguarda musei e poli espositivi (in primis la ristrutturazione del Museo Nazionale), per il resto si limita ad accennare alla costruzione di un “sistema teatrale” sul territorio a partire dal Teatro Cilea, e alla volontà di coinvolgere e coordinare associazioni e operatori del territorio.
Massimo Canale invece – candidato per il centro-sinistra – ha presentato un lunghissimo ed articolato programma elettorale, in cui anche alla cultura è dedicato ampio spazio (suddiviso nelle principali aree di interesse): diremmo anzi che si tratta della più corposa proposta tra quelle lette nei programmi dei vari schieramenti delle diverse città esaminate.
La premessa al programma è quella di aver raccolto il frutto dell’ascolto delle sollecitazioni e delle proposte venute direttamente dalla società civile: il testo riporta infatti molti dei punti critici (ad es. l’istituzione della Fondazione Fracesco Cilea mai davvero avviata o altre opere finanziate ma non realizzate o non terminate) e molte suggestioni interessanti che toccano svariate questioni sia nel campo dell’arte che in quello del teatro e della musica (i criteri di finanziamento e l’istituzione di Commissioni tecnico-artistiche, l’esigenza di “fare sistema”, la valorizzazione di spazi e luoghi cruciali della città, il teatro amatoriale, il potenziamento dei servizi, il sostegno ai giovani artisti, la funzione educativa dell’arte e così via). L’impressione che se ne ricava però – al di là delle grandi ambizioni e di un’idea sicuramente forte dello sviluppo culturale della città – è quella di un eccesso di idee e proposte che forse andrebbero sistematizzate secondo uno schema di priorità e una più forte consapevolezza delle soluzioni da attuare.
Dal Programma Sintetico presentato dal Candidato Sindaco per il centro-destra Demetrio Arena
http://www.demetrioarena.it/programma.asp
Arte e cultura, un patrimonio da valorizzare
Grazie agli investimenti effettuati, Reggio si è dotata di un circuito museale ed espositivo di grande prestigio: la Pinacoteca Comunale, Villa Genoese-Zerbi, il Castello Aragonese. La ristrutturazione del Museo Nazionale, che sarà ultimata a breve, consoliderà l’offerta artistico-culturale della città creando un’importante opportunità da sfruttare soprattutto in termini di visibilità in Italia e all’estero. Intensificheremo il rapporto di collaborazione tra il Comune e la Soprintendenza con l’obiettivo di promuovere il nuovo Museo Nazionale nell’ambito di una strategia globale tesa a sviluppare l’offerta culturale ed artistica reggina in modo da creare un grande polo d’interesse storico, artistico ed archeologico.
Daremo vita a sinergie con i più grandi musei italiani e mondiali per attuare una politica di scambi espositivi che permetta di ospitare eventi di rilevanza internazionale.
Costituiremo un circuito teatrale cittadino che dal Cilea si estenderà all’intero territorio ampliando così gli spazi e l’offerta per rappresentazioni ed attività artistico-formative.
Sosterremo le associazioni operanti sul territorio nel campo del teatro, della cultura, dell’arte, rendendole attivamente partecipi alle iniziative programmate dall’Amministrazione Comunale anche tramite il loro coinvolgimento nella gestione degli spazi teatrali ed attraverso l’istituzione di un forum permanente degli operatori al quale sarà delegata la formulazione di proposte per la migliore valorizzazione delle realtà locali.
Completeremo gli interventi di recupero dei siti archeologici di maggior pregio, come ad esempio gli scavi di Piazza Italia, per creare un museo archeologico a “cielo aperto” nel cuore del centro cittadino.
L’arte e la cultura devono essere strumenti di crescita non solo sociale ma anche economica per la nostra città.
Dal programma elettorale di Massimo Canale, candidato sindaco per il centro-sinistra
Estratto dal Manifesto Programmatico
http://www.massimocanale.it/il-mio-programma
Abbiamo elaborato le proposte programmatiche ascoltando non solo le opinioni di addetti ai lavori ma ponendoci come obiettivo primario la partecipazione e la condivisione popolare: abbiamo recepito le idee di semplici cittadini, raccolto centinaia di proposte sui più svariati temi, abbiamo registrato il malessere e il disagio della gente che ripone nella mia candidatura la speranza di una Città che sia culla di futuro, moderna, dinamica, lontana da progetti effimeri.
[…]
Reggio Città d’Arte
http://www.massimocanale.it/2011/01/25/reggio-calabria-citta-d-arte L’Arte rappresenta uno straordinario strumento di evoluzione culturale, sociale e intellettivo per una comunità e ha costituito, da sempre, un eccezionale linguaggio espressivo dell’uomo, un bisogno da soddisfare. Fare Arte significa intraprendere una coraggiosa ricerca perché anche il talento più brillante va continuamente nutrito. Vogliamo una Reggio culla di una nuova sensibilità artistica, memore di una storia millenaria e sempre aperta a nuovi impulsi culturali; vogliamo una Città che possa essere sintesi tra storia e futuro, tra studio e ricerca continua, profondamente attraente ai visitatori per le proprie potenzialità artistiche e che promuova le proprie risorse verso l’esterno, in uno scambio continuo di esperienze e tradizioni. Vogliamo una Reggio attenta ai propri Artisti, qualsiasi Arte essi producano, che sappia riconoscere e valorizzare, fuori da logiche provinciali, i migliori talenti, sappia curarli, farli crescere e allo stesso tempo esigiamo che l’offerta artistica di questa Città sia coerente, creando il giusto legame tra la nostra storia e il contemporaneo, sia di alta qualità e realmente attraente. Vogliamo tracciare il nuovo profilo di una Reggio Città d’Arte padrona di una propria identità culturale, punta di diamante del Mediterraneo e porta di scambio tra Nord e Sud del mondo.
La valutazione e la scelta degli eventi artistici da promuovere incontrano spesso alcune difficoltà legate alla mancanza di una formazione specialistica da parte delle figure istituzionali preposte; eppure è fondamentale compiere un discernimento di qualità per scegliere oculatamente eccellenze e talenti reali. L’istituzione di una Commissione Tecnica Artistica, formata da addetti ai lavori e esperti del settore accreditati, potrà servire a fornire indicazioni valide per la selezione del cartello artistico cittadino, prediligendo gli Artisti locali (istituendo, ad esempio, una mappa degli Artisti) e pur sempre mantenendo alti standard qualitativi di riferimento, originalità e singolarità della proposta artistica. Ciò consentirebbe da un lato il giusto impiego delle risorse pubbliche destinate al settore dell’Arte, evitando dispendio di risorse per scarsi prodotti artistici, dall’altro di accrescere la credibilità e la riconoscibilità dell’offerta artistica reggina, permettendo agli Artisti di ascendere al piano nazionale e internazionale, forti di un background di qualità.
Particolare attenzione va riservata ai giovani Artisti, uno strumento potrebbe essere l’adesione del Comune di Reggio Calabria al Gai, l’Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani, un organismo che raccoglie ad oggi decine di Amministrazioni locali allo scopo di sostenere la creatività giovanile attraverso iniziative di formazione, promozione e ricerca. Ed è proprio la formazione uno degli aspetti da non trascurare, è necessario innescare circuiti virtuosi con le agenzie formative di riferimento (scuole, Università, Accademia delle Belle Arti) e individuare il giusto collante tra mondo dell’Arte e spazi urbani. Gli Artisti devono essere i protagonisti di una rivoluzione all’insegna della bellezza, restituendo dignità all’Arte stessa e a luoghi che sono stati traditi, sviliti, svuotati del loro reale significato.
E’ necessario riconsegnare alla nostra Città spazi che ad oggi sono stati negati o pensati per usi marginali o con risultati non sempre soddisfacenti. Basti pensare a Villa Zerbi, il Lungomare, il Corso Garibaldi, gli spazi teatrali o anche ad altri luoghi come le caratteristiche scalinate, gli spazi pubblici istituzionali come quelli di Palazzo San Giorgio, le piazze, l’ex Mattatoio, i Fortini di Pentimele e tanto altro ancora. Reggio gode di innumerevoli luoghi che possono essere destinati ad ospitare mostre e laboratori, spesso luoghi dismessi o dimenticati a volte luoghi abusati, trasformati in contenitori senza criterio.
E’ necessario costruire un sistema culturale, con una programmazione artistica di lungo periodo e ad ampio raggio, che metta in relazione Artisti locali e stranieri, ne faciliti gli incontri, gli scambi e le contaminazioni culturali, in un processo quasi osmotico, una rete, che possa nutrire l’Arte locale di sensibilità differenti. Ciò potrebbe realizzarsi creando una vera e propria struttura o mettendo su una sorta di Cittadella dell’Arte, un luogo che offra stimoli e all’interno del quale si possa costruire una rete di personalità artistiche che entrino a contatto l’una con l’altra, puntando all’aumento della vivacità intellettuale e offrendo strumenti e risorse per chi pratica qualsiasi forma artistica.
L’offerta artistica generale della Città potrà essere supportata e promossa grazie all’istituzione di una Fondazione che si occupi della valorizzazione dell’Arte in Città. La Fondazione incoraggerebbe la partecipazione anche dei privati, potrebbe costituire e gestire spazi museali, promuovendo al contempo partnership con altre Città o realtà artistiche, curare l’approfondimento e la promozione delle Arti e della cultura, anche attraverso l’organizzazione congiunta di eventi artistici di eccellenza.
Reggio gode già di un’innata bellezza naturale, ma comprendere la bellezza è una questione anche di educazione non solo di sensibilità. Restituendo un ruolo protagonista all’Arte, possiamo puntare a una Città fortemente estetica, dove la poesia sia nei luoghi, dove il passato possa incontrarsi con il presente, riconsegnando un volto bello e gentile a una Reggio Calabria Città D’Arte senza tempo.
Protagonisti di una nuova stagione: il teatro in Città http://www.massimocanale.it/2011/02/28/protagonisti-di-una-nuova-stagione-il-teatro-in-citta
Abbiamo avuto modo di incontrare e conoscere la fitta realtà teatrale presente in Città, le tante compagnie, i tanti attori reggini che calcano palchi anche stranieri, la fantasiosa originalità di registi e sceneggiatori nostrani, tra teatro sperimentale e teatro popolare. E’ una realtà artistica composita e variegata quella del teatro in città. Vogliamo una Reggio che sappia valorizzare tutto questo potenziale culturale e che possa consentire al teatro di esprimersi al meglio offrendo ai reggini e ai visitatori un’offerta differenziata, di qualità, interessante e attraente. Tanti sono gli spazi teatrali in Città, alcuni storici e tradizionali come il Teatro Cilea e il Teatro Siracusa, altri luoghi importanti come l’Arena dello Stretto o l’Arena Lido (ancora in via di completamento), altri ancora sorti grazie all’iniziativa privata di compagnie teatrali, registi, attori e tecnici.
Con una delibera del 2004 il Consiglio Comunale approvava lo statuto per l’istituzione della Fondazione“Francesco Cilea” con il compito di gestire i teatri e i centri di cultura cittadini, individuando la partecipazione di soggetti pubblici e privati. Ad oggi la Fondazione non è mai stata avviata, tuttavia, da più parti, ci si è chiesti se sia questa la strada migliore da perseguire. Bisognerà quindi valutare la validità delle scelta e in caso pensare a una differenziazione tra la gestione del Teatro Comunale “Cilea” dalle altre strutture teatrali, pensando a un ruolo differente per lo stesso Teatro “Cilea” e riservando agli altri spazi teatrali margini di autonomia rendendo protagoniste le compagnie reggine.
Il Teatro Comunale “Francesco Cilea” ha vissuto in questi anni gestioni artistiche differenti, spesso non del tutto soddisfacenti. Siamo dell’idea che il Teatro Comunale debba essere un luogo vivo, uno spazio sociale aperto, con una programmazione differenziata, valutando seriamente l’opzione di poterlo trasformare in un teatro stabile con una propria produzione, creando un legame forte con il territorio, con le compagnie cittadine e con le agenzie formative reggine. La direzione artistica del Teatro Comunale deve essere affidata in base a competenze specifiche e a caratteristiche di qualità, evitando gestioni dispendiose e conflitti di interesse. Anche il Teatro Siracusa è una delle più antiche e storiche strutture teatrali della Città e meriterebbe di entrare di diritto a far parte del nostro patrimonio di offerte culturali. Al momento non c’è alcuna certezza sul destino dell’importante struttura che si è contraddistinta nel corso delle stagioni per un’offerta culturale variegata e di livello. Le esperienze delle passate stagioni, indirizzate alla comunità che ruota intorno all’Ateneo reggino e aperte al più ampio pubblico, hanno rappresentato un momento importante di vivacità culturale. Per questo, è necessario che questo piccolo e elegante Teatro apra nuovamente il sipario e venga riconsegnato ai reggini.
Di pari passo è necessario verificare e sbloccarela situazionedi strutture progettate, deliberate con somme stanziate e mai avviate (come il Teatro di Pellaro) così come di quelle i cui lavori sono partiti ma non sono mai terminati (come il Teatro di Gallico o l’Arena Lido). La definizione di nuovi spazi teatrali cittadini consentirebbe di incrementare notevolmente l’offerta teatrale e di incentivare anche il teatro amatoriale, così presente e particolarmente aggregante e spesso di qualità. E ancora, è fondamentale procedere alla valorizzazione teatrale di luoghi importanti come il parco della Rotonda, lo spazio che sorge presso la tomba ellenistica di via Tripepi e l’Arena dello Stretto prevedendo stagioni teatrali estive all’aperto.
Una delle richieste che è venuta da più parti è quella di fornire più servizi di qualità: dalla fornitura di attrezzature, alla promozione pubblicitaria, agli spazi sperimentali per i laboratori. Mai più contributi a pioggia alle associazioni, ma con criteri di evidenza pubblica e secondo una precisa opzione artistica.
Oggi, il tema dell’indipendenza del teatro deve fare i conti con i più recenti snodi storici e politici che ne hanno condizionato l’evoluzione: come quello delle sovvenzioni pubbliche, fra sostegno di nuovi fermenti e rischio dell’assistenzialismo e del controllo politico. E’ necessario un filtro tra indirizzi politici e scelte artistiche di programmazione, al fine di garantire un’offerta indipendente da ingerenze politiche e di alta qualità. Questo filtro può concretizzarsi nell’istituzione di una Commissione Artistica composta da esperti del settore scelti in base a criteri di competenza (istituzione già suggerita anche nel settore dell’Arte e della Musica). La Commissione garantirebbe di valutare le proposte con la dovuta professionalità.
Il teatro reggino va, quindi, messo asistema. La promozione dell’offerta artistica deve essere ottimale: istituendo un Ufficio Stampa organico e funzionale, fornendo un’immagine dinamica e interessante, promuovendo nel migliore dei modi le campagne abbonamenti, favorendo la partecipazione dei giovani e degli studenti di scuole e università con abbonamenti vantaggiosi. E’ necessario aprire il Teatro anche alle scuole, ragionando una stagione calibrata per un pubblico giovane, educando le nuove generazioni ad avere un naturale approccio all’arte teatrale. Riconosciamo, inoltre, l’aspetto educativo del teatro e immaginiamo sinergie proficue con le scuole cittadine al fine di favorire laboratori e percorsi formativi con l’obiettivo di accrescere la maturità artistica sia di chi il teatro lo fa sia degli spettatori, ma anche di attivare momenti di apprendimento, presa di coscienza e socializzazione.
E’ necessario incentivare la formazione dellefigure professionali necessarie al Teatro, mettendo in relazione le principali agenzie formative della Città, dal Conservatorio all’Accademia di Belle Arti, e promuovendo scambi con le realtà teatrali di altre Città.
Siamo certi che attorno al mondo del Teatro possano innescarsi i meccanismi necessari per creare un sistema dinamico e fruttuoso, una vera e propria economia virtuosa che ridia slancio vitale al settore artistico teatrale, che sia motivo di crescita culturale per la città tutta e che renda gli artisti reggini protagonisti di una nuova stagione.
Reggio, tutta un’altra musica. Dichiarazioni programmatiche di Massimo Canale
http://www.massimocanale.it/2010/12/09/reggio-tutta-unaltra-musica-dichiarazioni-programmatiche-di-massimo-canale
Daniel Barenboim, pianista notevole di fama internazionale, dice: “In musica, come nella vita, possiamo parlare davvero solo delle nostre reazioni e delle nostre percezioni. E se provo a parlare della musica, è perché l’impossibile mi ha sempre attratto più del difficile.” E’ la sfida che abbiamo lanciato nelle scorse settimane con il Forum degli Artisti della Musica. Sembrava impossibile, eppure ci siamo riusciti. Questo documento riprende le principali proposte emerse dal Forum o pervenute tramite i canali di comunicazione telematica del Comitato Promotore (social network, sito internet, email).
Sembrava impossibile mettere a confronto gli spaccati artistici musicali presenti nella nostra Città, ascoltarli uno ad uno, dialogando con tutti loro e facendo sì che loro stessi potessero ritrovarsi in un forum libero e propositivo. Abbiamo ascoltato le difficoltà di ognuno e abbiamo provato, insieme, a cercare soluzioni efficaci e realizzabili per consentire a chi fa musica a Reggio di poterlo fare al meglio.
Lo abbiamo fatto perché siamo convinti che la musica rappresenti una grande opportunità per rivitalizzare e arricchire culturalmente la nostra Città; la musica è aggregazione, incontro, scambio di esperienze e idee. Sappiamo che Reggio gode di un panorama fitto e articolato di artisti della musica: un mondo affascinante e di alta qualità che negli anni ha espresso il proprio valore artistico coltivando un pubblico attento e sensibile e spesso ascendendo al panorama musicale nazionale e internazionale.
Per la nostra Città abbiamo in mente un’offerta culturale differente da quella alla quale abbiamo assistito in questi anni, al contempo è necessario andare incontro alle esigenze dei nostri artisti che chiedono spazi adeguati, la possibilità di esibirsi, di organizzare eventi, di poter crescere artisticamente.
La strada, ad esempio, può essere intesa come un teatro fatto di spazi non convenzionali e può essere luogo di azione di artisti che tentano, al di fuori di manifestazioni organizzate, “l’emozionante e difficile prova di trovare un pubblico che non ha ancora deciso di diventare tale”. Il musicista girovago è un artista completo perché riesce a comunicare emozioni ed incantare il pubblico senza l’ausilio di potenti impianti audio, palchi o strumentazioni particolari. Centinaia di Città, grandi e piccole, in Italia e nel resto del mondo hanno scelto di incentivare e valorizzare questa particolare attività, riconoscendola come una forma d’arte a tutti gli effetti, in grado di vivacizzare e diversificare l’offerta culturale della città e, potenzialmente, incrementarne l’attrattività turistica. Per incentivare e valorizzare la musica di strada sono necessarie semplici norme comunali che regolamentino, ad esempio, la durata delle esibizioni, l’impatto sonoro e che identifichino spazi riservati e idonei alle rappresentazioni. Reggio Calabria, grazie al suo clima invidiabile e alla presenza di spazi pubblici inseriti in contesti di particolare qualità scenografica (il Lungomare o il Corso Garibaldi), potrebbe rappresentare uno dei luoghi più idonei per apprezzare l’offerta culturale proveniente dai buskers di tutta Europa e, considerando la sua posizione strategica nel cuore del Mediterraneo, potrebbe finanziare con investimenti veramente ridotti e seguendo l’esempio di città come Ferrara, un proprio Festival delle arti di strada.
Le rassegne musicali tematiche, dal rock al jazz, dal blues alla musica popolare, possono avere il gran pregio di valorizzare e soddisfare le inclinazioni e i gusti musicali di molti musicisti e appassionati estimatori di diversi generi musicali. L’organizzazione di tali eventi è comunque già presente in città, pur se in forma poco evidente, grazie all’iniziativa personale di privati che con passione, sacrifici e a volte ridotti mezzi (economici e organizzativi) riescono a rispondere alle aspettative del pubblico. La futura Amministrazione Comunale dovrà dare un apporto sostanziale alle attività che sono già in corso e contribuire a dar corpo alle idee che ancora non riescono a vedere la luce.
Le rassegne aprendosi a realtà musicali diverse, che in genere hanno anche costi più contenuti rispetto a quelle della musica pop internazionale, permettono la fidelizzazione di un pubblico che, aumentando di stagione in stagione, diventa più consapevole ed esigente; accrescono la visibilità della città nel panorama artistico nazionale, con la possibilità di attirare l’attenzione di sponsor eccellenti, come già avviene per le piazze artistiche musicali più importanti d’Italia. Inoltre possono rendere possibile il confronto tra gli artisti locali e internazionali grazie all’organizzazione di seminari tenuti da questi ultimi promuovendo le esibizioni dei gruppi cittadini al fianco degli artisti invitati come “gruppi spalla”.
La città offre stupende location per ospitare concerti più o meno grandi e può anche usufruire di spazi alternativi al solito Lungomare. Si può pensare, ad esempio, di creare un vero e proprio circuitodi locali, pub, wine shop, librerie, piccoli ristoranti, in cui concentrare le esibizioni che richiedono una amplificazione ridotta o concerti prettamente acustici. Così facendo si diversifica il modo di fruire dell’offerta musicale, con benefici sia per i gestori delle attività che aderiscono a cosiddetti “mini-festival” che per i musicisti la cui performance esige spazi più raccolti e a contatto più diretto con il pubblico.
La valutazione e la scelta degli eventi musicali da promuovere incontra spesso alcune difficoltà legate alla mancanza di una formazione specialistica in merito da parte delle figure istituzionali preposte.
Da qui nasce l’idea di affiancare nelle scelte per l’offerta musicale cittadina una Commissione Tecnica Artistica, formata da musicisti accreditati in diversi generi musicali, che possa fornire indicazioni valide per la selezione di artisti e progetti musicali. Un altro settore, non meno importante, in cui ci si può avvalere dei consigli della Commissione è quello della realizzazione puramente “tecnica” dell’evento: amplificazione, palco, strumentazione, scelta dello spazio adeguato al tipo di spettacolo. Ciò potrà consentire di avere una chiara idea di cosa serve per un evento musicale e come utilizzare ciò che serve, riducendo gli sprechi e senza accettare a scatola chiusa i “consigli” di chi deve fornire le attrezzature. Un ulteriore vantaggio è rappresentato dal fatto che le scelte sarebbero discusse in totale trasparenza dai vari componenti della Commissione Tecnica Artistica evitando quindi di favorire “questo” o “quell’artista” per motivi puramente personali. A meno che non si debba organizzare un evento particolarmente imponente, generalmente la strumentazione necessaria ad un concerto risponde a requisiti standard. Il Comune potrebbe pensare di acquistare questa strumentazione (palco, amplificazione, effetti luce standard) evitando così di pagarne ogni volta l’affitto e andare a spendere così molto di più rispetto alla prima ipotesi.
Uno dei problemi maggiormente avvertito dagli artisti locali è la mancanza di luoghi destinati alla musica.
Risulta allora di fondamentale importanza destinare degli spazi liberi e debitamente attrezzati, in cui gli artisti reggini possano aggregarsi e confrontare le proprie idee, esprimere la propria creatività, sperimentare nuovi linguaggi musicali e coltivare il “bisogno” di fare musica. Un luogo dove sia possibile esibirsi e presentare progetti discografici anche autoprodotti, o realizzare seminari, masterclass e concerti didattici. Strutture come l’Arena Lido e il Cipresseto, solo per citarne alcuni, potrebbero diventare un punto di riferimento per i gruppi o i singoli musicisti e fare in modo che le diverse realtà musicali presenti in città, anche quelle di “nicchia” possano godere di maggiore visibilità.
Una delle difficoltà che il musicista si trova più frequentemente ad affrontare risiede nel promuovere e distribuire tanto le sue performance dal vivo quanto i suoi prodotti discografici, sia all’interno della città che in provincia e sul territorio nazionale. L’istituzione di un’Agenzia Comunale di promozione degli Artisti Reggini potrebbe ovviare, almeno in parte, al problema. Basterebbe istituire un’associazione che comprenda singoli artisti e bands, i quali vi si possono iscrivere indicando il proprio genere musicale, il tipo di servizi che sono disposti ad offrire (live performance, realizzazioni di colonne sonore, disponibilità come session men, servizi di registrazione, arrangiamento, composizione) e il campo in cui desidererebbero trovare occasioni di lavoro, e fornendo curriculum aggiornabile, backline ed eventuali demo.
Tutto questo non può che essere l’inizio per lanciare una nuova idea di Città che sia culla di Cultura, che promuova e dia ampio respiro alle risorse preziose di cui siamo dotati, che possa proporre un’offerta culturale di qualità e che suoni tutta un’altra musica.
SPECIALE ELEZIONI A Catanzaro il più giovane candidato sindaco di un capoluogo di provincia Il rinnovamento di Scalzo, l'esperienza politica di Traversa di Anna Chiara Altieri
A differenza del capoluogo calabrese, Catanzaro è stata governata negli ultimi anni da una giunta di centro-sinistra (guidata da Rosario Olivo) che ha avuto alcuni momenti di difficoltà tanto da arrivare – nel giugno del 2010 – alle dimissioni del Sindaco per il mancato raggiungimento della maggioranza sulla nomina di un revisore dei conti, dimissioni successivamente rientrate grazie ad un rinnovo di fiducia.
Olivo ha deciso di non rinnovare la propria candidatura ma di lasciare spazio a nuove proposte: l’alternativa per il centro-sinistra ha il volto di Salvatore Scalzo, il più giovane candidato sindaco di un capoluogo di provincia di tutta Italia (28 anni). E “rinnovamento” sembra essere la parola d’ordine della sua candidatura, per ricostruire e rinnovare radicalmente una città sopraffatta dall’incuria e dal degrado a partire dal Piano Strategico Comunale già adottato dalla giunta uscente. Scalzo, come molti altri candidati, ha voluto costruire un dialogo fitto con i cittadini per arrivare all’elaborazione del programma, da cui è scaturito il progetto di una città giovane, europea, efficiente, basata sul lavoro ma anche sulla cultura: non casualmente il sottotitolo del programma elettorale è “Catanzaro, città dell’accoglienza, della conoscenza e dell’innovazione”.
Alla luce di questo generale progetto di rinnovamento, nel programma (consultabile alla pagina http://www.salvatorescalzo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=86&Itemid=26)
vengono elencati alcuni dei principali interventi progettati proprio per l’ambito culturale: l’istituzione di un Politecnico delle arti in cui confluiscano Accademia di Belle Arti, Conservatorio di musica e Scuole civiche di teatro; la creazione di una rete teatrale cittadina che si muova intorno al Politeama, al Masciari e al Cinema Orso; l’istituzione di una annuale Fiera del Libro. Nonostante le ottime intenzioni, il tutto sembra forse un po’ discontinuo e poco organico, meriterebbe forse un’ulteriore approfondimento.
Estratto dal programma
LA CITTÀ CHE CREA, LA CITTÀ CHE INCLUDE, LA CITTÀ CHE PRODUCE
La frammentazione sul piano urbanistico descritta nella prima parte del programma si riverbera anche sulle attività culturali, sociali ed economiche della nostra città. Vogliamo trasformare Catanzaro riorganizzando in modo coerente le numerose attività culturali, impegnandoci ad includere i cittadini attraverso politiche sociali innovative ed esaltando le competenze professionali, imprenditoriali, commerciali e intellettuali dei catanzaresi. Ci impegneremo per una maggiore equità fiscale, e cercheremo di opporci a forme di evasione ed elusione presenti sul territorio.
LA CITTÀ CHE CONOSCE
44. Verrà potenziata la biblioteca comunale nel suo patrimonio librario e migliorata nell’informatizzazione.
45. Costituiremo laboratori artistico-culturali di creatività in ogni quartiere all’interno dei quali troveranno posto biblioteche, sale studio, spazi esibizione per le associazioni, in modo da creare un circuito di libera iniziativa aperta a tutti.
46. Nei primi 30 giorni di governo cittadino verrà attivata una rete Wi-Fi accessibile in tutta la città completando gli sforzi messi in campo dall’amministrazione precedente.
47. La nuova amministrazione darà vita ad un Politecnico delle arti, in cui confluiranno l’Accademia delle belle arti, il Conservatorio e le Scuole civiche di teatro.
48. Fra i primi atti del governo cittadino richiederemo agli organi competenti di restituire alla città di Catanzaro la sede delle Soprintendenze regionali (architettonica, artistica e archeologica).
49. Costituiremo una rete di teatri cittadini che avrà come punto di riferimento il teatro Politeama e che prevederà la rinascita del Cinema Orso e la valorizzazione del Teatro Masciari. In questo contesto è, inoltre, prevista la costituzione di scuole di teatro e di scrittura creativa. Sarà incentivata la fruizione di spettacoli teatrali per le classi meno abbienti attraverso tariffe agevolate ed idonee scelte di programmazione, al fine di garantire ai cittadini di ogni quartiere ed ogni fascia di reddito pari opportunità socio-culturali.
50. Entro i primi sei mesi avrà inizio l’esperienza dell’Atelier delle arti nel complesso del San Giovanni, ravvivata da una interazione continua tra le diverse espressioni artistiche, aperta alla libera espressione dei cittadini e arricchita da un raccordo continuo con i grandi eventi internazionali.
51. Catanzaro diverrà sede di una fiera annuale del libro, il cui svolgimento sarà l’esito finale di una serie di attività che si terranno nelle varie zone della città durante l’intero anno.
52. Catanzaro città una e plurale richiede che vengano individuati momenti di aggregazione cittadina e di festa collettiva. In questa prospettiva si darà vita ad una sorta di giochi comunali con sfide fra i quartieri, organizzati usando il modello delle contrade ed avvalendosi delle associazioni presenti sul territorio.
Michele Traversa – candidato Sindaco di Catanzaro per il centro-destra – è già noto alla vita politica calabrese avendo ricoperto diversi ruoli istituzionali: attualmente deputato del PdL alla Camera, già presidente della Provincia di Catanzaro e Assessore regionale al Turismo. Queste esperienze politiche vengono evidenziate in chiave elettorale per sottolineare iniziative già realizzate per la città attraverso altri incarichi: tra queste, in ambito culturale, la creazione di due musei di rilevanza nazionale, il MUSMI e il MARCA, la collezione d’arte contemporanea all’aperto del Parco Internazionale delle Sculture e la biblioteca provinciale Chimirri.
Traversa vuole rilanciare il ruolo culturale della città di Catanzaro anche come occasione di sviluppo, e per far questo ritiene necessario ribaltare la precedente gestione descritta come estemporanea e fallimentare rispetto a molte delle principali istituzioni (il complesso monumentale di San Giovanni, il Teatro Politeama e il Masciari, l’Arena Magna Grecia etc). Le proposte si giocano essenzialmente sulla contrapposizione tra la trascorsa amministrazione comunale e altri interventi direttamente incentivati e realizzati da Traversa nei suoi precedenti incarichi, ma restano sostanzialmente dichiarazioni d’intenti senza un contenuto progettuale preciso.
All’indirizzo http://www.micheletraversa.net/index.php?option=com_content&view=article&id=30&Itemid=22
è disponibile il documento “UN PROGRAMMA PER LA RINASCITA DI CATANZARO” di cui riportiamo l’estratto sul tema
Estratto dal programma
LA CITTÀ DELLA CULTURA
Catanzaro può diventare una vera Città della cultura e della creatività, delle arti e dei saperi, una città dove tantissimi giovani possono formarsi, apprendere, specializzarsi, accrescere il proprio bagaglio culturale ed esprimere la propria creatività.
Il rilancio del ruolo culturale della città è anche una grande occasione di sviluppo e di lavoro qualificato, e può offrire l’opportunità di attrarre contributi culturali nazionali e internazionali e nuovi investimenti.
Grazie al lavoro svolto in questi ultimi anni dai musei provinciali, alla presenza del Parco Internazionale delle sculture e a quella del teatro Politeama e alle potenzialità, purtroppo inespresse, del complesso San Giovanni, la città può coltivare ambizioni importanti ed ambire a ritagliarsi un ruolo di primo piano in ambito culturale.
Oggi le strutture citate procedono a velocità diverse e prive non soltanto di un disegno comune, ma anche di qualsivoglia dialogo anche occasionale.
Viceversa, se è opportuno avviare una sinergia e una complementarietà tra le strutture citate (Marca e Parco Internazionale delle Sculture) e quelle di competenza comunale, è necessario e imprescindibile creare un collegamento stabile e virtuoso e una sinergia operativa tra le attività del Complesso Monumentale del San Giovanni, quelle del teatro Politeama e di tutte le strutture di proprietà della città di Catanzaro.
Il San Giovanni, stravolto da una gestione disarticolata ed estemporanea e privo oggi di una identità propria, deve ricercare una sua via, una linea che lo posizioni inequivocabilmente nel panorama espositivo. Si può pensare ad una destinazione artistica, ospitando esposizioni ed eventi riferiti all’arte classica e moderna, che spazi dunque con mostre di qualità che arrivino alle soglie della contemporaneità, o accogliendo, ad esempio, esposizioni rivolte alla scienza, alla storia, alla tecnica e alle nuove tecnologie. In ogni caso un museo concepito sotto la guida ferma di una direzione competente e rigorosa, con una linea espositiva chiara e inequivoca, ed evitando ogni promiscuità che continui a privare il San Giovanni di una precisa identità, elemento essenziale per la credibilità e il futuro di questa importante struttura.
Il teatro Politeama, superata la fase di avvio, deve pensare anch’esso a una identità più marcata, nel solco di una direzione artistica stabile e a un programma che rifugga quanto più possibile dall’estemporaneità. Anche in questo caso la costruzione di una identità propria è un elemento essenziale per superare i limiti del teatro come contenitore di eventi ed aprire la strada ad un ruolo più importante e ambizioso, con una struttura capace di lavorare con il territorio e di proporre ovunque le sue produzioni.
A proposito di teatro un altro impegno preciso riguarda il Masciari, tristemente da anni abbandonato al suo destino e alla passione di pochi volenterosi cui spetta il merito della sopravvivenza di una struttura storica per la nostra città. Il recupero del Masciari è urgente e necessario. Poi occorrerà un programma preciso di rilancio, un sostegno per le prime attività e l’avviamento di una sinergia con il Politeama, conferendo a ciascuna struttura ruoli e prospettive ovviamente diverse eppure complementari.
E a proposito di spettacoli non si può tacere del rilancio dell’Arena Magna Grecia, unica area per spettacoli presente nel centro sud, danneggiata negli ultimi anni da una gestione scellerata. Anche in questo caso bisogna pensare a un recupero della struttura, che può rappresentare per la città e il suo circondario, ma soprattutto per il quartiere di Lido, un’opportunità davvero imperdibile sia dal punto di vista culturale e di spettacolo, che da quello economico per le grandi masse che è in grado di attrarre.
Discorso a parte merita l’Accademia di Belle Arti, da ben quarant’anni presente in città e mai accolta e valorizzata per quelle che sono le sue enormi potenzialità. In una città della cultura, quale Catanzaro ambisce ad essere, l’Accademia è una risorsa da non perdere e, risolto il problema di una sistemazione stabile, dovrà giocare un ruolo attivo avviando collaborazioni e sinergie tanto con il museo che con i teatri.
Tra le attività culturali un ruolo determinante è attribuito all’istruzione e alla formazione, il primo dei quali è relativo all’Università “Magna Graecia”, cui spetta il ruolo di formazione per eccellenza.
[…]
Per valorizzare la storia antica ed importante della città, si potrebbe realizzare e ospitare in locali idonei un Museo Civico, nel quale esporre anche i numerosi reperti archeologici rinvenuti nel territorio cittadino, ultimi in ordine di tempo quelli provenienti dalla valle del Corace, oggi allocati temporaneamente fuori città.
Va infine rilevato come nella nostra città sia intensa l’attività privata di associazioni e cooperative in ambito teatrale e musicale. Un patrimonio di energia ed entusiasmo, dal quale attingere idee ed opinioni, che merita di essere sostenuto e incentivato.”
SPECIALE ELEZIONI Siena: una capitale per Rozzi e Rinnovati Sullo spettacolo, le proposte del centrosinistra, il silenzio della destra di Angelo Romagnoli
Il centrosinistra offre il programma più articolato per le arti performative a Siena - merito anche di un lavoro di analisi settoriale fatto nei mesi antecedenti alla campagna elettorale.
Più vago il programma delle liste civiche, specialmente nelle questioni inerenti l'impatto economico delle attività performative sul territorio e su un progetto di gestione dei due teatri all'italiana della città (Rozzi e Rinnovati). Resta imprecisata una soluzione intermedia tra la costruzione di nuove strutture (auditorium, sale polivalenti) e l'utilizzo delle numerose volumetrie esistenti nel centro storico, come chiesto ripetutamente dagli operatori del territorio. Manca ogni riferimento alla 'stabilizzazione' delle compagnie professionistiche locali. Si parla di valorizzazione dei festival e delle rassegne teatrali.
Nel programma del centrodestra non si trova traccia delle parole 'teatro', 'danza', 'arti performative'. Tutte e tre le liste danno particolare attenzione alla candidatura di Siena capitale della Cultura 2019.
Liste Civiche - Gabriele Corradi sindaco
I beni culturali sono il nostro patrimonio più prezioso; un patrimonio collettivo, tangibile e universalmente riconosciuto, che è alla base del mantenimento della nostra identità e delle possibilità di rilancio economico della città, che va pertanto utilizzato con la massima sensibilità e mantenendolo accessibile a tutti.
[...]
istituire appositi spazi dove i giovani talenti possano elaborare i temi più sentiti, dal cinema alla musica, al teatro, trovando la possibilità di esercitarsi;
selezionare i sostegni finanziari nei confronti del bene culturale, privilegiando i progetti che sappiano unire economia e cultura;
[...]
rilancio del turismo di qualità a Siena e nel suo territorio; riaprire la città all'arte contemporanea per farla diventare motore di sviluppo, in rapporto alla produzione ed al disegno urbano e in grado di rispondere ad esigenze differenziate, con un equilibrio tra musei, spazi espositivi, biblioteche, centri di formazione e teatri;
[...]
[...]
l’assenza di un auditorium moderno e spazioso per grandi eventi come pure di spazi adeguati ad ospitare orchestre sinfoniche, teatro lirico, balletto. Non vi sono concerti di musica rock e le attività musicali sono sottofinanziate.
Le proposte culturali sono rare e scarsamente pubblicizzate come pure sono poche e dotate di posti limitati le sale utilizzabili, impoverendo così l’offerta di intrattenimento per i giovani senesi ed i tanti studenti fuori sede.
Centrosinistra - Franco Ceccuzzi
Siena, come poche città italiane, può vantare la presenza di due teatri bellissimi, perfettamente funzionanti, con secoli e secoli di storia alle spalle: lo storico Teatro comunale dei Rinnovati e il Teatro dell’Accademia dei Rozzi. Due gioielli architettonici che insieme arrivano ad ospitare circa 1100 spettatori e all’interno dei quali il Comune programma, ogni anno una ricca stagione teatrale, concerti, spettacoli di danza. In questi dieci anni sono stati oltre 108mila gli spettatori attratti da spettacoli variegati che hanno visto la presenza di nomi di spicco della cultura nazionale e internazionale. L’aumento della quantità e della qualità delle performance teatrali è stata accompagnata da una politica, finalizzata ad attrarre un pubblico fedele e attento, grazie a un sistema di abbonamenti differenziato e rivolto in particolare al mondo giovanile e agli over 65.
Il Teatro dei Rinnovati e quello dei Rozzi, se pur giuridicamente affidati in gestione diretta al Comune, sono anche dati in concessione dall’amministrazione comunale agli enti e alle associazioni cittadine per consentire di svolgere nel corso dell’anno spettacoli e attività teatrali. Siena si connota infatti per la ricchezza e l’intensità delle iniziative, promosse da gruppi e progetti privati in ambito musicale e teatrale, ma anche per quel che concerne la formazione, la produzione e la realizzazione di eventi, rassegne e festival. Questa varietà di enti e associazioni costituisce un prezioso patrimonio ad ‘alto valore culturale e aggregativo’, contribuendo, in modo determinante alla ricchezza dell’offerta performativa (dal professionale all’amatoriale, dal ricreativo al formativo) allo sviluppo di un’intensa attività di produzione e co-produzione anche con artisti di fama nazionale.
Oggi quindi il Teatro dei Rinnovati e quello dei Rozzi sono per la città punti di riferimento importanti e svolgono ancora una fondamentale funzione sociale. È in virtù del loro valore e della loro importanza che, nei prossimi anni, il Comune lavorerà affinché i due Teatri storici diventino il perno del sistema performativo della città, coordinando, promuovendo e stimolando l’intero sistema. Un ruolo strategico anche per lo sviluppo e il sostegno della progettualità privata: dalle associazioni alle compagnie.
Il Comune di Siena verificherà la possibilità di studiare una nuova forma giuridico - organizzativa per i nostri due storici teatri, che consenta una maggiore autonomia e duttilità gestionale, e che abbia la capacità di:
• attuare strategie di sviluppo economico e occupazionale, ad esempio attraverso azioni di fund-raising e di attrazione di sponsorizzazioni. In questo senso dovrà essere ristabilito un equilibrio con le altre istituzioni, a partire dalla Regione, ottimizzando i costi di gestione e della spesa artistica, grazie anche all’interdisciplinarietà e alla possibilità di adottare gli strumenti della collaborazione e della coproduzione;
• avere un approccio partecipativo e aperto al territorio, attraverso gli strumenti della residenza artistica e del tutoraggio su progetti europei;
• lavorare alla creazione delle condizioni necessarie a stimolare la nascita e la crescita di nuovi talenti a Siena, quale occasione di scambio, confronto e arricchimento collettivo.
• incrementare la produzione artistica, promuovendo progetti volti alla realizzazione di spettacoli, laboratori, percorsi teatrali, festival, progetti formativi, progetti scientifici, progetti europei e internazionali, contenuti digitali, coinvolgendo anche le risorse artistiche e professionali del territorio e promuovendo occupazione qualificata.
Sarà fondamentale, in questo quadro, aumentare il peso specifico dei nostri teatri in ambito regionale, attraendo più risorse, come accade anche per altri capoluoghi di provincia. In una fase di risorse limitate, dobbiamo inoltre porci l’obiettivo di ripensare un modello gestionale che possa rappresentare una piattaforma tecnica per lo sviluppo dei progetti.
AZIONE 1. IL RUOLO DEL TEATRO DEI RINNOVATI E DEI ROZZI
Dopo il restauro del Teatro dei Rozzi, riaperto al pubblico nel 1998, è stata la volta del Teatro dei Rinnovati che, dopo un imponente intervento durato più di 5 anni ed un investimento complessivo di oltre 8 milioni di euro, è tornato lo scorso anno agli antichi splendori. Oggi la struttura, in linea con le più recenti tecnologie e normative di sicurezza di riferimento, può consentire, grazie ai lavori sul foyer e all’allargamento della “fossa per l’orchestra”, la rappresentazione anche di opere liriche. Nei prossimi anni il Comune di Siena dovrà impegnarsi per qualificare ancora di più l’offerta teatrale, a partire dal calendario degli spettacoli e a continuare ad investire per migliorarne la fruibilità in termini di proposte artistiche.
AZIONE 2. IL TEATRO PER RAGAZZI
Sempre di più il teatro è un luogo da aprire alle fasce più giovani della popolazione. In questo senso l’amministrazione comunale porta avanti dal 2007 un cartellone di appuntamenti teatrali dedicato ai ragazzi. Nei prossimi anni il Comune si impegnerà a implementare l’esperienza del Teatro per ragazzi proponendo anche incontri con autori, attori a sfondo didattico.
AZIONE 3. DANZA, TEATRO, INNOVAZIONE
Le realtà che a Siena si occupano di arti performative si sono generalmente strutturate, sotto il profilo giuridico, come associazioni culturali. Molti sono gli aspetti positivi di questo ricco tessuto, dalla presenza di laboratori didattici a vari livelli con stage e seminari, condotti da professionisti nazionali e internazionali, fino alle rassegne di teatro di innovazione con un pubblico assai numeroso, attento ed in crescita. Significativa è inoltre la compenetrazione del teatro nelle altre realtà culturali cittadine (musei, Contrade, scuole, università, biblioteche, etc.); spesso luoghi della messa in scena, nelle attività sociali e di supporto alle fasce più deboli.
Oggi queste realtà lamentano la mancanza di spazi, sia per le attività quotidiane, di laboratorio, di ricerca che per le rappresentazioni; la frammentazione delle risorse e una scarsa attenzione da parte delle istituzioni. Il Comune si impegnerà a incontrare le associazioni che si occupano di arti performative, cercando di analizzare insieme la situazione e a individuare alcune soluzioni per il breve periodo. Inoltre il Comune si impegnerà a verificare la possibilità di realizzare o recuperare uno spazio, pensato con una capienza variabile modulare dai 150 ai 300 posti che permetta anche al variegato mondo della musica, anche quella rock, di potersi esibire. Fra le possibilità potremmo pensare a spazi da recuperare dentro il Santa Maria della Scala.
L’esigenza di questo luogo potrebbe essere il primo passo verso un “contenitore” anche giuridico per tutte le attività legate all’innovazione.
AZIONE 4. VALORIZZARE CHI PORTA AVANTI LE ARTI PERFORMATIVE A SIENA
L’elemento sorprendente, trasversale a tutte le forme espressive di Siena, è l’elevatissimo numero di associazioni culturali e/o gruppi impegnati in ricerca, produzioni, performance, formazione e organizzazione di eventi e festival. Nel teatro abbiamo ben 9 associazioni senza scopo di lucro che operano nel nostro territorio. Questo settore privato e spontaneo, pure in parte sostenuto economicamente dalle sovvenzioni pubbliche, denota una grande vivacità culturale, espressa prevalentemente dai più giovani. Nei prossimi anni il Comune di Siena si impegnerà a rilanciare e valorizzare le diverse forme espressive lavorando per:
• favorire soluzioni che raggruppino energie e lavoro collettivo così da creare una rete in grado di ottimizzare sia le risorse già esistente che gli investimenti futuri;
• favorire, attraverso collaborazioni, progetti europei e residenze il coinvolgimento di operatori di rilievo che aiutino la crescita dei nostri artisti ed operatori.
AZIONE 5. VALORIZZARE LA SALA “LIA LAPINI”
La sala “Lia Lapini” voluta dall’amministrazione uscente è diventata in poco tempo un punto di riferimento attorno al quale gravitano soggetti e associazioni culturali. La sala è uno dei pochi spazi dove sia possibile svolgere le prove e quindi rappresenta un’importante risorsa per lo sviluppo di tante realtà. Oggi a causa delle tante richieste, la sala rischia di essere insufficiente. Il Comune lavorerà per valorizzare ancora di più la sala polivalente e, sulla scorta di questa esperienza, si impegnerà a reperire ed attrezzare spazi analoghi.
AZIONE 6. I FESTIVAL
L’offerta di arti performative si arricchisce ogni anno di festival proposti dalle associazioni del territorio. Il Comune di Siena lavorerà per accompagnare, promuovere e sostenere l’azione delle compagnie cercando di valorizzarle anche dal punto di vista della promozione e della comunicazione esterna degli spettacoli proposti.
centrodestra - Alessandro Nannini
Nel programma non compaiono le parole teatro, danza, arti performative. Il programma è incentrato sulla musica.
Sinistra per Siena - Laura Vigni
Movimento 5 stelle - Michele Pinassi
Sono movimenti minori, che non hanno possibilità di ballottaggio.
SPECIALE ELEZIONI Varese tra gruzzolo e patrimonio E poi Adriano Gallina spiega perché è sceso in campo... di Redazione ateatro
"È la città più vicina a Malpensa ma inspiegabilmente il suo enorme potenziale turistico è sottovalutato. Soprannominata la Firenze del Nord dall'assessore leghista Walter Garlusio, detto il Casciabàl, Varese dispone di centinaia e centinaia di case, due giardinetti pubblici con scivolo e altalena, una sala biliardi e un coiffeur per cani. Non avere valorizzato questo immenso giacimento culturale, sostiene la Lega, è stato un grave errore. Chiederemo all'Unesco di riconoscere a Varese lo status di patrimonio dell'umanità. I funzionari dell'Unesco, in visita a Varese, si sono detti disposti a concedere, al massimo, lo status di gruzzolo dell'umanità".
E' una breve nota di Michele Serra, anno 2009. Corrosivo, come sempre. E querelato dal Comune - ancora in attesa di giudizio - per avere, nelle parole del Sindaco leghista Attilio Fontana, "danneggiato l'immagine di Varese e dei suoi cittadini facendo della satira ignorante, giustificata solo dall'odio ideologico contro la Lega. Peccato che abbia danneggiato non solo un partito, ma un'intera comunità, indipendentemente dal partito che ogni cittadino vota".
Eppure Varese non è parsa particolarmente offesa o oltraggiata dal corsivo di Serra, al di là dell'impavido orgoglio insubrico di alcuni irriducibili. Forse perché - a dispetto del suo bellissimo Sacro Monte, riconosciuto effettivamente dall'Unesco patrimonio dell'umanità - la città appare, da un paio di decenni (la Lega governa dal 1993) e complessivamente, sostanzialmente immobile, priva di vitalità e slanci, ripiegata su un tran-tran quotidiano incolore e spento. Da qui la sensazione che la boutade di Serra abbia, per certi versi, colto davvero nel segno.
Non tanto, in realtà, a causa di un'assenza dal basso: la città appare anzi molto ricca di fermenti culturali provenienti dall'associazionismo di base, dall'area dell'amatorialità e del volontariato, di attività di formazione. Ciò che invece è mancato totalmente, in effetti, è una linea di politica culturale che - in qualche modo, sulla base di un'idea di città - sia stata in grado (o abbia anche solo avuto la voglia) di leggere, interpretare, orientare e sostenere tali processi di base. Anche, naturalmente e giustamente, operando una selezione.
In pratica, il nulla. Un nulla peraltro evidenziato programmaticamente nei fatti e nella scelta - che ha segnato anche simbolicamente l'intera legislatura appena conclusa - di non nominare un Assessore alla Cultura, con delega avocata al Sindaco. Varese - capoluogo di provincia - ha vissuto dunque per cinque anni, dal punto di vista della politica culturale pubblica, nel segno dell'assenza. Un'assenza, sia detto per inciso, raramente avvertita o denunciata come tale con chiarezza nel dibattito politico (ma anche nel dibattito culturale, caratterizzato di fatto dal silenzio assordante delle stesse associazioni di base) dei cinque anni trascorsi e quasi sempre - semmai - accettata con la sostanziale rassegnazione di chi si è persuaso che a Varese, gruzzoletto dell'umanità, "le cose vadano così". A fronte di un bilancio preventivo 2011 che taglia - a causa dei ridotti trasferimenti statali e regionali, ma non solo - circa l'80% della spesa comunale sulla cultura.
Le liste, i candidati
Nonostante tutto questo, in vista della scadenza amministrativa - sia pure quasi sempre tendenzialmente "al margine" o in calce ai programmi elettorali - la cultura e il teatro sono tornati a far capolino nella città giardino.
Sono tornati a far la loro comparsa in un contesto di sostanziale balcanizzazione degli schieramenti, in particolare nell'area che, complessivamente, si rifà (e può attrarre e dis-trarre elettori che fanno riferimento) al centro-destra. A fronte di una lista del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo (candidato Francesco Cammarata) e dell'esclusione (fortemente voluta dal PD locale) della Federazione della Sinistra (candidato Carlo Scardeoni) , il centro-sinistra si presenta con una coalizione per il resto piuttosto compatta (candidata Luisa Oprandi) che raggruppa PD, Sinistra Ecologia Libertà ed Italia dei Valori).
Il centro-destra si presenta forte - come da tradizione - ma frammentato in numerose e litigiose componenti. Se PDL e Lega, uniti, ripresentano la candidatura del Sindaco uscente - il leghista Attilio Fontana - una coalizione che raggruppa Udc, Futuro e libertà, Partito Repubblicano Italiano candida Mauro Morello, in precedenza presidente del Consiglio Comunale; Alleanza di Centro e Democrazia Cristiana (i cosiddetti "responsabili") candidano il giovanissimo Flavio Ibba, mentre anche a Varese fa la sua comparsa Unione Italiana, che propone come Sindaco Raffaella Greco (ma soprattutto come capolista il primo sindaco leghista d'Italia, Raimondo Fassa); non potevano mancare, ovviamente, le "specialità locali", con la lista ormai storica a Varese di Movimento Libero, fondato dal transfuga AN Alessio Nicoletti; con l'improbabile Fronte Indipendentista Lombardia, con il suo candidato Egidio Castelli; ma soprattutto con la lista La Varese che vorrei, fondata dal presuntuosissimo giornalista tuttologo (per sua stessa, compiaciuta, ammissione) Mauro Della Porta Raffo, un "personaggio" varesino celebre soprattutto per la sua amicizia - continuamente ribadita - con Piero Chiara e per i suoi "salotti", incontri con le più eclettiche figure del Paese che si svolgono da anni in una pasticceria del centro.
Tutte le liste e i candidati citati in quest'ultimo paragrafo fanno riferimento, quale più quale meno, all'elettore di centro-destra. In una città caratterizzata tra l'altro - alle ultime elezioni - da una percentuale di astensionismo superiore al 42%, si tratta di un dato che può contare molto e che non rende per nulla improbabile, anche se certamente difficile, l'approdo a un ballottaggio tra Luisa Oprandi (PD, SEL, IdV) e Attilio Fontana (Lega Nord, PDL).
I temi, i programmi
In città, da oltre mezzo secolo, si parla del teatro ma non di teatro.
Varese non ha un teatro comunale e la sua funzione, da oltre un decennio, è assolta dal Teatro "Che Banca!" (piuttosto agghiacciante, vero? Prima il teatro era dedicato a Mario Apollonio, ma business is business...): un teatro privato (architettonicamente e funzionalmente orrendo, a detta di tutti), di 1200 posti, che - dopo aver ospitato per un lungo periodo la Stagione Teatrale Comunale, definita e finanziata dall'Amministrazione e affiancata ma autonoma dalla programmazione generalista privata, curata da Gianmario Longoni - da un paio di anni ne cura direttamente la direzione artistica, senza più alcun passaggio di risorse da parte del Comune. La conseguenza è stata, quasi inevitabilmente, la strutturazione di un cartellone sbilanciato su logiche strettamente commerciali, con una netta propensione per la commedia brillante. Una scelta che, forse non del tutto paradossalmente, ha visto peraltro in questi anni un progressivo calo nel numero degli abbonati, avvezzi storicamente ad una programmazione non particolarmente "coraggiosa" ma certamente molto legata al miglior repertorio del Teatro di Prosa.
Dalla sua costruzione (12 anni fa), il Teatro Apollonio è stato considerato un "contenitore transitorio" in vista dell'edificazione del Teatro Comunale: un tema posto, da allora, all'ordine del giorno di tutte le amministrazioni come assoluta priorità cittadina. Senza peraltro mai, sino a oggi, giungere ad un effettivo risultato.
Come uno spettro, il Teatro Comunale che non c'è si aggira per Varese, con maggior risonanza di catene in periodo elettorale, ma senza mai sino ad oggi materializzarsi.
Ora però pare che, almeno negli intenti, ci siamo realmente: il Comune ha acquisito - due anni or sono - una Caserma dismessa, la Caserma Garibaldi, con l'intento di costruirvi il nuovo teatro attraverso, cito testualmente il programma del Sindaco Fontana, "iniziativa in project financing che a fronte della struttura ceduta come bene pubblico metta a disposizione diritti volumetrici nel comparto".
Andiamo quindi a vedere a questo proposito le prese di posizione, quando vengono espresse, delle altre forze politiche e degli altri candidati.
Il PD, sostanzialmente favorevole alla proposta, precisa:
"La Caserma Garibaldi dovrà essere destinata al Teatro stabile, alla riqualificazione dell’intero comparto di Piazza Repubblica ed all’abbattimento definitivo dell’Apollonio, che, pur avendo fatto, in questi anni, un servizio egregio alla città, è completamente slegato dal contesto urbanistico del centro storico. Tale area necessita, inoltre, di essere rivitalizzata ed inserita a pieno titolo nel centro della città. Ciò dovrà avvenire senza alcun esborso da parte del Comune. In cambio della realizzazione del teatro “a costo zero”, il Comune potrebbe assegnare al comparto (Garibaldi-Repubblica) o ad altre aree di proprietà comunale site anche in diverse parti della città diritti volumetrici che dovranno essere conferiti ai privati mediante gara ad evidenza pubblica da destinare a funzioni adeguate al contesto urbanistico. Il progetto, oltre al teatro, dovrà prevedere l’insediamento di connesse strutture polifunzionali a servizio dell’Università e della cultura in generale e, come detto, la riqualificazione di Piazza della Repubblica affinché torni ad essere fruibile da parte dei cittadini, togliendo la barriera che la circonda e ne impedisce la visibilità. Non va esclusa l’ipotesi (anch’essa da sottoporsi a eventuale consultazione popolare ) di realizzare in questo comparto una biblioteca pubblica a servizio non solo della cittadinanza, ma anche dell’università. Il/i progetto/i relativo al teatro ed all’intera riqualificazione di piazza Repubblica, prima della definitiva approvazione da parte del Comune, dovrà/anno essere sottoposto/i al giudizio dei cittadini mediante l’indizione di un referendum".
Il Movimento Libero/Alessio Nicoletti, dal canto suo, dichiara:
"L’Amministrazione dovrà farsi carico di progettare un centro che possa contenere il nuovo teatro, le sedi atte alle Associazioni socio culturali che ne facciano richiesta, valutati i termini per “ospitarle”, tramite un affitto calmierato, oltre ad un caffè e ad un ristorante da porre in gestione, cosicché vi siano quei colpitivi che la Storia ha legato a tali attività. Per il teatro: all’interno di una struttura progettata secondo i crismi e le norme attuali, la Sala del teatro potrebbe essere suggerita quale “falso d’autore” – come ad esempio fu ed è “La Fenice” di Venezia. Tale ipotesi sarebbe utile nell’ambito del percorso di riaffermazione storica, culturale e turistica della Città Giardino, per un reale sviluppo del territorio, che proponga un percorso effettivo e concreto al turista".
Se Mauro Della Porta Raffo si limita a dire "la Varese che vorrei... Ha spazi organizzati per la cultura, l’arte e lo spettacolo" (!), più sfumata e problematica appare la posizione di Sinistra Ecologia Libertà, con riferimento al problema della gestione in particolare con riferimento alle implicazioni connesse alla contropartita volumetrica in gioco. Si fa carico di esprimerne le linee fondamentali, paradossalmente, Adriano Gallina - unico organizzatore teatrale in lizza a Varese e candidato con SEL - in una lettera aperta, di cui riportiamo alcuni passaggi: "Quel che è interessante e sintomatico nell'intero dibattito sull'argomento è la varietà sostanzialmente monocorde degli accenti, che raramente si concentrano sul cosa per dedicarsi puntualmente al dove nel suo dato quasi esclusivamente estetico-architettonico... Ma un teatro, nel bene e nel male, già c'è. Il nodo consiste semmai nel restituire l'Apollonio ad un'idea di teatro pubblico, o quantomeno di teatro anche sul piano qualitativo a funzione pubblica, [...] un teatro dei cittadini, un luogo che voglia, programmaticamente, sempre più aprirsi ad un pubblico non rituale, che si reca a teatro anche perché avverte il bisogno di esperienze culturali che creino inquietudini, lascino un segno, attivino emozioni, producano spazi per il pensiero [...] Nessuno, significativamente, ha anche solo accennato a tutto questo. E tutto vien sostanzialmente dato per scontato, in un'operazione che pare più legata all'estetica e alla propaganda che al senso delle cose. Nel progetto "Garibaldi/Repubblica" manca esattamente questo - un'idea pubblica rispetto al poi e all'anima culturale del nuovo teatro - ma, soprattutto, una seria valutazione del costo sociale, ambientale ed urbanistico che la città dovrà pagare in termini di ulteriore cementificazione legata allo schema del project financing (la proposta in campo presuppone la copertura dei costi con un nuovo insediamento edilizio di 37mila mq di superficie!). Cosa accadrà della piazza? E dello spazio dove attualmente ha sede l'Apollonio? [...] In conclusione: quel che occorre ripensare prioritariamente non sono tanto gli spazi ma la politica culturale pubblica, i modelli gestionali, l'investimento in qualità e in progetti di sistema, la capacità di proiettarsi nel futuro pensando alla cultura come ad un investimento per la città e per i suoi cittadini, e non come una spesa. Una nuova cattedrale, priva di risorse e collocata in un deserto di cemento senza questa riflessione a monte non serve proprio a nulla".
Ma "questa riflessione a monte" non pare essere troppo presente nei programmi. Appare - con accenti oggettivamente piuttosto interessanti - nel programma di Unione Italiana: "La stagione teatrale dovrà mirare alla creazione di uno “specifico varesino”. In altre parole, non ha alcun senso cercare di “scimmiottare” la stagione teatrale milanese. Il miglior risultato che si può ottenere è, in quel caso, una sorta di “fotocopia sbiadita”. Bisogna invece puntare su una scelta di alta qualità, privilegiando quelle esperienze teatrali di grande valore di cui il nostro Paese è ricchissimo, ma che fanno fatica a penetrare nei circuiti “ufficiali”. Perché non pensare, a tale proposito, a un festival teatrale varesino?"; appare, in forma forse un po' generica, nel programma del PD: "il teatrodiventi un luogo aperto e vivo, in grado di valorizzare, oltre agli eventi di rassegne teatrali a livello nazionale, anche le compagnie teatrali locali e le culture straniere presenti nel territorio, favorendone l'espressione culturale, musicale e artistica prodotta nelle scuole e nelle associazioni culturali del territorio. La gestione del teatro deve costituire una cassa di risonanza, familiare e accessibile a tutti, del valore educativo e didattico della cultura, con offerte rivolte a tutta la popolazione". E se Sinistra Ecologia Libertà ribadisce che "occorre chiarire la scelta di politica culturale. Si deve scegliere che il teatro sia un “servizio pubblico” e quindi si deve ragionare di investimento e non di spesa, rendendo disponibile un finanziamento dalle casse comunali, per liberare l’attività da parte dei vincoli di mercato e garantire una indipendenza economica finalizzata all’accesso a fasce sociali deboli e/o da sostenere (formazione e “costruzione” del pubblico interesse) e al sostegno alla produzione e promozione artistica", per il resto sul tema tutto tace.
L'interessante idea di un Festival - già accennata da Unione Italiana - trova eco, molto sinteticamente, nel programma di Lega/PDL ("creazione di un Festival della Cultura che promuova al suo interno l’arte in tutte le sue forme espressive (letteratura, teatro, cinema, pittura, scultura, musica, fotografia, ecc.") e, con molta maggior chiarezza, nel programma del PD: "[...] che il valore internazionale che la città di Varese ha assunto negli ultimi cinquant’anni (a partire dalla costituzione in loco della prima scuola europea e dalla successiva accoglienza di studenti africani presso il collegio De Filippi, fino alla significativa attuale presenza di molti stranieri di ogni età e di comunità etniche) sia rafforzato attraverso il “dialogo tra le culture”, ponendo in relazione costruttiva e arricchente le tradizioni locali e l’apporto valoriale e folklorico dei cittadini e delle comunità straniere. A tale proposito proponiamo di rafforzare, con la istituzione di un Festival delle culture, le diverse manifestazioni già attivate sul territorio a tale proposito, identificando nella amministrazione comunale cittadina l’istituzione promotrice del valore dell’accoglienza, del confronto e della integrazione". Anche in questo caso fa eco Sinistra Ecologia Libertà, con laproposta dello studio di fatibilità di "Il libro del mondo. Festival delle culture", "un'iniziativa che si snodi lungo una decina di giorni consecutivi, che preveda prorammi che - aprendosi ogni anno a tutte le culture del mondo e a tutti i linguaggi dell'arte - proponga quotidianamente una pluralità di appuntamenti nel campo del teatro (anche per bambini), della danza, della letteratura, della poesia, del cinema, della musica. Magari immaginando, di anno in anno, un focus particolarmente dedicato all'approfondimento delle tradizioni di una specifica area geografica o di un Paese [...] una manifestazione, quindi, che si caratterizzi per lo strutturale coinvolgimento - ideativo, progettuale, organizzativo - della comunità locale a tutti i livelli. Farsi rete e sistema: dalle strutture ricettive al sistema della ristorazione, dall'associazionismo agli Enti di Promozione Turistica. Una manifestazione che scombini e trasformi la stessa atmosfera del tessuto urbano cittadino attraverso l'incursione dell'arte e della cultura nella dinamica del tran tran quotidiano. Che impieghi e valorizzi appieno l'intero complesso delle strutture cittadine".
Un altro tema qua e là ricorrente infine - più volte del resto sfiorato nel corso della passata legislatura - ipotizza l'istituzione di una Fondazione Culturale cittadina. Ne parla Movimento Libero: "Per le stagioni teatrali e musicali riteniamo indispensabile invece la gestione unica dei fondi destinati all’interno di proposte armoniche, laddove il teatro di prosa e gli appuntamenti musicali riuniscano un calendario unico che preveda anche quegli appuntamenti organizzati da privati e da associazioni ai quali il Comune fornisce già contributi reali e patrocini. Il tutto sarà annualmente predisposto e gestito. Per il Civico Liceo Musicale sarà introdotto un lavoro sistematico che porti alla parificazione – o alla fusione con il Liceo Statale “Manzoni” ad indirizzo Socio pedagogico – del Liceo Musicale stesso, radicalmente rifondando la scuola che, al momento presente, necessita di una riqualificazione che ne modifichi struttura e gestione. Strumento per realizzare tutte questi aspetti sarà una Fondazione culturale, che sappia coniugare la volontà del pubblico con risorse private che permettano di realizzare concretamente il programma, sgravando in parte dal bilancio comunale". Il nodo viene anche posto da Sinistra Ecologia Libertà: "Proponiamo di attivare una Fondazione Culturale aperta a singoli ed associazioni, culturali ed economico-professionali per progettare ed investire in cultura, anche in termini di produzione culturale, come “produttore-finanziatore” di attività che trovano spazio nella città [...] e che, in sinergia con l’Amministrazione Comunale ed altri soggetti privati, avvii il recupero e la messa a disposizione di altri luoghi di rappresentazione teatrale ed artistica di dimensioni minori dell’attuale Apollonio, luoghi di cui vi é forte domanda [...] Una fondazione come questa ipotizzata, che non dovrebbe “rilevare” attività e personale dall’ente locale (quindi non pensata per alcuna esternalizzazione), potrebbe vedere anche la partecipazione economica diretta della cittadinanza (azionariato popolare) esplicitamente finalizzata all’investimento per un “teatro dei e per i cittadini” e questo elemento potrebbe stimolare al contributo da parte di società che investano anche sul profilo della “responsabilità sociale” e del ritorno d’immagine che può dar un investimento “emotivo” sul territorio. Infine uno strumento quale la “fondazione” potrebbe muoversi nell’accesso a finanziamenti quali quelli delle fondazioni bancarie".
Dopo di che, di fatto, il mare magnum delle dichiarazioni di principio sul valore della cultura e dei singoli punti di programma. Vale la pena, per completezza, darne una rapida panoramica.
PDL/Lega Nord - Attilio Fontana
Oltre a quanto già visto, nessuna dichiarazione di principio e pochi punti estremamente sintetici: "(a) Recupero, protezione e promozione con percorsi guidati di visita del patrimonio storico ed architettonico di rilevante importanza della Città; (b) Valorizzazione del ruolo delle Associazioni culturali, attraverso il finanziamento di proposte culturali di ampio respiro e di forte impatto sulla città.(c) Valorizzazione del patrimonio naturalistico della città, anche attraverso la collaborazione col Parco del Campo dei Fiori, preservando gli ambiti naturali più pregiati e perseguendo la creazione di polmoni verdi anche quali ampie aree parco di complessi insediativi.; (d) Creazione di un nuovo centro di attività culturale nell’ambito di Villa Mylius.
PD/SEL/IdV
"L’attività culturale è una componente essenziale della vita di una comunità, ma l’industria culturale rappresenta anche un’opportunità di sviluppo economico, in particolare un’occasione di incremento dell’occupazione giovanile [...] Perché Varese sia una città dove le attività culturali abbiano finalmente rilevanza proponiamo di: (a) Censire tutte le realtà che producono o propongono eventi culturali per istituire un coordinamento. La cultura non deve essere solamente fruita ma anche prodotta, potenziando le iniziative positive esistenti, soprattutto quelle proposte da giovani e donne, anche al fine di valorizzare le loro capacità imprenditoriali e quelle interculturali per favorire la cultura dell’integrazione di ogni genere di diversità (sociale, di sesso, di etnia); (b) Garantire informazionisulle attività culturali per renderle disponibili alla città; (c) Interpellare il mondo accademico per una partnership che periodicamente produca eventi in cui sia coinvolta la cittadinanza; (d) Promuovere l’apertura pomeridiana e serale degli edifici scolastici e delle loro biblioteche, che potranno così diventare centri di aggregazione per i quartieri; (e) Promuovere, in collaborazione con scuole, in particolare liceo artistico e musicale, Università, FAI, realtà museali anche di altri comuni, enti nazionali esteri, manifestazioni di alto livello, che sappiano valorizzare il patrimonio artistico presente sul territorio; (f) Favorire l’utilizzo costante deiteatri rionali(S.Ambrogio, Masnago etc.) in modo che la cultura sia davvero portata ovunque".
UNIONE ITALIANA
"Trattiamo della cultura per ultima, non perché non sia importante, ma perché essa è il coronamento dell’attività politico-amministrativa. Il problema della cultura, a livello di Enti locali, viene di regola affrontato in due maniere entrambe sbagliate. Un primo modo è quello che intende la cultura come un puro e semplice (costoso e perciò “da contenere” il più possibile) loisir. Cultura è ciò che interesserebbe solo ed esclusivamente una ristretta élite di “illuminati” alle cui imperscrutabili scelte si dovrebbe inchinare, non si sa per quali misteriose ragioni, l’intera Città. Anche a Varese ne abbiamo visti e ne vediamo numerosi esempi. Ma, se la politica culturale deve diventare il “perno” attorno al quale ha da ruotare tutta la politica varesina, bisogna che ciò capiti nel modo giusto. Perché c’è un altro modo sbagliato di fare cultura. Quello di quei politicanti che l’avvertono sì come “centrale”, ma solo ed esclusivamente per farla diventare fonte di elargizioni e di prebende a presunti “intellettuali” legati ai partiti, i quali poi non mancano di compensare i potenti di turno elevando peana ed inni nei loro confronti e cantandone “le magnifiche sorti e progressive”. Questo modo di fare cultura non manca di soddisfare ampiamente, del resto, quella che sembra essere l’incoercibile inclinazione alla cortigianeria di più d’un letterato.
Ecco perché alle esigenze della cultura vengono sempre, ed in entrambi i casi, contrapposte le esigenze della spesa. E’ infatti a tutti evidente che – se la cultura è il divertimento per chi non fa altro che divertirsi tutta la vita o il surrogato “democratico” dell’”ufficio studi e propaganda” caro alle dittature - i cittadini fanno benissimo a difendersene come possono, cioè stringendo il più possibile i cordoni della borsa. Ma vi è un’altra concezione della cultura a fronte della quale quella che potremmo chiamare l’”obiezione spesa” è destinata a cadere del tutto. Quella, cioè, per la quale la cultura è destinata a diventare una delle principali risorse – non solo spirituali ed umane, ma anche economiche - per la Città di Varese.
La Cultura è l’anima della vita civile. E’ la “forma formante” della Città. E come è possibile tutto ciò? Facendo in modo che Varese – dopo quella commerciale e burocratica - scopra la sua “terza vocazione”, legata alle più vive e più profonde istanze del secolo XXI, che è proprio quella culturale: se vuole sopravvivere, Varese deve infatti diventare una Città del “terziario avanzato” di qualità, ed è proprio la cultura a fornire quel “valore aggiunto” che consente al terziario avanzato di essere competitivo, dando vita a un polo d’eccellenza".
Movimento Libero
"Il settore “socio culturale” rappresenta il ruolo essenziale per qualsiasi Amministrazione Comunale. Infatti, il livello socio culturale della Città e la capacità di produrre cultura sono sintomo della sua vivacità: l’Amministrazione pubblica ha il compito di sostenerla e di dare l’opportunità di svilupparla. L’Amministratore pubblico è egli stesso un cittadino e, come tale, deve sempre comportarsi, ponendo, alla base della gestione delle risorse quella stessa economia che il “buon padre di famiglia” attua negli investimenti domestici, privilegiando i necessari e maggiormente pressanti, rispetto al gruppo considerato “voluttuario” e, pertanto, gestibile in forma straordinaria e nei tempi più opportuni".
Che dire, in sintesi? Che il tema della cultura ed in particolare del teatro viene affrontato a Varese con una certa puntualità - fatta eccezione per le numerose liste che non hanno neppure pubblicato i propri programmi e che quindi non abbiamo potuto valutare - ma quasi sempre in termini più legati alle strutture e alle dichiarazioni di intenti che non alle concrete e future prospettive artistiche, economiche e gestionali, oggettivamente lasciate piuttosto indeterminate. Riteniamo che la partita della prossima legislatura - e non in tempi rapidissimi - si giocherà sostanzialmente sul senso e sulla funzione pubblica del futuro teatro (che probabilmente, in un modo o nell'altro, effettivamente si farà) e sul ruolo che esso potrà avere, unitamente ad altri spazi, nel panorama culturale complessivo della città.
Per una proposta in divenire
"Verso un mondo dove è ancora tutto da fare"
di Adriano Gallina
A Varese ha deciso di candidarsi (nella lista di Sinistra e Libertà) anche Adriano Gallina, da sempre amico di www.ateatro.it, oltre che apprezzato roganizzatore teatrale. Nel presentare la sua candidatura, Adriano ha pubblicato una riflessione in cui ha spiegato le ragioni della sua «discesa in campo». Riteniamo utile riproporla, perché contiene alcuni interessanti spunti di discussione sul rapporto tra cultura e politica ai giorni nostri. [n.d.r.]
Questo lungo documento si chiama: "per una proposta in divenire". Nasce da riflessioni recenti ed antiche ma sempre nuove.
Si chiama così perché non ho certezze né verità rivelate da spendere né, men che meno, una visione onnicomprensiva dei problemi, delle possibilità, delle soluzioni. Aiutatemi tutti ad arricchirlo, a farlo crescere, a renderlo ancor più complesso ed articolato. Grazie a tutti da subito.
1. Perchè?
"Eccomi qua. Sono venuto a vedere lo strano effetto che fa la mia faccia nei vostri occhi".
E così, ecco fatto, ho deciso di candidarmi con Sinistra Ecologia e Libertà al consiglio comunale di Varese.
Tornare alla politica. Dopo gli anni giovanili della militanza a tempo pieno, l'impegno professionale degli ultimi venticinque anni si è sempre coniugato con la persuasione che - parafrasando Clausewitz (ma in realtà Gramsci) - il lavoro culturale possa essere considerato "la politica condotta con altri mezzi". Ne sono ancora convinto e credo di aver fatto tanta politica, nel Teatro Ragazzi, al Teatro Verdi, a Gallarate.
"Ai tempi del colera", ai nostri tempi, pare tuttavia che - con eguale efficacia persuasiva - si riproponga con forza la necessità di un'inversione: la politica può essere "la cultura condotta con altri mezzi".
Quanto più, cioè, la cultura diviene materia residuale, oggetto posto al margine del campo visivo dell'orizzonte progettuale della politica e dell'investimento pubblico tanto più - probabilmente - l'operatore culturale deve tornare ad avere la forza, la voglia e la responsabilità di intervenire direttamente in quell'universo, per tentare di orientarne e modificarne direttamente i processi.
E persisto a non credere - anche se molti con buone ragioni ne sono convinti, ed è soprattutto ad essi che occorre parlare - che questa scelta si possa tradurre o semplificare con lo "sporcarsi le mani".
La politica ha certamente a che fare con il potere, è quasi una banalità. E l'idea stessa del potere e delle sue dinamiche e contaminazioni genera - in tanti - ribrezzo, repulsione, disgusto. Come non capirne le ragioni?
E tuttavia il possibile cambiamento passa da lì, e solo da lì: e solo da lì, paradossalmente, il potere può forse essere restituito ad un'idea alta della rappresentanza e della partecipazione. Nell'idea di un potere che, nell'esercitarsi, tende a marginalizzarsi e a rendersi quanto più possibile collettivo. Insincerità? Cazzate? Illusioni di un "giovane cinquantenne"?
Può certamente essere: è proprio questo, tuttavia, il mio approccio ingenuo ma indipendente e libero all'avventura elettorale. Con Sinistra Ecologia e Libertà: la sola forza politica, oggi, in grado a mio modo di vedere di prefigurare a livello nazionale e locale orizzonti non asfittici, di ricollocare al centro dei programmi alcune ragioni fondative dell'essere di sinistra: l'uguaglianza sostanziale, i diritti, il lavoro e la difesa della sua dignità, la scuola, la salute, la casa, l'ambiente, la tutela e la promozione delle diversità, le politiche di Welfare, il primato del servizio pubblico. Verso il possibile disegno di un futuro oggi annientato nell'eternopresente della precarietà, della flessibilità, della volgarità umana e culturale.
Da qui l'idea di "un mondo dove è ancora tutto da fare" e - aggiunge Guccini, rivolgendosi alla figlia - "dove c'è ancora tutto, o quasi tutto da sbagliare". Di un mondo diverso realmente, concretamente, possibile anche attraverso la straordinaria bellezza dell'errore.
2. Ripartire dal primato della cultura
L'idea di un mondo dove è anc
SPECIALE ELEZIONI Perché non bastano i "cento fiori" e nemmeno il grande evento Considerazioni finali e provvisorie sull'inchiesta di www.ateatro.it di Anna Chiara Altieri, Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino
All’inizio di questa campagna elettorale, alcune settimane fa, ci siamo chiesti quale fosse il ruolo della cultura e dello spettacolo nei programmi e nelle dichiarazioni delle diverse forze politiche.
Grazie al lavoro della redazione e di alcuni amici sparsi in diverse città (ringraziamo Patrizia Coletta, Assia Filosa, Dora Ricca, Massimo Marino, Cristina Ventrucci e Angelo Romagnoli), abbiamo provato a raccontare quello che sta succedento nei capoluoghi di regione chiamati a rinnovare sindaco e in diverse altre città significative dove si rinnova il Consiglio comunale, dal Nord al Sud (con particolare attenzione alla Calabria, che il 15-16 maggio va compatta al voto). In alcuni casi i candidati hanno risposto personalmente alle nostre domande, altrove abbiamo lavorato su siti e documenti ufficiali: anche per questo gli spazi e la forma delle informazioni dedicati a ciascuna città non sono omogenei.
Ovviamente ogni città ha la sua storia, la sua realtà, il suo dibattito politico. Tuttavia ci pare opportuno provare a tracciare qualche riflessione di carattere generale.
Le quotazioni di cultura e spettacolo sembrano in rialzo. Con pochissime eccezioni, i candidati sindaco dichiarano di tenere in grande considerazione la cultura e lo spettacolo. Accade tanto a destra quanto a sinistra, con differenze non sostanziali sul piano dei principi. Non di rado la cultura viene indicata come il punto forte e trainante del programma. E questo è senz’altro un elemento positivo, anche se spesso si tratta di un apprezzamento un po' generico e a volte venato di retorica.
I candidati del centro-destra, in grande maggioranza, paiono assai lontani dalle posizioni assunte negli ultimi anni da alcuni esponenti di primo piano della coalizione, a comunicare dai ministri Tremonti e Brunetta. Probabilmente in futuro dovremo registrare altre sparate contro gli artisti e i guitti “parassiti e comunisti”, sulla scia di quel che ha spiegato un paio di giorni fa Marina Berlusconi al “Corriere della Sera”: "Nel caravanserraglio degli anti-Berlusconi c'è un po' di tutto. Un gruppo di pm, giornalisti e teatranti che sulla caccia al Caimano hanno costruito solide carriere."
Tuttavia la sensazione generale è che gli umori del territorio e le implicazioni elettorali abbiano avuto un certo peso nel repentino ripristino del FUS. Insomma, non è solo merito del maestro Muti: evidentemente il neo-ministro Galan è molto più consapevole di Bondi dell’importanza del settore.
La cultura porta voti? Può restare il dubbio che questo ritrovato interesse per la cultura – dopo il vuoto della campagna elettorale 2008 – non sia il frutto di convinzioni profonde, ma dipenda da un calcolo di convenienza elettorale. In questo caso, non resta che sperare che il vincitore si ricordi delle sue promesse elettorali, e vigilare sulla loro attuazione (la nostra indagine serve anche a questo). Certo pare strano che, dopo tanto infierire, gli enti lirici e i relativi dipendenti all’improvviso tornino a essere il fiore all'occhiello e una preziosa risorsa della città.
Se non è solo una caccia al voto dei lavoratori dello spettacolo (che sono tanti, non solo i pochi famosi che però fanno opinione), vuol dire che è stata recuperata la consapevolezza che un'offerta culturale larga e accessibile è apprezzata dal cittadino elettore. Nella campagna elettorale di Letizia Moratti a Milano non sono certo irrilevanti le aperture gratuite del Museo del '900 o di quello archeologico.
Le differenze tra destra e sinistra sul piano squisitamente politico riguardano soprattutto il collegamento delle politiche culturali con quelle sociali e della formazione, spesso proposto e analizzato a sinistra (con particolare lucidità a Torino). Invece il legame con il turismo è decisamente trasversale e onnipresente. Fra eventi, marketing territoriale, industria culturale eccetera, non sembrano troppo radicali neppure le differenze di linguaggio.
Su problematiche e obiettivi specifici, si avvertono invece divergenze sostanziali, quando vengono affrontati - come a Napoli, a Ravenna per la capitale europea, a Bologna, a Varese - e non semplicemente elencati o elusi.
Più interessanti sono gli aspetti di metodo. L'ascolto capillare delle realtà del territorio (quello che abbiamo battezzato “il metodo Pisapia”), con il richiamo alla partecipazione dal basso e la valorizzazione delle realtà locali, si ritrova più marcatamente nei candidati di sinistra (Trieste, Cagliari, Siena, Reggio Calabria..), ma torna anche in qualche caso nel centro-destra (Cosenza).
Sempre a sinistra si indica la necessità di operare per bandi e gare di evidenza pubblica, una pratica che rischia di essere a volte anche troppo mitizzata (ancora Milano, per esempio), e si sottolinea il ruolo di coordinamento, di "cabina di regia" del comune (quasi ovunque). Questo non significa che a destra (fatta eccezione per Milano, dove si prefigura un “Comune-impresario”), almeno nelle dichiarazioni, si tenda all'accentramento o a un ruolo invasivo: più spesso il ruolo del Comune resta poco chiaro e sfumato (Trieste, Varese).
Il richiamo agli '"eventi" è decisamente "bipartisan", e comune è la tendenza a lasciarlo nel vago: fanno eccezione Ravenna e Siena (che aspirano entrambe allo status di “Capitale Europea della Cultura 2019”) e naturalmente la Milano dell’Expo 2015 e della Moratti, con un elenco di vecchi e nuovi festival, cui si contrappone debolmente la proposta internazionale/locale della sinistra.
Un tema comune alle città e ai candidati: tutti considerano la cultura e lo spettacolo elementi (potenzialmente) trainanti per l'economia della città (oltre che utile per favorire la coesione, la qualità della vita, eccetera, con varie sfumature fra destra e sinistra). Tuttavia le strategie perché questo effettivamente succeda sembrano puttosto deboli e, ancora una volta, generiche: si auspica di far funzionare e coordinare l'esistente (e naturalmente anche valorizzarlo, stimolarlo, renderlo visibile...), di sviluppare e razionalizzare l'attività sul territorio, di proporre eventi di grande richiamo (ma il più delle volte imprecisati), e non manca né qualche statistica sulle ricadute economiche (“Ogni euro speso in cultura...”) né il canonico collegamento con il turismo.
Tuttavia manca un’idea nuova, o forte, e legata alle specificità locali: in questa panoramica non emerge un progetto all’altezza di quelli che hanno rilanciato Barcellona o Manchester, e neppure della Torino di quindici anni fa: Ravenna e Siena sono eccezioni, ma con progetti affidati al deus ex machina delle risorse europee, e giustificati più dalle glorie passate che su un’idea per il futuro.
Genericità. Al di là delle buone intenzioni, emerge nell’insieme una certa genericità delle proposte, a destra come a sinistra. E’ molto facile (e ovviamente molto utile elettoralmente) contestare l’amministrazione uscente, evidenziando punti critici, problemi non risolti, situazioni mal gestite. lnvece chi va in cerca di una conferma può sbandierare liste di “cose fatte” (anche quando non viene precisato da chi e quando).
Spesso le proposte alternative nel segno del rinnovamento sembrano raccogliere i suggerimenti che vengono dalla società civile: ma anche in questo caso difficilmente emerge una vera idea di politica culturale. Si parla indistintamente di “sostenere”, “coordinare”, “potenziare”, “promuovere”, ma non ci sono quasi mai indicazioni concrete (anche sulla base di stanziamenti di bilancio), organiche (secondo un progetto complessivamente ragionato e coerente) e idealmente precisate e motivate.
Anche quando si dà ampio spazio alla cultura, con convinzione e sforzi apprezzabili, l'impressione è quella dell'"elenco", del censimento delle realtà attive sul territorio, che suggeriscono attività e iniziative. Ma la politica dei "cento fiori" non basta: servirebbero precise linee guida, anche per evitare derive clientelari e involuzioni nel provincialismo.
Probabilmente questi sono difetti inevitabili in qualunque programma elettorale, ma forse serve qualcosa di più, in termini di elaborazione politica, nel passaggio dall’ascolto (dei cittadini) alla proposta (degli amministratori).
Cosa manca? E' come se i candidati "intuissero" una potenzialità (la cultura come traino), senza avere davvero studiato, senza avere del tutto chiaro cosa fare. Ottimisticamente, nei casi di maggior entusiasmo, si immagina una città più bella e vivibile, allietata da una creatività diffusa, finora invisibile perché trascurata.
La politica dell'ascolto sembra allora più una tattica per prendere tempo (“Diteci che cosa fate e che cosa volte, e poi vedremo...”), che un buon metodo. Ma è possibile rilanciare una città a partire (anche) da un settore come la cultura - debole in sé sul piano economico - senza idee "forti"?
Alle ultime Buone Pratiche era emerso un metodo di lavoro da parte degli amministratori torinesi rispetto alle esperienze passate: ma non l’abbiamo ritrovato, o almeno non lo vediamo emergere con la stessa lucidità. In particolare si era sottolineata la necessità di integrare hardware (strutture e infrastrutture, spazi vecchi e nuovi, da ristrutturare o da inventare: comunque investimenti) e software (come gestire, coordinare, promuovere questo patrimonio). Quello degli spazi è un tema che tutti affrontano, ma poi pochi parlano dei costi di gestione, e quasi nessuno affronta il nodo del software: almeno non con visioni strategiche, acconentandosi spesso di soluzioni piccole-piccole, inadeguate (anche per noi di www.ateatro.it, convinti che tante piccole buone pratiche possano portare grandi cambiamenti).
L’assenza quasi generalizzata di indicazioni precise e di impegni sulle questioni di bilancio è preoccupante. E lo è anche la vaghezza degli accenni ai collegamenti con il privato, con i fondi europei (senza riferimenti chiari).
Di fronte a questa vaghezza, suonano molto più saggi e tranquillizzanti i richiami alla necessaria sobrietà.
Incredibilmente, anche dove esistono fondazioni bancarie molto forti (come a Milano, Siena, Torino), non si affronta le necessità di definire accordi, operare con modalità e strategie complementari.
Infine viene eluso - con poche eccezioni - il problema della domanda: come si possa attuare e con quali obiettivi una politica per l'accesso (che è un dato quantitativo, generazionale, territoriale, di pari opportunità). Anche in questo ambito prevale qua e là l'indicazione di "buone pratiche" piccole-piccole, a volte banali.
E’ molto più visibile l'attenzione all'offerta e agli spazi: rischia però di apparire demagogica, e un po' incosciente, viste le aspettative che può creare.
Bisognerebbe però chiedersi se l'aumento dell'offerta produca di per sé un aumento della domanda, o se invece non rischi di allargare la forbice tra un eccesso d’offerta (cronico nel sistema culturale italiano) e una domanda che avverte il morso della crisi.
Chi si pone il problema, si affida al marketing e al management.
E adesso? Intanto votate, e votate bene: cioè, se questi temi vi stanno a cuore, scegliete i candidati che hanno mostrato capacità d’ascolto e di comprensione dei problemi della cultura e dello spettacolo; e se possibile, che abbiano una visione che vada oltre la politica dei “cento fiori” (al di là delle speranze che essa può generare).
Naturalmente www.ateatro.it resta a disposizione per ulteriori approfondimenti: in quest’ultima settimana di campagna elettorale, se volete arricchire i dossier con altre informazioni e opinioni. E dopo il 16 maggio, per commentare i risulati elettorali.
Poi, se sarà necessario, dovremo ricordare ai nostri rappresentanti gli impegni che hanno preso. Soprattutto sarà opportuno tenere sotto controllo quelle realtà prive di un "piano regolatore", per capire dove, cosa, come si interviene nel campo della cultura e dello spettacolo, con quali priorità, risorse e obiettivi, con quale impatto e quali risultati
Insomma, ci sarà molto da fare, dopo le elezioni.
LE CITTA' Milano: il "metodo Pisapia" e le "cose fatte" della Moratti
Torino: Piero contro Michele
Ravenna: Capitale della Cultura 2019?
Cosenza: la differenza tra destra e sinistra
Napoli: (soprav)vivere di cultura?
Bologna: come rilanciare il "marchio Bologna"?
Trieste: marketing territoriale o ambizioni da capitale della cultura?
Cagliari: Massimo contro Massimo
Reggio Calabria: investimenti o fare sistema
Catanzaro: il più giovane candidato sindaco di un capoluogo di provincia
Siena: una capitale per Rozzi e Rinnovati
Varese: tra gruzzolo e patrimonio
Considerazioni finali e provvisorie