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Alcune cose che si possono fare con i libri nel XXI secolo
Controdizionario del libro ai tempi di Google, Amazon e dei social networks
di Oliviero Ponte di Pino
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forme brevi
le nuove forme della comunicazione contribuiscono al successo delle forme brevi. Gli annunci sui giornali e i telegrammi (che avevano un costo proporzionale al numero di parole) suggerivano la concisione (ma anche le lapidi e gli annunci funebri tendono alla brevità). Il vero boom però è arrivato con l'avvento degli sms (lunghezza massima dei messaggi: 148 battute) e di internet. Un'altra accelerazione è arrivata con il successo di Twitter, che consente al massimo 140 caratteri. Un vescovo francese, Hervé Giraud, si è inventato le twitterprediche: l'idea è piaciuta al ministro vaticano della cultura, il Cardinal Ravasi, che l'ha rilanciata: @CardRavasi ha più di 18.000 followers su twitter.
La diffusione delle forme brevi ha indotto addirittura a una codificazione:
Drabble è una fiction di 100 parole (anche se vi è un certo margine di tolleranza, visto che vengono accettati i testi tra le 90 e le 110 parole), Flashfic ha tra le 111 e le 500 parole, One shot (o One piece) sono le fiction comprese in un solo capitolo (di più di 500 parole).
Grazie a internet, la forma breve si può intrecciare facilmente con la scrittura collettiva. A qualcuno le forme brevi fanno ribrezzo, paiono il tragico indizio della regressione cerebrale indotta dalle moderne diavolerie digitali. Nella primavera 2012, Eric Vigne (direttore della saggistica della prestigiosa casa editrice francese Gallimard) dichiarava allarmato al Salone del Libro di Torino: "La récherche potrebbe diventare un tweet di Proust: 'Questa sera sono andato a letto tardi'. Il libro ha una particolarità: la distanza, il tempo lento della riflessione. Le nuove tecnologie dovrebbero essere mezzi al suo servizio e non fini in sé".
Ma è davvero necessario scandalizzarsi? Come ha confessato Margaret Atwood (Atwood in the Twitterland): «In fondo, cosa è Twitter? Sono segnali come quelli del telegrafo? poesie zen? battute scribacchiate sulla parete di un gabinetto? Diciamo solo che è una forma di comunicazione, e comunicare è una cosa che agli esseri umani piace molto».
Tra i primi esempi di forme brevi su internet, i 44 capitoli del romanzo dello scrittore di fantascienza Alexander Besher diffuso all'inizio del 2009, accompagnato da una T-shirt con il Quark Code che permetteva di collegarsi direttamente al sito con il testo. Lo scrittore nigeriano Ben Okri ha pubblicato un suo poema postando su Twitter un verso al giorno. La Ether Books, casa editrice di libri per iPhone, iPodTouch e iPad, pubblica testi che hanno tempi di lettura di 10-15 minuti. Room Service di Claudia Riconda, pubblicato nella collana collana Fingerboooks, è composto da un unico capitolo che si legge in 80 secondi.
Nel luglio 2011, il "Corriere della Sera" ha chiesto ai suoi lettori di riassumere in sei parole alcune opere celebri, come Romeo e Giulietta, o addirittura l'intera saga di Harry Potter in sei parole: tra le soluzioni, "La vera amicizia vince sul Male" o "Maghetto stucchevolmente positivo combatte cattivissimo bruttone". Ma sono possibili anche molti altri giochi via twitter: creare titoli meno ambiziosi ("Due o tre mesi di solitudine" oppure "Gli ultimi sms di Jacopo Ortis"); o twittare i titoli ("La Divina Twittata" oppure "Qualcuno twittò sul nido del cuculo").
nanoism.net, sito curato da Ben White, pubblica testi lunghi al massimo 140 battute e li posta su twitter, ricompensando gli autori dei testi selezionati con micropagamenti (naturalmente...).
Rientrano tra le forme brevi anche i Kindle Singles: testi inediti, di lunghezza compresa tra le 5000 e le 30.000 parole, in vendita a un prezzo compreso tra 0,99 e 4,99 €, che possono essere organizzati in playlist. Sulla questa scia, moltissime iniziative editoriali hanno rilanciato il racconto e il saggio breve in vari paesi, Italia compresa: da noi è attiva per esempio la pagina facebook.com/romanzibrevi: tra i testi pubblicati, l'aforisma: "Che ansia i periodi troppo brevi".
Ma le forme brevi non sono solo una perversione della modernità: la letteratura le conosce da tempo. Nel sito ufficiale del --> National Flash Fiction Day (NFFD) si cita per esempio un racconto di sei sole parole di Ernst Hemingway: "For sale: baby shoes, never worn", ovvero "Vendonsi scarpe bimbo, mai usate" (nella traduzione italiana, le ho ridotte a cinque...).
Volendo andare all'indietro, si possono trovare antenati assai nobili. Dall'antichità classica, ci arriva la ferocia degli epigrammi, sintetici componimeti poetici. Maestro supremo di perfidia il poeta latino Marziale:
"Nubere vis Prisco: non miros, Paula: sapisti.
Ducere te non vult Priscus: et ille sapit"
("Vuoi sposarti Prisco: non mi stupisci, Paola: la sai lunga.
Ma Prisco non ti vuol sposare: saggio anche lui!".
La tradizione arriva fino (quasi a noi): feroci epigrammi firmò anche Pier Paolo Pasolini:
"Sei così ipocrita, che come l'ipocrisia ti avrà ucciso // sarai all'inferno e ti crederai in paradiso".
Meno graffianti, più liricamente accesi, gli haiku, i componimenti di 17 sillabe che in Giappone costituiscono uno dei generi letterari più frequentati. Uno dei più belli e noti è opera di Matsuo Basho (1644-1694):
"Nel vecchio stagno
una rana si tuffa
Rumore d'acqua".
Ma nel genere si sono cimentati anche scrittori moderni tra loro lontanissimi come Jack Kerouac ("Siedo scomposto su un mucchio di fieno // Scrivo haiku // E bevo vino") e Jorge Luis Borges Borges ("Da quel giorno // non ho toccato i pezzi // sulla scacchiera").
Anche la prosa ha conosciuto, soprattutto nel Novecento, diversi maestri della forma breve: solo per fare alcuni esempi, Delitti esemplari di Max Aub; va ricordato anche Augusto Monterroso, cui si deve un microracconto esemplare, citato anche da Italo Calvino nelle Lezioni americane: «Quando si svegliò, il dinosauro stava ancora lì». In Italia, vanno ricordati almeno due libri eccentrici, Repertorio dei pazzi della città di Palermo di Roberto Alajmo o Navi in bottiglia di Gabriele Romagnoli. Forme brevi - seppur meno nobili - possono essere ritenute anche le scritte "selvagge" sui bagni pubblici o sulle banconote. Le forme brevi possono essere usate anche nella promozione editoriale: ogni volta che esce un suo libro, Bruno Vespa offre ai media decine di brevi anticipazioni. Alla lunga, diventerà possibile ricomporre l'interno volume partendo da questi frammenti mediatici...
Con questi precedenti illustri, la tentazione di dedicarsi al genere è irresistibile. Prima, di lanciarsi nell'impresa, è opportuno dedicarsi a un (breve) corso di scrittura (breve), come quello offerto ai lettori del "Guardian" da un appassionato del genere, lo scrittore inglese David Gaffney.
1. Comincia da metà
Non c'è tempo di allestire una scena o costruire psicologie.
2. Risparmia i personaggi
Se devi essere super-breve, non hai tempo di descrivere i personaggi. Se non danno informazioni utili o se non ti fanno risparmiare spazio, puoi lasciare perdere anche i nomi.
3. Non mettere la fine alla fine
Nella micro-fiction, il rischio è che il coinvolgimento nella storia inizi quando il lettore ha finito di leggere. Per non correre questo rischio, metti lo scioglimento a metà, in modo che il lettore abbia il tempo di esaminare la situazione con il narratore, e riflettere sulle decisioni del personaggio. Altrimenti il rischio è che la storia si concluda con un colpo di scena che dura un attimo e poi svanisce. Un fuoco d'artificio molto colorato e rumoroso, che però dura poco. Il trucco? Dare tutte le informazioni utili nelle prime righe, e usare i paragrafi successivi per accompagnare il lettore al di sotto della superficie.
4. Suda per trovare il titolo giusto
Deve durare una vita.
5. L'ultima riga deve risuonare come una campana.
L'ultima riga non è la fine - quella sta a metà, l'ho appena detto. Però deve lasciare al lettore qualcosa che risuoni anche dopo la fine della storia. Non dovrebbe completare la storia, ma portarci da qualche altra parte, in un luogo dove possiamo continuare a pensare al significato del racconto. Una storia che dà tutto nell'ultima riga non è una storia: dopo aver letto una micro-fiction, dovremmo impegnarci per capirla: solo così impareremo ad amarla come un magnifico enigma. Perché nella micro-fiction c'è un altro pericolo: un eccesso di emozioni, che inondano la mente del lettore.
6. Scrivi lungo, e poi taglia
Modella una pietra, da cui poi scolpirai la tua storia. Le storie hanno bisogno di molte meno parole di quanto tu non pensi. Ma attenzione: per qualcuno scrivere una micro-fiction è come fare una vacanza in roulotte: in caso di necessità, puoi mettere per terra un materassino se ti serve un letto in più. Ma mica ci dormiresti tutta la vita, su quel materassino.
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